Oggi in agenda: “Appuntamento con mia moglie…”

dialogo

Quante coppie, pur nutrendo le migliori intenzioni, naufragano spazzati via dai problemi di ogni giorno? Come evitare che le difficoltà e le diversità distruggano la relazione coniugale? Ne ho parlato con don Silvio Longobardi, esperto di pastorale familiare e fondatore della Fraternità di Emmaus, movimento ecclesiale di spiritualità coniugale e familiare.

Il dialogo tra gli sposi è forse uno dei pilastri essenziali della coniugalità. Lei come presbitero che da anni vive fianco a fianco con gli sposi lo sa bene. La cornice biblica ci offre degli esempi straordinari, come immagina, ad esempio, il dialogo tra Maria e Giuseppe?

Se è difficile entrare nella vita di una coppia, ancora di più lo è entrare nel vissuto coniugale dei santi sposi. La loro è un’esperienza totalmente avvolta dalla presenza luminosa di Dio. Nei Vangeli noi troviamo due distinti annunci della nascita di Gesù Cristo, uno rivolto a Maria e l’altro a Giuseppe. Erano promessi sposi secondo la tradizione giudaica e il Vangelo si rivolge a tutti e due in maniera distinta, ma Maria non poteva non condividere con Giuseppe la visita dell’angelo. Proprio per questo lui pensa di ritirarsi, cosa come sappiamo che poi non farà. Quello che voglio sottolineare è che Maria e Giuseppe vivono il matrimonio a partire dalla Parola che Dio ha consegnato loro e si impegnano a costruire tutta l’avventura coniugale a partire dalla presenza misteriosa di Dio. La loro vita dunque è tutta impregnata da Dio. Su quest’esempio anche qualsiasi altra avventura coniugale dovrebbe partire dalla Parola e lasciare a Dio il primo posto. 

È bello sapere che esiste per noi sposi un modello da imitare. Tante sono le coppie che hanno riconosciuto in Gesù il loro riferimento privilegiato. Penso a Pietro e Gianna Beretta Molla, ai santi Luigi e Zelia Martin, esempi di una santità coniugale che, per certi versi, sembrano distanti dall’esperienza concreta di tanti sposi. Spesso le coppie si trovano a gestire difficoltà come quelle lavorative, economiche, caratteriali che finiscono per rompere o deteriorare la loro alleanza. Cosa direbbe a questi sposi?

Innanzitutto, direi di mettere in conto fin dall’inizio dell’avventura coniugale la nascita di problemi come quelli che hai citato. Le difficoltà appartengono alla vita e nella promessa nuziale questo aspetto è contemplato quando pronunciamo le parole: “Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. Detto questo io sono stupito del fatto che spesso questa coscienza sfugge, come se fossimo presi alla sprovvista dalla nascita di un problema. Noto che spesso a dettare legge sono gli eventi ordinari e straordinari, io penso che sarebbe importante che una coppia avesse una regola di vita. La Messa domenicale se non fosse percepita come un appuntamento indispensabile molti troverebbero mille buoni motivi per cui non andarci. Allo stesso modo il dialogo coniugale deve diventare un appuntamento indispensabile per la coppia. Il dialogo unisce sponde che sono lontane. Nella coppia ci sono due persone diverse con il loro vissuto storico, con la loro differenza caratteriale, mentale e fisica, se non c’è il dialogo che fa da ponte le sponde rimangono distanti. Come la preghiera nasce dal desiderio di incontrare Dio, così il dialogo nasce dal desiderio di incontrare l’altro. Se manca la comunicazione, la comunione si affievolisce. La comunione è vissuta e può essere misurata in base alla comunicazione a condizione che sia una comunicazione di qualità che non si limita ad uno scambio di notizie. 

Esistono delle caratteristiche del dialogo che vorrebbe evidenziare?

Più siamo in ascolto di Dio più impariamo ad ascoltare l’altro. Maria e Giuseppe ce lo insegnano. La preghiera fa della nostra vita un pozzo pieno d’acqua da cui l’altro può attingere e non è soltanto una questione di “cosa pensi tu” o “cosa penso io”, è soprattutto cosa pensa Dio che ci interessa. Sarebbe bello iniziare un dialogo chiedendosi: “Dimmi cosa Dio ti ha messo nel cuore?”. Qualcuno potrebbe pensare che siano cose troppo auliche ma io dico che pur essendo fatti di fango noi dobbiamo imparare a guardare verso le stelle. La preghiera, dunque, non è soltanto la fonte del dialogo ma dona anche la luce per mettersi in ascolto dell’altro. Se il dialogo si nutre di preghiera diventa esso stesso preghiera. 

Dialoghiamo

Leggi anche: Dialoghiamo di don Silvio Longobardi 

 

Quale rapporto c’è tra dialogo e sessualità? È anche questa una forma di comunicazione?

Oggi noi siamo portati a pensare alla sessualità come all’incontro tra due corpi e invece è sempre l’incontro tra due persone. Nella Bibbia viene usato il termine conoscere per indicare il rapporto sessuale. Questo per sottolineare che la sessualità è un modo per conoscere l’altro. Una sessualità staccata dal desiderio di conoscenza e ridotta a pura espressione dei sensi sarebbe un pericoloso impoverimento della coppia. Quindi sì la sessualità è una importantissima forma di dialogo. 

Un ideale di vita molto alto che per certi versi potrebbe sembrare quasi impossibile o lontano dalla realtà…

È un’obiezione che sento spesso, ma cosa saremmo noi senza un ideale di vita da raggiungere? Bisogna avere il coraggio di restare radicati in un ideale profondo, per non appiattirci su quella che per noi è una realtà ineludibile e per non finire col restare prigionieri dei nostri limiti. Dio non farà mancare la forza per poter perseguire e realizzare l’ideale. 

Lei propone agli sposi della Fraternità di Emmaus, movimento ecclesiale di spiritualità coniugale e familiare che lei stesso ha fondato nel ’90, di vivere l’impegno del dialogo mensile?

Il dialogo dovrebbe far parte di quella regola a cui accennavo prima. Non può essere improvvisato né occasionale. Non può essere un dialogo ridotto alle comunicazioni di servizio, al contrario deve essere un momento preparato e atteso dagli sposi. Un momento in cui ognuno desidera condividere quel tesoro prezioso che porta nel cuore. Ecco perché abbiamo bisogno di fissare un appuntamento in una serata dedicata a noi. Pensate ad un’agenda dove leggiamo scritto: “Appuntamento con mia moglie”, non è una bellissima dichiarazione d’amore? Se vissuto con fedeltà e in modo periodico il dialogo sicuramente fa crescere la coppia e la rinforza. Rafforzare la coniugalità significa poi rafforzare la famiglia, la relazione con i figli. Tutto parte dalla coppia e dalla dimensione con sui sa aprirsi all’altro e all’Altro. 

“In ascolto dell’Altro” è proprio il titolo di una delle sue ultime pubblicazioni…

Il titolo in sé recita già tutto. Altro, con la lettera maiuscola, sta per Dio, perché se non imparo ad ascoltare Dio non troverò mai dentro di me la forza e la saggezza per ascoltare l’altro cioè lo sposo o la sposa che il Signore mi ha posto accanto. Nonostante gli sforzi faremo della comunicazione coniugale una continua pretesa di essere ascoltati.

In ascolto dell'Altro

Leggi anche: In ascolto dell’Altro di don Silvio Longobardi




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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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