Quando nascere vuol dire pregare

di Simone Tropea

Volentieri pubblichiamo la recensione al libro a cura di don Stefano Stimamiglio, Guardando con fiducia al futuro. In preghiera con Carlo Casini, Edizioni Toscana Oggi, Firenze, 2021. Pregare è l’atto umano per eccellenza. In quello “strappo” tra il bimbo e sua madre, che è la nascita, c’è una distanza che si apre tra sé e Sé. La biografia di ognuno di noi è il modo in cui questa distanza tentiamo di colmarla. Possiamo dire che il modo in cui nasciamo, e cioè percorriamo il cammino che separa le due estremità dell’esistenza, attraversando quell’esperienza intermedia che chiamiamo mondo, coincide di fatto con la nostra preghiera. 

Esistere vuol dire nascere, sempre: la nascita, infatti, è quell’unico grande evento che attraversa tutta l’esistenza. La nascita è proprio ciò che inizia nel concepimento, quel punto preciso in cui la Vita è nascosta nel silenzio di una carne che la custodisce, e non si esaurisce con la morte, ma continua nel segreto della terra, che è il secondo utero in cui la persona ancora si ritrova nascosta, e ospitata in uno spazio che è premessa di un passaggio. Nascosto e nascente, anche nella nostra lingua, mantengono la stessa radice (dal latino: nascor). Il modo in cui preghiamo, quindi, è in realtà la risposta che diamo al mistero dell’esistenza, e cioè all’esistenza riconosciuta come mistero: l’esperienza di senso che informa tutta la nostra vita, dal di dentro, nel segreto di ognuno di noi – quel luogo che riflette e prolunga il segreto dell’utero che ciascuno ha incarnato, e continua ad incarnare –  e orienta le nostre scelte.

Il libro edito da Toscana Oggi, raccoglie questa intuizione e questa verità che la vita di Carlo Casini ha espresso in modo semplice, pratico, iconico. Tre momenti di preghiera vengono raccolti da Stefano Stimamiglio, in un volume agile e profondo che rappresenta un itinerario di crescita personale difficile da inquadrare in un commento. La sintesi del libro resta indietro rispetto al suo contenuto, e non regge il confronto con l’orizzonte che apre nel cuore e nella mente di chi lo legge: l’incontro con l’Amore

Cos’è la preghiera? A questa domanda non si può dare una risposta teorica, perché essa presuppone, senza mezzi termini, la disponibilità a vivere un’esperienza di ritorno a quello strappo originario, che si definisce nelle coordinate gemelle della fine e dell’inizio, riconoscendo che fin dal primo istante della nascita, che è proprio il concepimento, già siamo altro da nostra madre. Il termine preghiera viene da “precarietà”, termine che dice una condizione comune a tutti, in quanto figli. Non veniamo da noi stessi ma da altri, rispetto ai quali siamo altro, da genitori che sono il nostro altrove rispetto al mondo, perché segnalano e sopportano la nostra primitiva e permanente estraneità dal contesto che occupiamo. Eppure, siamo inseriti in una storia di relazioni che ci precedono e ci superano, che ci attraversano e ci ospitano, ci accompagnano, ci raccolgono quando cadiamo. Ambiti e incontri, e tradimenti e impegni, che spesso fatichiamo a raccogliere e ri-cordare (riportare al cuore) considerando il loro essere un vincolo essenziale e permanente col mistero. La precarietà è lo stupore che ci salva ogni volta che sentiamo l’abisso aprirsi dentro di noi, e riscopriamo che la distanza, intima e originaria, tra sé e Sé, senza che ce ne accorgessimo è diventata domanda di sé a Sé stessi. Ricerca e ansia che non si accontenta di risposte esterne, ma solo in sé può trovare, ciò che sempre è tentata di cercare fuori: il Sé stesso. Dio! Il volto vivente nella vita di Carlo Casini è il volto del Figlio che riflette quello del Padre: il volto di Dio.

Questo testo è un percorso di preghiera, certamente. Ma proprio per questo non ha nulla di devozionistico. Ci rivela invece che i tempi ultimi hanno già preso forma, perché in Carlo, uomo del terzo millennio, icona di un Padre discreto che partecipa visceralmente nel mistero di ogni nascita – quell’unico evento permanente che inizia nel concepimento – vita e preghiera coincidono senza scollarsi mai, neanche in un punto. Anche la possibilità dell’errore, infatti, Carlo Casini l’ha assunta nella sua carne, rivolgendosi a Colui dal quale procede ogni giustizia, nella misericordia, e lasciandosi lui per primo rilanciare continuamente in una storia che ha avuto davvero la forma delle più straordinarie avventure: la Santità. 

Nell’esperienza della precarietà davanti all’uomo si aprono due strade. Se la prima è la preghiera, la seconda è “l’imprecazione”. Scegliendo di percorrere la prima possibilità, come quegli uomini che la Scrittura definisce “Felici” (Sal 1), Carlo è diventato lui stesso una strada per altri. Una luce, un faro, un testimone fedele. Il Vangelo proclamato durante una celebrazione in memoria di Carlo, presieduta dal Card. Giovan Battista Re e riportata nel testo, è quello dell’Annunciazione. In questo passo di Luca la Vergine Maria è icona dell’umanità visitata dalla presenza del Figlio, cioè dalla scoperta che l’unico elemento del presente, l’unica condizione permanente dell’uomo di fronte al mistero, e nel mistero, della Vita, è incarnata nell’Essere Figlio. L’Essere Figlio non è solo un’esperienza generica, ma è un evento in cui il mistero di Dio, che resta sempre a un passo da ogni nostra definizione o comprensione, si manifesta come “Colui che nascerà”, e cioè si presenta nella concretezza di una Persona che viene al mondo. Più ancora: di ogni persona che viene al mondo. 

