15 Luglio 2021
Quando abbiamo scelto di servire la famiglia | 15 luglio 2021
Il cardinale Caffarra, grande annunciatore della bellezza della famiglia, citava spesso un suo ricordo personale. All’indomani dell’incarico che papa Giovanni Paolo II gli affidò di ideare e fondare il Pontificio Istituto per Studi su Matrimonio e Famiglia, Caffarra scrisse a suor Lucia di Fatima, attraverso il vescovo perché direttamente non si poteva fare, per chiedere preghiera per il suo nuovo incarico. Inspiegabilmente, benché non si attendesse una risposta, gli arrivò dopo pochi giorni una lunghissima lettera autografa – ora negli archivi dell’Istituto – in cui è scritto: “lo scontro finale tra il Signore e il regno di Satana sarà sulla famiglia e sul matrimonio”.
“Non abbia paura” aggiungeva, “perché chiunque lavora per la santità del matrimonio e della famiglia sarà sempre combattuto e avversato in tutti modi, perché questo è il punto decisivo”. E poi concludeva: “ma la Madonna gli ha già schiacciato la testa”. Un nodo cruciale dunque quello della santità del matrimonio e della famiglia, una sfida che abbiamo accolto alcuni anni fa come rivista e che oggi sentiamo con particolare urgenza. Ma da dove cominciare se non dalla preghiera? In fondo anche la nostra avventura editoriale è cominciata da questa prima nota del pentagramma della fede. Ed i ricordi si fanno strada mentre per il tempo di un articolo gusto la dolcezza delle origini. Tra le mani un’immaginetta che conservo nel mio breviario, è del 17 dicembre 1988, l’entrata del nuovo parroco. Cambiamento di rotta. La parrocchia riceve un nuovo volto, vengono radunati i giovani, chiamati e formati alla leva i catechisti.
Ero alla ricerca, riempivo le pagine del mio diario, bevevo tutto a grandi sorsi. Ma questo giovane prete non si accontentava di formarci, ci insegnava a pregare. Quante sere, dopo la Messa, stendevamo i tappeti davanti all’altare e imparavamo a balbettare le prime parole di un dialogo a tu per tu con Dio! Non erano tanto le parole che ci diceva a forgiare il nostro cuore ma come pregava insieme a noi. Ci ha insegnato le parole della fede, ed erano intrise di preghiera. Era così grande il desiderio di fare qualcosa per la Chiesa, ci sentivamo parte di questo fiume in piena, di questa Chiesa Madre dal cui grembo venivamo ogni volta generati ed era così forte l’amicizia che volevamo creare e intensificare che decidemmo di continuare a rimanere uniti, a pregare per la famiglia in modo particolare.
Scegliemmo di farlo con la Compieta, la preghiera liturgica che prepara al riposo della notte. All’inizio eravamo in pochi, questo ci permetteva di farci uno squillo telefonico. Era il segnale. Ognuno nella propria camera ma con un cuor solo e un’anima sola, giovani arruolati nella milizia della Chiesa univamo le nostre voci e nella notte risuonava il nostro De profundis, non per i morti, per i vivi, per coloro che avevano bisogno di preghiera. Da quel momento quanti passi sono stati fatti per la famiglia: opere, case di accoglienza, missioni per gli sposi, comunità di formazione. Eppure in questi trent’anni un unico e costante motivo ha accompagnato ogni scelta, la preghiera. Come pensare allora di affrontare le sfide sulla famiglia e per la famiglia se non iniziando da qui? Invitando le famiglie a pregare insieme? La posta in gioco è molto alta e noi non possiamo permetterci di perdere la partita.
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