La pandemia ha avuto un pregio. Ci ha regalato una certa ansia di vivere. In senso buono intendo. La sosta forzata, la distanza dagli altri, i ritmi rallentati delle giornate, la paura, ci hanno costretti a fare un viaggio interiore. Sono emersi desideri, sogni, accantonati in attesa di…avere il tempo per realizzarli.
Qualche giorno fa prendevo un caffè in un pomeriggio assolato con una mia amica che non vedevo dai tempi del Liceo. Sono arrivata in ritardo, come al solito, lei era lì ad aspettarmi bella come è sempre stata, magra, abbronzata e tanto tanto infelice. Mentre l’ascoltavo raccontarmi trent’anni di buco nella nostra amicizia, i miei occhi erano catturati dal nervosismo delle sue mani curatissime, dallo sguardo che faceva difficoltà ad incrociare il mio. Cercavo di capire il perché. Eppure, in questi anni aveva accumulato un successo dietro l’altro.
La laurea in Giurisprudenza, un master a Milano, l’apprendistato in un grande studio di Napoli. Me la ricordo quando negli anni delle stragi di Capaci e via D’Amelio, con gli occhi che le brillavano mi diceva che avrebbe dedicato la sua vita alla giustizia. E lo aveva fatto davvero, con sacrificio e duro lavoro. Per l’amore era stata meno fortunata. Una storia dietro l’altra fino all’incontro con Umberto. Anche lui un “uomo di giustizia”. Un fidanzamento lungo, durato dieci anni, fatto di viaggi, week end nelle Spa più rinomate, fughe romantiche a Capri. Sulla soglia dei quarant’anni, dopo aver acquistato la casa dei sogni si erano sposati e ora da circa 7 anni provavano ad avere un figlio senza riuscirci. Il marito era arrabbiato. La mia amica temeva che volesse lasciarla. Due anni fa si è sottoposta a iperstimolazione ovarica per prelevare gli ovuli. Già due impianti non sono andati a buon fine. Sara è distrutta, “in pochi anni ho visto sgretolarsi sogni, desideri e vivo nella paura di essere lasciata e di non poter mai diventare madre”.
Quante storie come quelle di Sara ho incrociato in questi anni. Credo che il vero problema che non si vuole affrontare veramente anche rispetto al calo demografico sia di natura culturale. E per me questo aggettivo va di pari passo con la questione educativa. Se ai nostri figli insegniamo che la cosa più importante è: realizzarsi, avere un lavoro non solo sicuro ma remunerativo, divertirsi e poi pensare a mettere su famiglia è chiaro che arrivano alla soglia dei quarant’anni e poi diminuiscono le possibilità di arrivare puntuali all’appuntamento con l’orologio biologico. Le probabilità di avere un figlio calano drasticamente. È la mentalità che deve cambiare.
Dico sempre a mia madre con i suoi quattro figli di cui tre sposati giovani, che loda i successi dei figli delle sue amiche, i quali dopo aver fatto due o tre master all’estero, ora siedono sulla poltrona di grandi holding internazionali ma ancora non hanno deciso a metter su famiglia a quarant’anni e passa: “Mamma i loro pezzi di carta o i loro conti in banca non riempiono la tua casa di risate sonore e non dicono Nonna quanto ti vogliamo bene la domenica a pranzo”.
È vero avere un figlio quando sei giovane e magari hai un lavoro precario e vorresti uscire ancora con gli amici e fare tardi la sera è complicato. Ma io ho visto tirare con sacrificio e amore i figli con una forza e una serietà inimmaginabile. Un figlio fa crescere, ti matura, l’accoglienza della vita cambia i genitori. Una mentalità contraccettiva e legata al benessere ci fa vedere tutto nell’ottica dell’individualismo: quando avrò la casa, quando mi sentirò pronta, quando potrò dare ai miei figli un futuro migliore. La scelta dell’amore per sempre, l’apertura all’accoglienza dei figli genera responsabilità e la responsabilità ci apre al dono e ci rende felici. Ammaccati ma felici. Perché la gioia non è nelle cose ma nelle persone che generiamo a vita nuova.
Con Sara dopo il caffè siamo andate in una delle nostre case di accoglienza, a giocare un po’ con i bambini che ospitiamo. Lei ha capito cosa volessi dirle e oggi mi ha chiamato per dirmi che con il marito cominciano la pratica per l’adozione. Non sarà facile ma sono certa che presto anche per loro arriverà il tempo della vita.
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