La Marvel promette: dopo il primo supereroe gay, ora tocca al transgender

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Lo ha annunciato la dirigente dei Marvel Studios, Victoria Alonso. Cosa? Che lotterà per inserire personaggi transgender nei prossimi film di supereroi prodotti dalla Disney. Per quale motivo? Perché l’inclusione non è un gioco politico. Tutto molto bello, ma cosa arriva ai bambini? Siamo proprio sicuri che tutto questo non avrà alcun effetto su di loro oppure sappiamo che ci sarà un effetto e ci piace come idea?

La Marvel sembra intenzionata a promuovere la logica LGBT in ogni modo possibile. Dopo il primo personaggio gay nel film “Eternals” potrebbe arrivare presto anche il primo supereroe dichiaratamente transgender.

Lo ha annunciato la dirigente dei Marvel Studios, Victoria Alonso, la quale ha affermato che “la diversità e l’inclusione non sono un gioco politico” e che lotterà anche per inserire personaggi transgender nei prossimi film di supereroi prodotti dalla Disney. Alonso ha espresso le sue opinioni sull’uguaglianza e la “visibilità” LGBTQ agli Outfest Legacy Awards sabato sera all’Academy Museum of Motion Pictures.

 

La dirigente ha commentato così le numerose critiche ricevute per il film “Eternals” in cui è presente appunto il primo supereroe gay del Marvel Cinematic Universe, mostrato mentre bacia il suo partner: “Abbiamo cercato di provocare una reazione e a volte i critici non sono con noi. Va bene. Va bene. Vi ringraziamo per essere critici. Vi ringraziamo per aver scritto di noi. E gli spettatori decideranno. Diversità e inclusione non sono un gioco politico per noi. È una responsabilità al 100% perché non si ottiene il successo globale che abbiamo dato alla Walt Disney Company senza il supporto di ogni tipo di essere umano in tutto il mondo”.

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E alla fine all’attore transgender Rain Valdez, la Alonso ha detto: “Ti vedo. Non sei solo. Forse non ti ho reso giustizia al 100%”. Infine ha continuato indicando che farà pressioni per inserire dei personaggi transgender nel Marvel Cinematic Universe: “Posso assicurarti che finché sarò ai Marvel Studios, ti renderò giustizia. Uno dei doni più grandi che possiamo farci l’un l’altro è nell’appartenenza, è il sapere di appartenere. Non entrare qui pensando di non appartenere a questo mondo”. Tutto molto toccante, ma chi si preoccupa di “vedere” i bambini? Cosa penseranno loro? Siamo proprio sicuri che esporli a tali stimoli non avrà alcun condizionamento sul loro processo evolutivo? Oppure puntiamo ad allevare una generazione sessualmente indistinta?




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