Il Papa: con aborto ed eutanasia rinneghiamo la speranza
Quando si parola di “salute pubblica” non può mancare una riflessione sulle vite scartate attraverso l’aborto e l’eutanasia. Lo ha sottolineato il Papa, ieri, durante l’incontro con i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia per la Vita.
Ieri, 27 settembre, il Santo Padre, Francesco, ha incontrato in udienza i partecipanti alla plenaria della Pontificia Accademia per la Vita. Un momento importante in cui il Papa non ha perso occasione per ribadire il suo pensiero sui temi di aborto ed eutanasia. Ma andiamo per gradi.
La riflessione si è svolta intorno al tema attualissimo della “salute pubblica”, e subito Francesco sintetizza la realtà che stiamo vivendo: «Da una parte siamo logorati dalla pandemia di Covid-19 e dall’inflazione di discorsi che sono stati suscitati: quasi non vogliamo più sentirne parlare e abbiamo fretta di passare ad altri argomenti. Ma d’altra parte è indispensabile riflettere con calma per esaminare in profondità quanto è accaduto e intravedere la strada verso un futuro migliore per tutti».
Le prime pagine dei giornali parlano di Covid, ma nel mondo non si muore solo di Covid ed è sempre più urgente garantire un piano di salute globale da cui le persone possano sentirsi tutelate. «Tanti problemi molto gravi sono ignorati per una mancanza di impegno adeguato. Pensiamo all’impatto devastante di certe malattie come la malaria e la tubercolosi: la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie procura nel mondo ogni anno milioni di morti evitabili. Se compariamo questa realtà con la preoccupazione che la pandemia di Covid-19 ha provocato, vediamo come la percezione della gravità del problema e la corrispondente mobilitazione di energie e di risorse sia molto diversa».
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«Considerare la salute nelle sue molteplici dimensioni e a livello globale aiuta a comprendere e assumere responsabilmente l’interconnessione tra i fenomeni. E così si osserva meglio come anche le condizioni di vita, che sono frutto di scelte politiche, sociali e ambientali, producono un impatto sulla salute degli esseri umani. Se esaminiamo, in diversi Paesi e in diversi gruppi sociali, la speranza di vita – e di vita in salute – scopriamo forti disuguaglianze. Esse dipendono da variabili come il livello di retribuzione, il titolo di studio, il quartiere di residenza pur nella stessa città. Noi affermiamo che la vita e la salute sono valori ugualmente fondamentali per tutti, basati sull’inalienabile dignità della persona umana. Ma, se a questa affermazione non segue l’impegno adeguato per superare le diseguaglianze, noi di fatto accettiamo la dolorosa realtà che non tutte le vite sono uguali e la salute non è tutelata per tutti nello stesso modo. E qui vorrei ripetere la mia inquietudine [preoccupazione], perché ci sia sempre un sistema sanitario gratuito: non lo perdano i Paesi che l’hanno, per esempio l’Italia e altri, che hanno un bel sistema sanitario gratuito; non perderlo, perché altrimenti si arriverebbe a che, nella popolazione, avranno diritto alla cura della salute soltanto coloro che possono pagarla, gli altri no. E questa è una sfida molto grande. Questo aiuta a superare le disuguaglianze. Pertanto sono da sostenere le iniziative internazionali – penso ad esempio a quelle recentemente promosse dal G20 – volte a creare una governance globale per la salute di tutti gli abitanti del pianeta, vale a dire un insieme di regole chiare e concertate a livello internazionale, rispettose della dignità umana. Infatti, il rischio di nuove pandemie continuerà a essere una minaccia anche per il futuro».
E proprio perché le vite non sono considerate come tutte ugualmente degne di protezione e di rispetto il Papa sottolinea: «C’è lo scarto dei bambini che non vogliamo accogliere, con quella legge dell’aborto che li manda al mittente e li uccide direttamente. E oggi questo è diventato un modo “normale”, un’abitudine che è bruttissima, è proprio un omicidio, e per capirlo bene forse ci aiuta fare una doppia domanda: è giusto eliminare, fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Questo è l’aborto. E poi, dall’altra parte, gli anziani: gli anziani che pure sono un po’ “materiale di scarto”, perché non servono… Ma sono la saggezza, sono le radici di saggezza della nostra civiltà, e questa civiltà li scarta! Sì, in tante parti c’è anche la legge dell’eutanasia “nascosta”, come la chiamo io: è quella che fa dire: “le medicine sono care, se ne dà la metà soltanto”; e questo significa accorciare la vita degli anziani. Con questo noi rinneghiamo la speranza: la speranza dei bimbi che ci portano la vita che ci fa andare avanti, e la speranza che è nelle radici che ci danno gli anziani. Scartiamo ambedue. E poi, quello scarto di tutti i giorni, che la vita è scartata. Stiamo attenti a questa cultura dello scarto: non è un problema di una legge o dell’altra, è un problema dello scarto. E su questo punto [in questa direzione] voi accademici, le università cattoliche e anche gli ospedali cattolici, non possono permettersi di andare. Questa è una strada su cui noi non possiamo andare: la strada dello scarto».
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