E voi, quanto tempo passate a guardarvi?

Tutto passa attraverso gli occhi. La contemplazione è la miccia, in un rapporto autenticamente umano, della passione tra i coniugi. Se ci pensiamo bene è lo sguardo che trasforma il sesso in qualcosa di più: ovvero in un’unione d’anime di cui solo gli esseri umani, nel Creato, sono capaci. Ma guardare e contemplare sono la stessa cosa?

L’essere umano, al contrario degli animali, è in grado di unirsi nel cuore a qualcuno che ama, oltre che nel corpo. E, se vissuto nell’amore, l’atto sessuale comprende molto più che gli organi genitali. Oggi parleremo di un aspetto centrale nell’intimità tra due persone che si vogliono veramente bene: lo sguardo. Parleremo della sua importanza, in particolare, nel rapporto tra due sposi. Infatti, sono gli occhi, prima che il corpo, a permetterci di “accedere” alla sfera dell’interiorità. Solo guardandosi in profondità si entra in una vera relazione. 

Ebbi modo di riflettere ancora di più su questo aspetto un paio d’anni fa, prima che il Covid ci chiudesse in casa, quando insieme a mio marito partecipai in una parrocchia della nostra diocesi ad un incontro per famiglie. (Incontro per coniugi, a dire la verità, ma i bambini erano i benvenuti, poi venivano intrattenuti da alcune baby-sitter volontarie, mentre i genitori si prendevano del tempo per la coppia: quanto abbiamo bisogno di iniziative così). Ricordo molto bene il tema di quella giornata: la capacità di guardarsi negli occhi. L’obiettivo era aiutarci a recuperare uno sguardo contemplativo sull’altro.

Fin da subito, i due coniugi che tenevano l’incontro (di cui lui era pedagogista e consulente famigliare) ci hanno domandato: “Quanto tempo passiamo, durante la giornata, a guardarci veramente? Facciamo brevemente un checkout sulla nostra routine: quali attività ci impegnano giornalmente e settimanalmente? E quanto del tempo che abbiamo a disposizione lo dedichiamo al nostro coniuge, senza fare altro che stare insieme?”. Ci hanno provocato dicendo: “È vero che la vita è frenetica, scandita da orari e impegni che non riusciamo a volte nemmeno a rincorrere. È vero che ci sono i figli e richiedono un impiego di energie non indifferente (e a dirlo erano due persone con 5 figli…), ma sappiamo riconoscere che l’intimità con il coniuge è una priorità? O la mettiamo all’ultimo posto nella nostra scaletta?”.

A fine incontro, ci diedero un compito: passare pochi minuti, ogni giorno, semplicemente a guardarci negli occhi… tenerci per mano e guardarci negli occhi. Si trattava di fissare lo sguardo sull’uomo, sulla donna, che Dio ci ha messo accanto e che ci accompagna nel viaggio verso la vita eterna. La contemplazione, dicevano, rinnova l’amore. Ed è la miccia, in un rapporto autenticamente umano, della passione tra i coniugi. Se ci pensiamo bene, infatti, è lo sguardo che trasforma il sesso in qualcosa di più: ovvero in un’unione d’anime di cui solo gli esseri umani, nel Creato, sono capaci. 

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Questo vale ancora di più se pensiamo che esiste un atteggiamento opposto. Un modo “brutale” di vivere il sesso. Quanta tristezza mi suscitano quei rapporti puramente carnali, in cui il volto non ha alcuna importanza. Penso, con un nodo in gola, alle donne che si prostituiscono. I loro “compratori” (perché, di fatto, comprano il loro corpo per una notte), non le guardano negli occhi. Non le contemplano. Non entrano in vera intimità con loro. Non vedono nulla nei loro occhi. Non scorgono la luce che riflette quella dell’anima. È buio il loro rapporto, buio e freddo, come freddi sono i soldi che si scambiano.

Spesso, senza che io lo voglia, mi compaiono sul computer o sul cellulare “immagini hot”, di donne seminude (che prontamente chiudo). E ho notato che molte volte queste immagini sono tagliate: mostrano solo il corpo femminile, dal collo in giù. Satana vuole la spersonalizzazione del sesso. Vuole la spersonalizzazione, in generale. Satana rovina i nostri rapporti (in questo caso quelli più intimi in assoluto) oscurando l’aspetto della contemplazione. Al contrario, come vediamo nei Vangeli, Gesù guarda sempre negli occhi i suoi interlocutori. Lui ama guardando negli occhi (Mc 10,21).

Tornando al tema di queste ultime settimane (sesso e sacramento del matrimonio) oggi dobbiamo allora aggiungere un pezzettino in più: chi vuole amare il proprio sposo o la propria sposa dell’amore di Gesù, deve lavorare sullo sguardo, che aiuta ad entrare in comunione. La futura beata Sandra Sabattini parlava del suo rapporto con Dio così: “Le parole prima o poi finiscono e ti accorgi allora che non rimane che la contemplazione”. Noi sappiamo contemplare la bellezza dell’altro? A 360 gradi, intendo, non solo quella estetica. Sappiamo guardare l’anima dell’altro e vederne la bellezza, l’unicità, la preziosità? Certamente il coniuge non è il nostro dio, non va adorato: ma è qualcuno che Dio vuole amare attraverso di noi del suo amore. E cioè in modo personale, esclusivo, contemplativo. Lasciamoci plasmare da Dio. Lasciamo che ci insegni a guardare l’altro come lui lo guarderebbe. O meglio, come Lui già lo guarda.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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