Sarà possibile anche per me vivere la purezza o è troppo tardi?

La verginità si può recuperare? Forse no, ma la purezza del cuore sicuramente sì. A quelli che si chiedono se si può cambiare strada, propongo la testimonianza di Ania Golędzinowska. Dall’inferno della droga e del sesso facile a Gesù Cristo, fino alla fondazione di “Cuori puri”: un esempio da ricordare e da seguire.

Sentendo parlare di castità e di purezza, alcuni, guardando al loro vissuto, potrebbero chiedersi: “Sarà possibile anche per me vivere la purezza o è troppo tardi?”. Tanti, forse, non se lo domandano neppure, certi che per loro ormai non si possa più cambiare. Quando vedo persone che non credono in un futuro diverso dal loro presente, mi viene sempre in mente una frase che papa Francesco disse ai ragazzi durante la Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia nel 2016. Il senso era più o meno questo: “Dio non ti vede come un pezzo da museo, non fossilizzarti sul tuo passato. Pensa a quello che puoi fare da questo momento in poi”.

Se stai pensando: “Ho perduto la purezza e non posso tornare indietro, quindi ormai vado avanti così”, stai solo credendo a una bugia. Non sei un fossile, non sei fatto per restare fermo. Ascolta il tuo cuore. Che tu sia fidanzato oppure no, che tu ti sia preservato fino ad adesso o abbia sperperato il dono unico e prezioso del tuo corpo, che tu sia sposato, divorziato, convivente: non è troppo tardi, puoi ancora far risuonare in te l’annuncio di una vita pura. E mentre dico questo penso alla storia di Ania, fondatrice di Cuori Puri: showgirl, modella, attrice, ha vissuto l’inferno nella sua vita, ha toccato l’abisso, per poi sfiorare il paradiso. Ha conosciuto l’orrore, la sporcizia più indicibile, per poi ritrovare l’innocenza perduta, come racconta lei stessa nel suo libro: Con gli occhi di bambina. Alla ricerca dell’innocenza perduta, ed. Piemme Incontri.

Ania è cresciuta con dei genitori completamente assenti, violentata sin da bambina dal compagno della madre: la droga e il sesso facile sono diventati sin dai primi anni della sua adolescenza pane quotidiano per lei. Originaria della Polonia, dove viveva abbandonata a sé stessa, ha visto nell’Italia una specie di terra promessa. È partita, ma, purtroppo, è finita in mano a squallidi approfittatori. È caduta in una nuova trappola, fatta di abusi e discriminazioni. Ania non ce la faceva quasi più, tanto da iniziare a pensare al suicidio. Da quello schifo, però, è riuscita ad uscire e racconta: “Dio mi ha tenuto la Sua mano sul capo e mi ha aiutato a ritrovare la speranza e la voglia di sognare. I sogni sono per l’anima ciò che per una piantina è l’acqua. Significa che sei viva, ma viva veramente. E che sei capace di immaginare un futuro”.

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La svolta è avvenuta per lei durante un pellegrinaggio in un luogo mariano: Ania ha scoperto un mondo diverso, ha sperimentato per la prima volta nella vita una pace vera. Lì ha trovato Gesù, l’acqua che poteva saziare la sua sete di bellezza, di felicità. Con Cristo, per mezzo di Maria (come ci tiene a ricordare), ha iniziato un percorso di guarigione. Con il tempo, la sua affettività ferita è stata risanata: ha recuperato la purezza, ha deciso di vivere un fidanzamento casto con quello che poi sarebbe diventato suo marito e si è adoperata, fondando l’associazione Cuori Puri, perché altri conoscessero “la gioia della castità”. Ania a me ricorda una cosa fondamentale: non possiamo cancellare il passato, far finta che non esistano le cicatrici nel cuore, ma è possibile che quelle cicatrici diventino i punti di innesto delle nostre ali.

Certamente Ania è un caso molto particolare, ma ci sono tanti uomini e donne che hanno perduto la loro verginità in modo sciocco, con la persona sbagliata, nel momento sbagliato, con ragazzi/ragazze che non erano la loro vocazione. Ci sono uomini e donne che hanno visto il sesso come un gioco, che hanno abusato della pornografia, che hanno vissuto nella dipendenza affettiva, che si sono svenduti come si svende un’auto da rottamare o un orologio usato senza lancette. Eppure, ho visto tanti di loro tornare vergini nel cuore, fare scelte diverse, riacquistare la purezza, cominciare a preservarsi. Ci sono coppie che hanno vissuto l’intimità sin da subito, bruciando alcune tappe, non permettendo al rapporto di maturare, che poi hanno scelto di cambiare rotta, di mettere al centro altre cose e donarsi in modo nuovo, anima e copro, solo nel matrimonio. 

Abbiamo riportato nelle scorse settimane numerose testimonianze di rinascite, in questo senso. Proprio recentemente si è parlato di don Davide, un sacerdote che propone ai fidanzati, durante i corsi di preparazione al matrimonio, di “aspettarsi fino al matrimonio” anche se fino a quel momento hanno vissuto diversamente.

E tanti gli hanno detto, poi frasi come: “Abbiamo messo al centro altre cose, è stato davvero utile”; “Abbiamo capito che qualcosa non stava andando e abbiamo messo a fuoco i problemi”; “Abbiamo imparato ad attenderci”; “Abbiamo imparato a fare pace davvero, a parole”; “Abbiamo vissuto più intensamente il giorno del matrimonio perché ci siamo donati in modo nuovo”. Non è mai troppo tardi per cambiare. Non è mai troppo tardi per iniziare a guardarsi e a guardare l’altro con occhi nuovi, diversi. Con occhi puri.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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