20 Luglio 2021

Ddl Zan: l’illusoria libertà al di fuori della verità di alcuni cattolici | 20 luglio 2021

Ho espresso più volte attraverso l’editoriale quotidiano o altri articoli pubblicati sulla nostra rivista, il dissenso per un disegno di legge che reputo pericoloso e decisamente ideologico, il Ddl Zan. Una lettrice non in linea con il mio pensiero mi ha scritto: “anche io mi arrogo il diritto di definirmi cristiana e cattolica ma non succube”. Con questo credo che volesse dire o almeno insinuare che io sono succube del pensiero della Chiesa sul Ddl Zan.

Sinceramente questa cosa mi preoccupa non poco. Alcuni cattolici sono favorevoli al testo. Come ad esempio Enrico Letta, il segretario “cattolico” del Pd. Può un politico che si definisce tale ignorare del tutto la posizione della Chiesa sull’argomento e non prendere in considerazione la dottrina sociale della stessa? Qual è il ruolo dei cattolici in politica? Perché questa moda, come la mia lettrice, di accogliere solo la parte della dottrina in linea con il politicamente corretto? Se esiste, come è noto, una dottrina, perché i cattolici la ignorano come se fosse opinabile?

Sono domande per niente ingenue e che nascono dal desiderio di unità ad intra che mi anima. Mi ferisce leggere di tanti cattolici favorevoli al testo di legge nonostante la precisa e chiara Nota verbale del Vaticano. Non perché dobbiamo essere sudditi acritici di una realtà. Per l’esatto contrario. Credo che i cattolici favorevoli non abbiano letto il testo di legge e ignorino completamente i rischi e le conseguenze della sua approvazione in quanto il testo offre molte ambiguità interpretative pericolose e fuorvianti che non hanno nulla a che vedere con l’accoglienza delle persone con attrazione verso lo stesso sesso.

Zan e company mettono l’accento sulle discriminazioni nei confronti delle persone lgbt ma non vogliono confrontarsi sugli altri aspetti pericolosi della legge. L’onorevole Zan discutendo con Fedez ha dichiarato davanti a milioni di spettatori che seguono il cantante influencer che bisogna “aiutare quei bambini che non si sentono bene nel proprio genere a fare un percorso di transizione sostenuti dai propri genitori” (cito testualmente le sue parole) per poi negare l’affermazione qualche giorno dopo in una diretta sui suoi profili social. Un autogol più grande di quello di Demiral agli Europei nella partita tra Italia e Turchia.

Come fanno i cattolici a non notare queste evidenti discrepanze? Come può un politico cattolico che nella ricerca del bene comune non può prescindere dal suo credo, essere d’accordo con un simile progetto di legge? Cosa ce ne facciamo dell’amore per la verità? Della tutela dei valori fondamentali? Possiamo veramente pensare di frammentare, sbriciolare la dottrina sociale dandola in pasto ai politici di turno, ignorando il suo contenuto e prescindendo da una posizione chiara della Chiesa nostra madre?

Basterebbe smascherare l’intento rieducativo sotteso alla scelta dello strumento penale dell’art. 5 di questo testo, dove si prevede che in caso di condanna anche solo per “istigazione alla discriminazione” (cioè di semplice dissenso…) vi possano essere sanzioni accessorie quali l’interdizione all’attività politica per tre anni, nonché l’inedito obbligo di prestare servizio nelle stesse associazioni LGBT la cui filosofia non era stata condivisa. Non è questo un modo di rieducare tipico di altri regimi? Per non parlare dell’introduzione della giornata nazionale dedicata anche al “gender”, che si vuole rendere obbligatoria, in ogni scuola di ogni ordine e grado, anche contro il parere dei genitori, che sono gli unici ad avere il “diritto” all’educazione dei figli, riconosciuto dall’art. 30 della Costituzione.

Qui non c’entra nulla il contrasto all’omofobia. Come cattolici dovremmo partire dal Catechismo della Chiesa cattolica secondo cui le persone con tendenze omosessuali devono essere accolte “con rispetto, compassione, delicatezza” evitando “ogni marchio di ingiusta discriminazione” (cfr n. 2358) ma poi essere fermi su qualsiasi altra deriva etica e antropologica. La fede non è un intimistico sentimento di compassione da riservare la Domenica per la Messa, ma un dono che apre il cuore e la mente sulla verità sull’uomo.

Oggi più che mai valgono le parole di san Giovanni Paolo II: “In seguito a quel misterioso peccato d’origine, commesso per istigazione di Satana, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), l’uomo è permanentemente tentato di distogliere il suo sguardo dal Dio vivo e vero per volgerlo agli idoli (cf 1 Ts 1,9), cambiando «la verità di Dio con la menzogna» (Rm 1,25); viene allora offuscata anche la sua capacità di conoscere la verità e indebolita la sua volontà di sottomettersi ad essa. E così, abbandonandosi al relativismo e allo scetticismo (cf. Gv 18, 38), egli va alla ricerca di una illusoria libertà al di fuori della stessa verità”.


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