CORRISPONDENZA FAMILIARE
La fede insegnata dai piccoli
20 Dicembre 2021
Il Natale è la notte eucaristica per eccellenza, ma quanti cuori sono ancora rivolti al mistero di Betlemme? La mente è affollata di pensieri e molti non sono proiettati verso Dio. Nel mondo però, ci sono testimonianze che insegnano a stare alla presenza di Cristo.
Si chiama Paulinka, una ragazzina di 14 anni, affetta da microcefalia. Lo scorso anno, pochi giorni prima di Natale ha ricevuto la Prima Comunione. Era il desiderio più ardente dei genitori. Quando hanno scoperto la patologia gravissima – i medici hanno detto che aveva tre mesi di vita – la mamma ha chiesto al Signore di poter arrivare almeno alla Prima Comunione. Sa bene che i giorni della sua bambina sono contati, la morte è come una minaccia continua ma questo non impedisce alla famiglia – ci sono altri due figli più piccoli – di vivere nella serenità e di fare tutto quello che è giusto per custodire la vita della bambina. L’appuntamento eucaristico fa parte della vita, anzi è una tappa preziosa di questo itinerario.
Resto senza parole dinanzi a questa fede ingenua che sfida le argomentazioni dei teologi, che avranno da ridire su questa fede che riduce i Sacramenti a gesti magici. E vince la rassegnazione di tutti gli altri che non vedono nel figlio, affetto da una grave patologia psichica, una creatura di Dio e bisognosa di ricevere Dio. Questo è il desiderio di una madre cattolica. Questa vicenda, di cui ovviamente non c’è traccia sui media, è avvenuta in Polonia, un Paese in cui la fede ha ancora tanto da dire e da dare all’umana società.
Se ci spostiamo in Brasile la musica non cambia. Gabriela ha dieci anni, i medici diagnosticano una miocardiopatia, una grave malattia che richiede un trapianto di cuore che purtroppo non era possibile realizzare. Non c’erano speranze. La fanciulla chiede allora di coronare un sogno che attendeva da tempo: ricevere la Prima Comunione. Il fatto è accaduto negli ultimi mesi del 2020, in piena pandemia. Grazie all’aiuto di tante persone, e alla particolare sensibilità degli operatori sanitari, la bambina ha potuto vivere il suo incontro eucaristico prima di chiudere gli occhi alla vita terrena. Una storia commovente e drammatica ma anche luminosa. Un segno di quella fede che non lascia al male l’ultima parola ma scrive pagine di speranza anche negli eventi più oscuri.
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Anche Anne-Gabrielle Caron attendeva con gioia la Prima Comunione. La data prevista è il 7 giugno 2009. La piccola ha solo sette anni ma è ben consapevole e, soprattutto, assai determinata ma… il male sembra innalzare un ostacolo insormontabile. Pochi mesi prima le hanno diagnostico un tumore osseo molto aggressivo, si sottopone alla chemioterapia, perde i capelli ma non si abbatte, è piccola di età ma mostra una grande fede. Due giorni prima del grande evento è costretta al ricovero. Tutto sembra dire che l’appuntamento deve essere rimandato. Anne-Gabrielle non ci sta. La domenica mattina, supplica i medici di farle un prelievo di sangue e di farla ripartire. Ottiene il permesso. Comincia la corsa per arrivare in tempo alla celebrazione ma quel giorno il traffico domenicale è particolarmente intenso. Quando varcano la soglia della chiesa, la corale ha appena iniziato il canto finale. La mamma avvisa un seminarista e questi il parroco. E allora… la corale interrompe il canto e intona nuovamente il canto di Comunione. Anne-Gabrielle, vestita di bianco, entra nella chiesa, percorre la navata centrale con gli occhi fissi verso l’altare. E riceve il suo Gesù! Alcuni anni dopo, un’amica dirà alla madre: “Tu stavi dietro, non potevi vedere il suo viso. Noi che l’abbiamo vista avanzare verso l’altare, siamo rimasti molto colpiti dal suo sguardo, abbiamo avuto l’impressione che camminava verso il Cielo”. Anche il parroco, che l’attendeva all’altare, darà questa testimonianza: “Non ho mai visto qualcuno ricevere la Comunione come ha fatto lei”.
Ci apprestiamo a celebrare il Natale. La sincera devozione non ci impedisce di restare alla superficie. Il cuore non è rivolto a quel Dio che viene ad abitare la nostra terra. La mente è una folla di altri pensieri e di preoccupazioni. Il mistero resta distante. La notte di Betlemme è la notte eucaristica. C’è un filo invisibile che lega quella nascita alla Celebrazione Eucaristica che ogni giorno ci permette di stare alla presenza di Dio. Dobbiamo arrivare alla Messa di Natale stando più spesso in ginocchio. Senza chiedere nient’altro se non una fede più matura, quella dei genitori di Paulinka, Gabriela e Anne-Gabrielle. Quella dei piccoli che hanno saputo riconoscere in Gesù il bene più grande, quello di cui non possiamo fare a meno. In nessun caso.
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