Il diritto alla vita fa un passo indietro. Mentre l’attenzione è tutta concentrata sugli Europei di calcio, sulla questione vaccini, sul Ddl Zan e sui migranti, la cultura della morte continua ad avanzare in maniera indisturbata. Non c’è nulla da fare, il male agisce nelle tenebre, nella confusione, nella distrazione generale.
Martedì la Commissione Giustizia della Camera ha approvato il testo base della nuova legge sull’eutanasia, approvato con i voti del centrosinistra più il Movimento 5 Stelle, e secondo alcuni rappresenta la migliore possibilità di regolamentare l’eutanasia.
L’iter è cominciato con la sentenza del 2019, quando la Corte Costituzionale era intervenuta sulla morte di Fabiano Antoniani, “DJ Fabo”, stabilendo che a determinate condizioni non è punibile una forma di eutanasia definita assistenza al suicidio, cioè quando una persona di fatto permette a un’altra di suicidarsi. Concretamente, la sentenza stabilì che in Italia si può aiutare una persona a morire senza rischiare di finire in carcere se quella persona ha una patologia irreversibile, se la patologia irreversibile le provoca sofferenze fisiche o anche solamente psicologiche per lei intollerabili, se la persona è pienamente capace di decidere liberamente e consapevolmente, e se è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Il testo base approvato martedì ricalca in gran parte la sentenza della Corte, dato che prevede gli stessi parametri per richiedere il suicidio assistito aggiungendo soltanto quello della “prognosi infausta”, cioè di una diagnosi di malattia terminale.
Non contenti i membri dell’Associazione Luca Coscioni che hanno criticato il testo base approvato martedì perché esclude i malati di tumore e perché non prevede la cosiddetta “eutanasia attiva”, che avviene quando è il medico a somministrare il farmaco necessario a morire, ancora meno impegnativa per il malato. E dunque cosa fanno? Propongono un referendum abrogativo di una parte dell’articolo 579 del Codice penale, quello che punisce l’assistenza al suicidio: in questo modo sarebbe permessa l’eutanasia attiva oltre a una forma molto più ampia di suicidio assistito rispetto al testo base approvato martedì. Insomma al male non c’è mai fine e nemmeno al sonno della ragione.
I più leggono questi passi come segno di civiltà perché, a loro dire, dobbiamo essere liberi di esercitare il diritto a quando e come morire. Ci rendiamo conto che siamo vittime senza possibilità di replica di una regia che edulcorando anche l’ora della morte come un semplice e indolore passaggio ci sta rendendo tutti schiavi del potere?
Ancora una volta tornano con forza le parole di Chesterton: “La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. È una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. È una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli”.
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