CORRISPONDENZA FAMILIARE di Silvio Longobardi Don Franco Fedullo: un profeta coraggioso e leale 31 Gennaio 2022 Classe 1955, presbitero della Diocesi di Salerno, don Franco è stato un grande apostolo della Vita nascente. Punto Famiglia lo ricorda nelle parole del suo direttore editoriale, don Silvio Longobardi, amico di seminario e fratello nella missione per i bambini non ancora nati. Avevo appena terminato Messa quando ho saputo che don Franco aveva chiuso gli occhi alla vita terrena. Negli ultimi giorni ho tanto pregato per lui, l’ho fatto anche ieri durante la celebrazione. Non sapevo che aveva terminato il suo viaggio e aveva già varcato la soglia della vita, quella che non ha fine. In quel momento era lui a pregare per me, per tutti noi. La mente si affolla di ricordi, anche quelli più lontani nel tempo. Ho conosciuto don Franco nel 1980, l’anno in cui sono entrato in seminario. Non ci siamo più persi di vista. La sua autorità s’imponeva con naturalezza, come il sorriso che illuminava il suo volto. Era più grande di me e aveva tanta più esperienza. Mi colpiva la sicurezza e la serenità con la quale manifestava i suoi giudizi. Ammiravo la sua semplicità, la determinazione e la passione con la quale si preparava a vivere il ministero sacerdotale. In quegli anni è nata un’amicizia fatta di poche parole ma condita di quella fede che si traduce nell’impegno più generoso per fare della vita una bella notizia, in totale fedeltà alla Chiesa. Nel 1981 il referendum sull’aborto segnava la sconfitta del cattolicesimo tradizionale, quello in cui la sincera devozione non è accompagnata e sorretta dalla convinzione, cioè da una fede consapevole e perciò capace di opporsi a quella che Giovanni Paolo II chiamava la anti-life mentality. La coraggiosa testimonianza del Papa polacco, che non si stancava di promuovere il diritto alla vita, trasformò quella dèbacle in un impegno ancora più convinto. Nacque così un grande slancio a favore della vita nascente. Don Franco era in prima linea con un progetto originale che nel corso di quasi quarant’anni ha permesso a tante mamme – servono tre zeri per fare i conti – di accogliere i bambini che portavano in grembo. Alla fine degli anni ’80, quando ho ricevuto dal mio Vescovo il compito di promuovere la pastorale familiare della diocesi, mi è sembrato del tutto naturale inserire l’impegno per la vita come un capitolo essenziale. Famiglia e vita sono due facce della stessa medaglia. Il servizio alla vita, che don Franco viveva con particolare intelligenza, non fu estraneo a questa scelta. Anzi, si rivelò determinante per elaborare un progetto e formare i primi volontari. È lui che ci ha insegnato ad essere apostoli della vita. Quante battaglie abbiamo condiviso, quante vite salvate, quante mamme hanno trovato accoglienza nelle nostre Oasi di carità e quanti bambini hanno visto la luce. In queste ore molti ricorderanno i valori della solidarietà che il nostro don ha saputo così bene testimoniare nei diversi ambiti in cui ha vissuto il suo ministero. Nessuno forse farà cenno al suo instancabile impegno per i bambini non ancora nati. Eppure è stato proprio questo il principio e il cuore di quella carità che ha perseguito con una tenacia davvero ammirevole. Quando affrontava questo tema sapeva usare le parole più semplici e gli esempi più efficaci, sapeva raccontare le storie di mamme e bambini che lui aveva incontrato personalmente. La sua parola arrivava sempre al cuore delle persone, anche dei più piccoli. Una volta raccontò che un ragazzino di 11 anni, avendo capito che l’arrivo di un altro fratellino avrebbe creato qualche difficoltà economica alla famiglia, s’intrufolò nel dialogo e disse che era disposto a vendere la sua bici. È proprio vero che i piccoli comprendono prima e più degli altri il valore della vita. La vita nascente è un tema spinoso e carico di implicazioni etiche. Don Franco sapeva dire la verità senza mai calpestare la carità. “Quando parlo in un’assemblea di 30-40 adulti – disse una volta – è molto probabile che tra gli ascoltatori ci sia almeno una persona che ha fatto l’aborto oppure ha contribuito a farlo”. Per questo motivo, a quanti erano chiamati a parlare della vita, suggeriva di scegliere con cura le parole, evitando quelle che avrebbero potuto apparire come un giudizio. L’annuncio fedele della verità doveva essere sempre condito con la più grande misericordia. Quando ha saputo che don Franco era stato ricoverato, una sposa della mia Fraternità, mi ha fatto notare che questa sua lotta tra la vita e la morte avveniva proprio nei giorni che precedono la “Giornata per la Vita”, una giornata così preziosa ai suoi occhi, un capitolo indispensabile della solidarietà. È morto nei giorni immediatamente precedenti. Agli occhi dei credenti questa coincidenza temporale ha un suo misterioso significato. La sua sofferenza è stata certamente offerta per la vita nascente, per quelle mamme che vivono nell’angoscia, per quei bambini che hanno diritto di nascere e per tutti coloro che s’impegnano con encomiabile gratuità per custodire la vita dei piccoli innocenti. “Ci lascia un gigante”, mi ha scritto un’amica. Sì, don Franco è stato un appassionato testimone del Vangelo, un uomo mite e coraggioso che ha scelto di andare controcorrente, sia rispetto alla mentalità del mondo che alle mode di una Chiesa troppo timida. Possiamo applicare a lui le parole di Thomas Eliot (1888-1965) che il cardinale Sarah ha citato nel suo ultimo libro: “In un mondo di fuggitivi, chi va nella direzione opposta, sembra un disertore”. “Passando in mezzo a loro, si mise in cammino”: si conclude così il vangelo domenicale che ieri abbiamo proclamato. Mi sembra un’efficace icona. Don Franco è passato in mezzo a noi, ha lasciato una traccia indelebile ed ora continua il suo cammino. Non ha sciupato i giorni della sua vita e ci ha insegnato a non aver paura. Abbiamo perso un fratello sulla terra ma abbiamo guadagnato un amico che dal Cielo continuerà a lavorare con noi e per noi. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Silvio Longobardi Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”. Visualizza archivio → ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. 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