26 luglio 2021

26 Luglio 2021

Donare tutto senza vedere nulla

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 13,31-35)
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami».
Disse loro un’altra parabola: «Il regno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».
Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:
«Aprirò la mia bocca con parabole,
proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».

Il commento

Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo” (13,31). Questa parabola conferma che esiste un’enorme distanza tra la sapienza del Vangelo e le attese dell’uomo. Annunciare che il Regno è come un seme, anzi il più piccolo di tutti i semi, contrasta decisamente con i desideri più istintivi che appartengono alla natura umana. Nel nostro DNA la parola successo ha un posto d’onore, spesso la identifichiamo con realizzazione. Per i discepoli il Regno è la più splendente manifestazione di Dio, presentarlo come un seme gettato nella terra è certamente poco accattivante, anzi è un grossolano errore: tutti vogliono vincere, anche i credenti pensano che il trionfo terreno dia maggiore credibilità alla fede. Gesù invece invita a trovare la grandezza di Dio nella piccolezza. La parabola annuncia che quel seme porterà frutto fino a diventare un albero rigoglioso ma non è questo che deve affascinare o convincere il credente.

La parabola non ha solo un valore storico ma anche teologico, non vuole solo rassicurare i discepoli ma insegnare uno stile. Il Regno di Dio non risplende dove appare un albero verdeggiante ma dove qualcuno è disposto ad essere seme gettato nella terra. La fecondità è affidata all’amore di Dio che opera con potenza secondo tempi e modalità che non possiamo conoscere in anticipo. Chi ha fede è pronto a donare tutto anche se non vede nulla, semina con generosità senza pretendere di raccogliere. Le opere di Dio nascono e crescono come un piccolo seme. Non dobbiamo cercare altro se non di essere come un seme nelle mani di Dio. Teresa di Lisieux insegna che non dobbiamo fare grandi cose per piacere a Dio: “Facciamo della nostra vita un continuo sacrificio, un martirio d’amore, per consolare Gesù: egli vuole solo uno sguardo, un sospiro, ma uno sguardo e un sospiro che siano per lui solo!” (LT 96, 15 ottobre 1889). Oggi chiediamo la grazia di fare del nostro eccomi un piccolo e fragile seme che ogni giorno gettiamo nella terra con l’intima certezza che porterà frutto.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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