26 agosto 2021

26 Agosto 2021

Ci preservi dal male

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 24,42-51)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà. Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora della notte viene il ladro, veglierebbe e non si lascerebbe scassinare la casa. Perciò anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo.
Chi è dunque il servo fidato e prudente, che il padrone ha messo a capo dei suoi domestici per dare loro il cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così! Davvero io vi dico: lo metterà a capo di tutti i suoi beni.
Ma se quel servo malvagio dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda”, e cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli ipocriti: là sarà pianto e stridore di denti».

Il commento

Ma se quel servo malvagio […] cominciasse a percuotere i suoi compagni e a mangiare e a bere con gli ubriaconi” (24, 48-49). La parabola contiene un passaggio drammatico: quel servo che il padrone aveva posto a capo degli altri perché lo riteneva “fidato e prudente”, diventa malvagio [kakòs]. Non sappiamo che cosa determina questa deriva autoritaria. Sappiamo però che può avvenire. Nessuno di noi è esente. Ed è sufficiente per renderci più vigilanti. Essere stati scelti da Dio non significa saper esercitare come si conviene il ministero che Lui ci ha affidato. Anzi, il Vangelo avverte che possiamo perdere la grazia ricevuta fino al punto da fare esattamente il contrario di ciò che ci è stato chiesto. Il servo della parabola, invece di preoccuparsi di dare il cibo a tempo dovuto (24,45), percuote i servi; invece di dare il nutrimento necessario per vivere, li ferisce. Non si preoccupa di loro ma di se stesso: mangia e beve con gli ubriaconi, dice il Vangelo. Alla fatica della responsabilità preferisce il piacere dei sensi.

Com’è possibile che avvenga tutto questo? La prima risposta chiama in gioco la libertà e ricorda che, purtroppo, il male affascina e seduce. È la cornice nella quale si svolge la nostra esistenza. Il Vangelo però suggerisce anche un’altra spiegazione: “Il padrone tarda a venire” (24,48). Chi esercita un ministero con la coscienza di averlo ricevuto da Dio, deve restare in obbedienza a Lui e deve coltivare la coscienza di dover rendere conto a Lui. Non solo alla fin della vita ma giorno per giorno. Se invece s’insinua l’idea che il padrone non viene più, la libertà non viene più intesa ed esercitata secondo la legge della responsabilità ma in quella della più assoluta autonomia. Con le conseguenze che tutti conosciamo. Se l’uomo si sottrae all’autorità di Dio, decide ciò che è bene in base ai suoi gusti. Sapendo che tutti possiamo ricadere in questa trappola, vi invito a pregare più spesso con questa formula: “Il Signore ci benedica, ci preservi da ogni male e ci conduca alla vita eterna”.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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