Un caro amico sacerdote, fratello nella fede tra pochi giorni comincerà il suo nuovo ministero come animatore di uno dei Seminari della mia regione. Ci siamo confrontati tante volte sulla grazia di questa nuova chiamata. Vedo la sua trepidazione e prego per questa grande responsabilità.
Come è importante il ruolo di chi è chiamato ad accompagnare i passi di coloro che si incamminano nelle vie della totalità. È una responsabilità che fa tremare le gambe. Senza la grazia e la luce che viene da Dio, non si può fare. A giugno Papa Francesco ha fatto un bellissimo Discorso al Pontificio Seminario Regionale Marchigiano Pio XI di Ancona dando delle indicazioni precise sulla formazione dei futuri sacerdoti che mi sembrano molto importanti. Dopo l’invito a leggere i grandi umanisti della letteratura il Papa ha spiegato: “Un sacerdote può essere molto disciplinato, può essere capace di spiegare bene la teologia, anche la filosofia, tante cose, ma se non è umano, non serve. Che vada a scuola a fare il professore… Ma se non è umano non può essere sacerdote, gli manca qualcosa: gli manca il cuore. Esperti in umanità”.
E come diventare “esperti di umanità”? “Non accontentatevi di essere abili nell’uso dei social e dei media per comunicare. Solo trasformati dalla Parola di Dio potrete comunicare parole di vita”. E poi: “Attingete l’umanità di Gesù dal Vangelo e dal Tabernacolo, ricercatela nelle vite dei santi e di tanti eroi della carità, pensate all’esempio genuino di chi vi ha trasmesso la fede, ai vostri nonni e ai vostri genitori”. Innanzitutto dunque l’importanza di coltivare una vita orante, fatta di ascolto e di preghiera, di adorazione e lettura della vita di coloro che Dio ha reso santi.
Poi il Papa invita a coltivare nella formazione il principio di realtà: “il seminario non deve allontanarvi dalla realtà, dai pericoli e tanto meno dagli altri ma, al contrario, farvi diventare più prossimi a Dio e ai fratelli. Tra le mura del seminario dilatate i confini del cuore, estendeteli a tutto il mondo, appassionatevi di ciò che avvicina, che apre, che fa incontrare. Diffidate delle esperienze che portano a sterili intimismi, degli spiritualismi appaganti, che sembrano dare consolazione e invece portano a chiusure e rigidità. I rigidi finiscono al ritualismo, sempre”. La fede non è un comodo rifugio, anzi. Chi è vicino al fuoco e ne sperimenta tutto il calore, desidera che anche gli altri possano riscaldarsi. Il tempo della formazione deve accendere l’ansia della missione. Senza dimenticare di restare docili. La docilità, ha detto il Papa: “è un atteggiamento costruttivo, della propria vocazione e della propria personalità. Senza docilità nessuno può crescere e maturare”.
A questo punto potremmo chiederci come questi seminaristi impareranno tutto questo? Ed è il Papa ancora a donare una luce. Riferendosi ai formatori ha detto: “Siate per i vostri seminaristi ciò che Giuseppe è stato per Gesù! Essi possano apprendere più dalla vostra vita che dalle vostre parole, come avvenne nella casa di Nazaret, dove Gesù si formò alla scuola del ‘coraggio creativo’ di Giuseppe. Imparino la docilità dalla vostra obbedienza; la laboriosità dalla vostra dedizione; la generosità verso i poveri dalla testimonianza della vostra sobrietà e disponibilità; la paternità grazie al vostro affetto vivo e casto. La castità che non è un’indicazione meramente affettiva, ma la sintesi di un atteggiamento che esprime il contrario del possesso”.
Non è forse quello che noi genitori dobbiamo fare con i nostri figli? Dunque ritorna il modello familiare delle relazioni nella formazione umana. Un modello dal quale spesso rifuggiamo ripiegati sui libri o sugli schemi da seguire. Il mio amico sacerdote sarà un ottimo formatore, ne sono certa. È una persona piena di gioia e di calore umano. Lo sosterremmo con la preghiera e una concreta amicizia.
Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento