30 Luglio 2021

Sposarsi in chiesa: sì o no? | 30 luglio 2021

Ero ferma sul mio lettino a prendere il sole in una posizione tipo egiziana sottoposta a mummificazione. Avevo il cappello sul viso per evitare le macchie solari che si sa ad una certa età ti compaiono gratuitamente qualora ti sfuggisse l’anno della nascita. Erano le due del pomeriggio, la spiaggia quasi deserta. Amo quelle ore anche se sono le più calde perché c’è uno strano silenzio. Il mare si acquieta, soffia una brezza leggera, la vita intorno abbassa di molto il volume. C’è una specie di sacro rispetto per la sosta post-prandiale.

Ero dunque decisa a rimanere sola con i miei pensieri. Mi piace colloquiare con loro. A volte litighiamo ma alla fine cerchiamo sempre un compromesso che sia orientato al bene. Mi trovavo dunque in questa posizione perfetta per lasciarsi andare a un pisolino quando dietro di me due ragazzi che per tutta la mattinata si erano profusi in baci, abbracci, nuotate mano nella mano, hanno cominciato a litigare sull’opportunità o meno di sposarsi in chiesa. 

La discussione assumeva di minuto in minuto toni sempre più accesi. Ad un certo punto, erano sdraiati su un solo lettino l’uno accanto all’altro, lei si alzata e si è messa seduta su una sedia di fronte a lui con aria di sfida. Ascoltavo la loro conversazione, non so se sia educato. Qualcuno si chiederà perché non abbia infilato le mie belle cuffie, azionato un po’ di musica e non abbia continuato la mia disquisizione interna. È una bella domanda ma lascio agli uomini la risposta. Ci sono delle cose delle donne che non possono essere proprio spiegate.

Dunque, ritornando ai piccioncini. Lui sosteneva che sposarsi in chiesa era pura convenzione fatta solo per compiacere i genitori e appagare quella inutile favola che le donne alimentano dentro di sé. Lei invece cercava di spiegargli che sentiva il desiderio di voler affidare quell’amore a Dio senza capirne veramente il perché. Dopo interminabili pro e contro, lui aveva chiosato dicendo: “Alla fine per me è la stessa cosa, decidi tu”. Lei aveva concluso: “Per ora continuiamo la convivenza e poi vedremo”.

Ammetto, avrei voluto mettere naso nella loro conversazione. Avrei voluto dire loro, annunciare loro che avevano bisogno di essere accompagnati, di essere guidati in un cammino per scoprire la fonte del loro amore: Dio. Avrei voluto dire loro che sposarsi in chiesa non è una convenzione ma meglio affidarsi a Dio anche quando non si conoscono i fondamenti teologici del matrimonio perché quella grazia prima o poi porta frutto nel loro rapporto.

Negli ultimi anni sta prendendo piede sempre di più l’idea che sposarsi in chiesa sia inutile. Anche i preti sono ammalati di questa mentalità. Vanno ripetendo che se due persone non hanno fede, meglio non sposarsi in chiesa. Pochi ma buoni. Non vorrei sembrare una che opta per le cose semplici. Nel mio movimento abbiamo un fondatore che sul tempo del fidanzamento ha consumato tutto le sue energie ma nello stesso tempo ho paura di questa deriva. I sacramenti hanno una fecondità che l’uomo non può prevedere.

Dobbiamo piuttosto investire più risorse per i cammini pastorali di preparazione. Avere più coraggio nell’intercettare i fidanzati fin dall’inizio del loro rapporto e non solo quando sono sulla soglia del matrimonio, affrontare con loro nella luce della fede quegli aspetti che li riguardano più da vicino…e non assistere inermi alla loro dipartita dalla comunità ecclesiale. Abbiamo una responsabilità da esercitare e non possiamo dare sempre tutta la colpa al modernismo che avanza.

Dopo un po’ di tempo, la ragazza mi ha chiesto: “Signora vuole un po’ di caffè?”. Al Sud permangono le buone maniere, il caffè va condiviso. Ed io alzando gli occhi al cielo ho detto al mio Maestro: “Le trovi tutte tu. Ti potevi risparmiare il signora che fa tanto di vecchiaia ma va beh..”. Mi sono avvicinata a loro e abbiamo cominciato a chiacchierare.


Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO


Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.