Significativo è stato presentare questo libro la prima domenica di Avvento, in cui tutta la Chiesa recupera la consapevolezza che tra nascita e giudizio, tra accoglienza della vita nascente e salvezza eterna (cioè partecipazione ad un’esperienza che non si esaurisce nel perimetro della storia), esiste un legame indissolubile e logico. Carlo Casini è stato un laico. La sua laicità è la vera e compiuta laicità di chi come Socrate (padre del pensiero razionale) e come anche Maria, di fronte al mistero del nascente, o al mistero di quel “Te stesso”, che segnala, com’è evidente, il rapporto con quel Tu, intimo e intrinseco ad ogni identità, sa dire: non so. 

Lo stupore è l’antitesi della stupidità, così come la preghiera lo è dell’imprecazione. In questo spazio di silenzio, in questo “non so”, così caro ai mistici di sempre, dove nella presenza a sé stessi si riconosce la presenza di un Altro “in sé”, si gioca la qualità del presente, ci si gioca, in altre parole: la verità della vita. Questo silenzio che, concepito nel seno di una donna, prima di essere Parola è stato un vagito: è Cristo. Il Nascente (il concepito) che Carlo ha difeso, ha amato ed ha accolto, riconoscendo nell’altro, quell’Altro che aveva prima imparato a conoscere “in sé”: è Cristo

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La difesa del morente, che Carlo ha vissuto fino all’ultimo dei suoi giorni, esercitandola con una testimonianza di fede incarnata nella malattia e nell’attesa serena della sua Pasqua personale, è stata per lui una preghiera d’intimità con il Signore della Vita, minacciata, condannata, violata e crocifissa, ma vittoriosa e gloriosa, nella potenza dello Spirito di Dio, che è la Vita di ogni vita. Vita fedele che non abbandona il Figlio, ma lo accompagna di nascita in nascita. Di Pasqua in Pasqua. La grazia dello Spirito di Cristo non attraversa la vita dell’uomo come un canale, diceva J. Bours, ma diventa in lui una fonte (Gv 4). Diventa qualcosa di proprio, di originario, una novità che è segno e dono di Lui. Ogni volta che si prega si diventa “uno”, si diventa “sé stessi” perché si realizza la forma che il Cristo vuole prendere in noi, il modo in cui il Padre da sempre ci conosce, riconoscendo, in noi suo Figlio, e compiendo il mistero della nascita eterna del Figlio, di cui la risurrezione e segno, in ogni figlio. 

Carlo Casini ha partecipato, con la sua preghiera, che non è mai stata altro dalla sua vita, alle profondità del mistero Trinitario che coinvolge la storia e la dilata. Questa è la chiave della sua fecondità e il segreto della sua forza inesauribile. Questo libro merita di essere letto, pregato, masticato come il pane eucaristico, perché ci aiuta a gustare e a vedere in che modo, nel presente di Carlo, ossia in tutte le congiunture storiche, politiche, culturali che ha attraversato e di cui è stato protagonista (e che meritano di essere raccontate), la presenza di Dio, in Cristo, ha continuato a farsi carne. 

In conclusione, preme segnalare un passaggio che può essere forse decisivo per rivelare quanto sia vera e oggettiva la relazione tra vita e preghiera in Carlo Casini, e quanto sia stata profonda la sua comprensione del mistero di Cristo, conosciuto e riconosciuto nell’esperienza, unica e universale, del concepito, che è il nascente per eccellenza. Tutto il testo è disseminato di questa intuizione spirituale, che è allo stesso tempo filosofica e mistica.

Nella lettera che lui indirizza a Roberto Corsi, per consolarlo della scomparsa della moglie,  Carlo scrive: “Voglio stare spiritualmente con te a condividere la contemplazione del dolore, sentendomi fino in fondo tuo fratello impaurito e povero di fronte al dramma e tuttavia con la speranza che la morte sia come il parto: guardata da dentro l’utero del tempo e dello spazio è orribile, ma nella luce della vita eterna e della tenerezza infinita dell’abbraccio paterno e materno dell’Amore infinito ci fa alzare immediatamente in piedi”. Risuonano qui le parole di Gesù a Nicodemo (Gv 3), ma soprattutto il verbo “risorgere” (dal greco “anístemi”: mi alzo in piedi). Ci aiutano nel nostro cammino verso la seconda nascita, che Carlo già ha compiuto precedendoci, proprio le parole con le quali conclude quella lettera: “spero con te, prego con te, credo con te”.

Così il libro ci viene incontro, facendoci scoprire che mentre preghiamo con Carlo, in Cristo, Carlo stesso continua a pregare in noi, e per noi. 

Il libro può essere richiesto a: abbonamenti@toscanaoggi.it




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