Ma “sexy” e “bello” sono sinonimi?

specchio

Al giorno d’oggi essere “sexy” è quasi un dovere. Ma la bellezza, quella vera, è la stessa cosa? Assolutamente no. Dovremmo educare i nostri figli al pudore. Una parola antica, ma sempre nuova.

Ricordo quando una mamma disse a sua figlia adolescente: “Essere desiderata non vuol dire essere amata”. Aveva, ed ha, proprio ragione. Nel periodo estivo è l’abbigliamento il segno esteriore che porta a questa riflessione. Tuttavia negli ultimi dieci anni sono aumentati i siti e i blog, in Italia e all’estero, che promuovono un diverso stile nell’abbigliamento femminile, una moda pudica, modesta. Non si tratta solo di centimetri di pelle da coprire, di minigonne da scartare o di tessuti morbidi da preferire a quelli fascianti, bensì di proporre uno sguardo nuovo alle nuove generazioni che passa dalla consapevolezza del valore del proprio corpo, tempio dello Spirito Santo. Uno sguardo che intende riscoprire il concetto di grazia, l’autentica bellezza che attrae di più. 

Tuttavia al giorno d’oggi, ad affermare che il corpo è “tempio dello Spirito Santo” si corre il rischio di essere definiti bigotti e fuori del tempo. Scriveva Jo Croissant, autrice del libro “La donna o il sacerdozio del cuore” e fondatrice, insieme al marito della Comunità Cattolica delle Beatitudini, nata in Francia nel 1974: “La bellezza fa parte della grazia femminile. La donna è bella, ma la sua bellezza non viene dalla regolarità dei suoi tratti, ma dalla presenza di Dio in lei, dalla luce interiore che illumina i suoi tratti, è Dio che ci rende belli”. 

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Sul blog di una esperta di Bon Ton, Elisa Motterle si legge: “L’eleganza del passato è il mio personale antidoto all’omologazione del gusto, e un piacevole rifugio dalla volgarità del presente”. Infatti certi film ambientati a fine ottocento o anche fino agli anni quaranta del secolo scorso hanno abiti femminili molto belli che nulla tolgono alla femminilità.

Essere sexy è quasi un… dovere. Le parole sexy è un termine anglofono che la Treccani così definisce: “chi è dotato di forte attrazione erotica così da riuscire sessualmente eccitante”. Ecco appunto eccitare gli altri. Oggi anche alle ragazzine è chiesto di essere sexy. Il processo di ipersessualizzazione è aiutato e spinto anche dagli idoli delle teenager. Certi progetti di educazione sessuale nelle scuole, specialmente quelli che parlano di gender, portano i bambini a parlare di rapporti sessuali, metodi contraccettivi, eccitazione, in un’età in cui la loro psiche e il loro corpo non sono per niente preparati. Non può dunque stupire che le ragazzine, ma anche i ragazzini, oggi non abbiano idea di che cosa sia il pudore: nessuno spiega più cosa sia, e quelle poche mamme che cercano di educare le bambine ad uno stile pudico, ad una moda modesta e bella, fanno molta fatica a trovare delle alternative nella grande distribuzione. Eppure il senso del pudore è innato e si mette in movimento proprio nell’adolescenza perché il valore sopra-utilitario del corpo è riconosciuto a partire dal valore della sessualità. Educare al pudore non è una imposizione ma un aiuto a riscoprire quello che già è presente nella vita interiore. Un giorno i giovani di oggi ci ringrazieranno.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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