BRICIOLE DI VANGELO

8 Novembre 2021

Nutrire la fede

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 17,1-6)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«È inevitabile che vengano scandali, ma guai a colui a causa del quale vengono. È meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare uno di questi piccoli. State attenti a voi stessi!
Se il tuo fratello commetterà una colpa, rimproveralo; ma se si pentirà, perdonagli. E se commetterà una colpa sette volte al giorno contro di te e sette volte ritornerà a te dicendo: “Sono pentito”, tu gli perdonerai».
Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe».

Il commento

Accresci in noi la fede!” (17,6). Dinanzi alle continue provocazioni del Maestro, non ultima quella che chiede di perdonare il fratello sette volte al giorno (17,4), i discepoli si rendono conto che la meta proposta da Gesù è lontanissima, come la vetta di una montagna bellissima e irraggiungibile. E tuttavia non cercano scuse o giustificazioni, non si ritirano, non dicono con falsa e comoda umiltà di essere incapaci. Al contrario, accettano la sfida. Per questo gli chiedono di avere una fede più matura. Confessano la loro fragilità ma non rinunciano alla battaglia, come se dicessero: “Non siamo in grado di corrispondere a quello che tu chiedi, abbiamo bisogno di una fede più grande per vincere i limiti umani e giungere alla meta”. Gesù accoglie l’umile richiesta e consegna loro una promessa, lo fa con un linguaggio iperbolico per dare maggiore forza alle sue parole, dice loro che un pizzico di fede è sufficiente per dire al gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”.  “Ed esso vi obbedirebbe”, conclude il Maestro (17,6). La fede ci rende capace di sognare e compiere ciò che appare impossibile agli occhi umani.

È importante sottolineare l’umiltà: i discepoli non pensano di poter conquistare la fede con le proprie forze. La chiedono a Gesù. Sanno che è un dono, come il Pane che discende dal Cielo. È vero ma dobbiamo anche aggiungere che la fede cresce nella misura in cui impariamo l’arte della fiducia e dell’abbandono. Tante volte il buon Dio ci fa sperimentare la nostra incapacità proprio per insegnarci a confidare in Lui. Siamo così invitati a rivolgerci a Lui con una “preghiera, intensa e umile, confidente e perseverante”. È questo il consiglio di Benedetto XVI che invita a dare alla preghiera “un posto centrale nella nostra vita cristiana” perché è il mezzo indispensabile per ricevere “la forza di Cristo” (Benedetto XVI, 14 settembre 2008). Non basta chiedere la fede, dobbiamo nutrire la fede. Consapevoli dei nostri limiti, oggi chiediamo la grazia di non lasciarci assorbire dalle molteplici attività della vita e di fare della preghiera la tavola che nutre e rafforza la nostra fede.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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