7 agosto 2021

7 Agosto 2021

Sofferenza ingiusta

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 17,14-20)
In quel tempo, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: «Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo».
E Gesù rispose: «O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Portatelo qui da me». Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui, e da quel momento il ragazzo fu guarito.
Allora i discepoli si avvicinarono a Gesù, in disparte, e gli chiesero: «Perché noi non siamo riusciti a scacciarlo?». Ed egli rispose loro: «Per la vostra poca fede. In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile».

Il commento

Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto” (17,15). Qualche giorno fa abbiamo incontrato l’angoscia di una madre, il protagonista del brano evangelico odierno è un padre che si getta ai piedi di Gesù e gli consegna tutta la sua disperazione. Non sa più cosa fare. Presenta il figlio come epilettico. In realtà, in quell’epoca non si conosceva questa malattia. Il verbo, che appare solo qui e in Mt 4,24, andrebbe tradotto più semplicemente con: “lunatico”, indica cioè una persona che si comporta in modo strano e incomprensibile, come appare bel racconto del padre: “cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua” (17,15). Questa sofferenza è un male che ferisce doppiamente. In primo luogo perché si tratta di un ragazzo [paîs], cioè un bambino che non ha ancora raggiunto l’età adulta. Siamo particolarmente sensibili ai più piccoli che, a causa della loro età e dell’oggettiva fragilità, sono più bisognosi di tutela.

C’è un ulteriore motivo che accresce la sofferenza. Il padre dice che il figlio soffre molto. In realtà, nel testo greco troviamo l’avverbio “kakōs” che significa “in modo cattivo”, potremmo anche tradurre “ingiustamente”. Ogni sofferenza appare ai nostri occhi come un’ingiustizia, ma quando colpisce un bambino, ci sembra ancora più ingiusta. Insomma, fin dalle prime battute del racconto, l’evangelista descrive una scena veramente drammatica, icona di una storia che purtroppo tante volte si ripete. E non solo quando la malattia entra di soppiatto nella nostra casa; ma anche quando il male si fa spazio con prepotenza, lasciando ferite visibili nella carne o invisibili nel cuore. Il Vangelo ci pone dinanzi ad un padre che si prende cura del figlio. Non sempre è così. La cronaca c’informa che tante volte neppure la casa è un posto sicuro; e tanti genitori non sono capaci di prendersi cura dei figli, anzi spesso sono proprio loro a far del male ai figli. Oggi preghiamo perché i genitori, consapevoli delle proprie responsabilità, sappiano esercitare il ministero educativo con quella saggezza che il buon Dio non si stanca di donare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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