Green pass obbligatorio o no? Per i giovanissimi è veramente opportuno? Non entro nella diatriba di questi giorni infuocati di luglio. Credo che l’informazione come la politica dovrebbero offrire maggiori elementi di valutazione senza scatenare il panico o la rissa. È davvero triste sui social leggere di questa contrapposizione violenta tra vaccinati o non vaccinati. Dovremmo usare un po’ di buon senso.
Quello che è mancato certamente anche a don Pasquale Giordano, della parrocchia Mater Ecclesiae di Bernalda in provincia di Matera, che su Facebook ha scritto queste parole che avrei preferito non leggere considerata la fonte: «Dato il diffondersi del contagio da Covid-19 esorto caldamente, soprattutto i ragazzi e i giovani, a effettuare il tampone di verifica e ad aderire alla campagna vaccinale che si terrà nei prossimi giorni. Per l’accesso in chiesa e negli spazi della parrocchia è gradito un riscontro di un tampone recente o del vaccino. Per garantire sicurezza alle persone più fragili che frequentano la Chiesa chiedo gentilmente a chi non ha intenzione né di fare il tampone né di vaccinarsi di astenersi dal venire in parrocchia. È carità cristiana tutelare la propria e l’altrui salute».
Per quell’istinto materno di protezione che caratterizza le donne, ho voluto dare un primissimo beneficio del dubbio. E mi sono detta: “Andiamo a controllare i contagi della sua cittadina. Evidentemente sono altissimi per giustificare un simile post”. Il bollettino del 21 luglio del comune di Bernalda citava: 39 contagiati e 4 ospedalizzati su una popolazione di oltre 12.000 abitanti. Fate voi la percentuale.
Ma al di là dei numeri che parlano da soli, “esortare” e dunque “vietare” a non andare in chiesa e a non oltrepassare il confine degli spazi parrocchiali è esattamente il contrario della carità cristiana invocata da don Pasquale nel suo post. Sì, perché la vera carità che si può esercitare nei confronti del prossimo è quello di annunciargli che solo in Cristo c’è salvezza. Il che non esime i cristiani ad assumere tutti i comportamenti idonei in una società civile, come anche l’esortazione alla vaccinazione, ma queste indicazioni arrivano già dal governo e dai vari settori del vivere comune. La Chiesa ha un’altra missione e certamente non consiste nell’interdire le persone a partecipare a Messa o alle attività parrocchiali.
Vale la pena ricordare che durante la pandemia, la comunità ecclesiale ha acquisito comportamenti ineccepibili con distanziamenti, mascherine, igienizzazione ad ogni Santa Messa che sfida ogni altra aggregazione sociale. Ma poi ci sono sempre quelli che anticipano coloro chiamati ad amministrare e pensano di gestire la parrocchia come uno spazio privato.
Mi piace molto quello che il mio parroco dice sempre dall’altare da più di dieci anni: “La parrocchia, intesa come edificio, non è mia. È vostra. Voi rimanete, io prima o poi andrò via”. Esprime in questo modo la coscienza di chi è venuto per custodire, orientare, accompagnare non per cacciare fuori. Ora io credo che don Pasquale abbia le migliori intenzioni ma oltre a ricordargli, qualora gli fosse sfuggito il particolare, che i vaccinati possono essere contagiosi, mi preme sapere quanto prima che nella casa di Dio, affidata alle sue cure, tutti possano andare per ricevere il pane della Parola e dell’Eucaristia. L’unico nutrimento per non perire.
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