28 agosto 2021

28 Agosto 2021

Saggezza inutile

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 25,14-30)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.
Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.
Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro.
Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.
Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

Il commento

Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone” (25,18). Il terzo servo è l’immagine della paura, una condizione ben presente nella condizione umana. Ha paura della sua libertà, ritiene di non poterla gestire, non ha abbastanza fiducia in se stesso e, soprattutto, non ha alcuna fiducia di Dio. Anzi, ha paura di Dio, teme di non poter restituire quello che ha ricevuto. Per questo decide di custodire quel talento, in attesa di consegnarlo nuovamente nelle mani del padrone. In apparenza si comporta in modo responsabile, non agisce come il figlio scapestrato della parabola che sciupa il patrimonio che ha ricevuto dal padre (Lc 15, 12-16). Ai nostri occhi la sua scelta è dettata da saggezza: prende il denaro e lo nasconde nel terreno, in un luogo sicuro. Non fa nulla di male. Il padrone non la pensa così e gli rivolge parole che pesano come un macigno: “Toglietegli il talento e datelo a chi ha dieci talenti” (25,28). La privazione è accompagnata da una sentenza senza appello: “E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre” (25,30). Questa condanna sorprende e inquieta. Commenta infatti Sant’Agostino: “Se così è condannato colui che non ha fatto fruttare il denaro per gli altri, che cosa devono aspettarsi coloro che lo dissipano?” (Discorsi, 94,1).

L’aggettivo inutile rende ancora più grave la condanna. Se qualcuno ci dicesse che la nostra vita è inutile… sarebbe per noi l’offesa più grave. Questo servo non ha voluto rischiare, ha preferito la vita tranquilla e senza problemi. Ha avuto paura del giudizio altrui o della fatica. Tante persone si ritirano perché hanno paura di non riuscire. Un’altra è la prospettiva del Vangelo: chi si sente amato da Dio e sa di poter contare sulla sua presenza amorevole, non ha paura e non teme di accettare la sfida della vita. La fiducia ci fa correre nei sentieri dell’amore. E siamo certi di non perdere la battaglia, la vita infatti non si misura con il successo ma con la risposta amorosa a Colui che per amore ha donato tutto se stesso. È questa la grazia che oggi chiediamo.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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