Perché non usare i contraccettivi? Chiediamoci, piuttosto, perché usarli!

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La Chiesa, di fatto, non ritiene buono l’uso della contraccezione: non approva nessun metodo contraccettivo (pillola, preservativo, spirale, coito interrotto). Quando lo dico, qualcuno pensa che io stia scherzando e subito spunta la parola “Medioevo”. Io rispondo che la Chiesa non è rimasta al Medioevo, ma a molto prima: a quando Dio ha creato l’uomo e la donna senza peccato.

La contraccezione è uno dei tanti argomenti in cui un cattolico può essere visto come “fuori dal tempo”, “retrogrado”, “esagerato”, “non attento ai veri bisogni”, “insensibile”, “inesperto”, “capace solo di vietare”. La Chiesa, di fatto, non ritiene buono l’uso della contraccezione: non approva nessun metodo contraccettivo (pillola, preservativo, spirale, coito interrotto). Quando lo dico, qualcuno pensa che io stia scherzando. Mi deridono, con frasi tipo: “Cosa pensano, che noi donne siamo macchine da figli?”, “Ma davvero tu vai dietro a questa gente?”, “Ecco, la prova che la Chiesa è rimasta al Medioevo” e molte altre cose che, sicuramente, avrete già sentito anche voi.

A quel punto io rispondo che la Chiesa non è rimasta al Medioevo, ma a molto prima: a quando Dio ha creato l’uomo e la donna senza peccato. A quando nei nostri cuori non esisteva malizia, egoismo, tendenza al possesso, a quando la maternità e la paternità non erano un peso sovrumano ma la gioia più grande (mi è sempre rimasta impressa la frase della Genesi in cui Dio predice alla donna che, a seguito del peccato, “partorirà con fatica”: penso stia dicendo che la maternità diventerà molto più difficile, in tutti i sensi). Ad ogni modo, se la Chiesa si ostina a dire questo “no” controcorrente, è perché ha un “sì” da proporre.  Premetto che ho sempre sognato una famiglia numerosa… ma per alcuni motivi, a volte, si può essere impossibilitati ad accogliere una nuova vita. Inoltre, la maternità e la paternità responsabili sono uno dei capisaldi della dottrina della Chiesa. Che fare, dunque? Sull’apertura alla vita c’è un mondo inesplorato da far emergere. Oggi inizierò appena a parlarne portando la testimonianza di una donna…

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Mi chiamo Claudia, sono cattolica e ho sempre frequentato la Chiesa. Eppure, fino a pochi anni fa, non sapevo che si potesse concepire un matrimonio senza contraccezione. Non mi ponevo neppure la domanda se fosse giusto o sbagliato, mi sembrava semplicemente normale. Oggi, che abbiamo fatto delle scoperte inaspettate, ci ritroviamo a chiederci: perché dovremmo tornare alla contraccezione? Quali sarebbero i suoi vantaggi, gli aspetti positivi irrinunciabili? Più che i motivi per cui per dire “no”, ci chiediamo quali siano i motivi per dire “sì” a questi strumenti…

Ammetto che sono sempre stata contraria alla pillola, anzitutto perché credo che prendere un medicinale per fare l’amore, che è la cosa più naturale del mondo, sia semplicemente assurdo. Riempirmi di ormoni, diventare temporaneamente sterile andando a scombinare l’assetto del mio corpo di donna (mentre l’uomo non deve fare nulla!) la trovo la cosa più antifemminista del mondo. Per non parlare dei rischi per la salute che, come ogni medicinale, può comportare (vedi cancro o trombosi, molto più elevati, statisticamente, a quelli procurati dal vaccino per il covid, per fare un esempio…). E quei rischi li corro solo io: donna. Non li corre la coppia. Detto questo, ho sempre pensato al preservativo come a una soluzione valida: si tratta di un semplice pezzo di plastica. Che male può fare? Inoltre, mentre la pillola, in dei rarissimi casi, può anche essere abortiva (impedendo l’impianto di un embrione che potrebbe essere stato concepito), il preservativo, che è un metodo di barriera, non può mai e in nessun caso procurare aborti.

Eppure, mi sono accorta di come fosse “riduttivo” fare l’amore con il preservativo quando, per cercare il nostro primo figlio, abbiamo avuto rapporti senza. Ci siamo sentiti così liberi, così uniti… ci dispiaceva l’idea che in seguito, per distanziare le gravidanze, saremmo dovuti tornare a quella condizione. In quel periodo abbiamo realizzato che per tanto tempo avevamo fatto l’amore con una specie di guanto, che impediva il contatto reale (come un guanto lo impedisce tra le mani). Quel pezzo di plastica è a tutti gli effetti un ostacolo non solo alla vita, ma anche all’unità degli sposi e alla naturalezza dell’atto. Ovatta tutte le sensazioni, toglie spontaneità al rapporto.

Se esistesse un’alternativa valida a questi due strumenti (che non sia il coito interrotto: inefficace e frustrante, soprattutto per l’uomo), chi non la sceglierebbe? Una mia amica, quasi per caso, un giorno mi ha parlato del metodo Billings (un metodo per la regolazione delle nascite che si basa sull’uso dei periodi infecondi della donna e che permette di avere rapporti intimi senza l’utilizzo di nessuno strumento artificiale). Lei lo aveva imparato da una donna laureata in medicina, che aveva fatto il corso per diventare insegnante di Billings al Gemelli di Roma. Io ero un po’ scettica, all’inizio: possibile che, se funzionava davvero, nessuno me lo avesse mai proposto? Anzi, al corso preparto ci avevano messo in guardia dai metodi naturali…  Eppure, la mia amica tirava in ballo nientedimeno che il Gemelli di Roma. Da che parte stava la verità? Mi sono avvicinata più per curiosità che non perché mi aveva convinta… e invece la nostra vita di coppia è stata stravolta in modo meraviglioso!

Ad oggi abbiamo due bimbi, di 4 e 6 anni. Vorremmo aspettare ancora un po’ per un terzo, anche per piccoli problemi di salute miei. Sono tre anni che usiamo il Billings e… non solo funziona, ma ci unisce tanto! È vero che in un mese vanno considerati vari giorni di astinenza, ma l’attenderci, il dialogare quando non si può fare l’amore, il non poterci unire sempre, accresce il desiderio, ci ricorda che l’altro non è sempre disponibile e lima la nostra pazienza. Quei dieci giorni ci servono per ritrovarci con ancora più gioia. Come quando studiavo a Bologna e ci rivedevamo il weekend: sperimentiamo la distanza per poi ritrovarci con più trasporto. E poi… non si può paragonare un rapporto vissuto con il preservativo ad uno naturale, “libero”. 

La qualità, nella mia visione delle cose, ha sempre battuto la quantità. (Che poi… è tutto da dimostrare che in un mese una coppia che usa il Billings ha meno rapporti di chi usa la pillola… ascoltando varie confidenze di amiche a me non sembra… anzi!). Non tornerei mai alla contraccezione. E non solo perché – come ho capito poi – manca di rispetto alla vita; ma, prima di tutto, perché l’intimità di coppia, liberata da tutte queste cose, è molto, molto più bella!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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