Donna

Il rispetto verso la donna? Una chimera e non solo per Talebani…

di Ida Giangrande

Inorridiamo di fronte alle barbarie che i Talebani commettono contro le donne, ma intanto sono 1047 le donne uccise nelle nostre strade dal 2012 e molte di più quelle costrette nei confini di una degradante mortificazione culturale. Abbiamo forse fatto del rispetto verso la donna una specie di specchietto per le allodole?

Sono circa 1047 le donne uccise in Italia dal 2012 ad oggi. Il calcolo, riportato dal Corriere della sera, è stato evidenziato in seguito all’ennesimo caso di femminicidio. La vittima, questa volta, una ragazza di 26 anni uccisa in strada nel Catanese a colpi di arma da fuoco mentre era a passeggio con alcuni amici. Oggi si cerca il colpevole di turno. Dico di turno perché ormai non si contano più le mani armate che attentano alla vita delle donne. 

Il calcolo del Corriere della sera è stato fatto solo per l’Italia e solo dal 2012 ma cosa succede se proviamo ad allargare lo sguardo sul resto del mondo? Cosa succede se allarghiamo lo sguardo verso l’Afghanistan ad esempio? La presa dei Talebani è preoccupante per tanti aspetti e il primo è proprio la “questione femminile”. Quella che propugnano è una violenza sulla donna tradotta nei vari ambiti della vita che non trova giustificazioni se non nella loro personale interpretazione della Sharia. Non sono forse forme di femminicidi anche queste? C’è qualcuno che si occupa di fare un calcolo di tutte le donne violentate e uccise dall’estremismo islamico o dall’estremismo in generale?

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In questo scenario tanto mortificante viene quasi istintivo domandarsi perché tanta violenza contro la donna? Se c’è un minimo comune denominatore che accomuna un po’ tutte le epoche storiche e tutte le regioni del mondo sembra essere proprio questa latente e prostrante discriminazione del genio femminile. In alcuni Stati è un fatto culturale che si traduce in una avvilente mortificazione, in altre parti invece questa forma di odio verso il genere femminile diventa sfacciata e arrogante come nel caso dell’Afghanistan. In altre zone ancora la lotta contro la donna assume forme più raffinate e per questo anche più pericolose. Quante volte infatti nella cultura gender e nelle rivendicazioni Lgbt è proprio la donna ad avere la parte peggiore? Non sono sempre le donne ad essere al centro del dibattitto sull’aborto? Le donne e la maternità spesso negata, spesso cancellata, spesso omologata sul modello maschile. Diversi sono i sistemi ma l’obiettivo sembra essere uno, comune a tutti: nascondere il proprium femminile. Renderlo trasparente, quasi invisibile sotto un velo oscurante o nei limiti ideologici di una cultura discriminante è lo stesso. 

Persino alcune frange estreme del femminismo più radicale sembrano remare contro la donna, trasformandola in un surrogato dell’uomo, privandola di quella quintessenza squisitamente femminile che ne costituisce la sua identità e la rende tanto speciale. Speciale proprio perché diversa dall’uomo. Speciale proprio perché donna. Insomma anche in questo caso è facile puntare il dito verso il nemico, ma non si è mai abbastanza saggi per guardare a noi stessi. Tradotto? Abbiamo voce per condannare i Talebani e inorridiamo di fronte alle loro barbarie ma uccidiamo le nostre donne per strada, le mettiamo in condizione di nascondere le gravidanze o di liberarsi del bambino che portano in grembo o di evitare di restare incinte, per non perdere il posto di lavoro. Diffondiamo o nella migliore delle ipotesi, ignoriamo la cultura pornografica. Sosteniamo la maternità surrogata aprendo la porta ad un mercato dove il corpo femminile sarà sfruttato ai fini della procreazione. E ancora, restiamo a braccia conserte mentre in alcuni Stati del mondo le bambine vengono abortite perché femmine. 

Insomma la lista è ancora lunga ma preferisco fermarmi qui e lasciarvi con l’interrogativo che mi porto nel cuore: non sarà che il rispetto verso la donna sta diventando una vera e propria chimera? Una specie di miraggio che insegui e insegui ma non afferri mai? Non sarà che a furia di cambiarle i connotati abbiamo fatto della donna una illustre sconosciuta?




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