29 giugno 2021
29 Giugno 2021
Continuare ad amare chi ci ha delusi | 29 giugno 2021
La delusione: il vocabolario la definisce uno stato d’animo caratterizzato da tristezza provocata dalla constatazione che le attese, le speranze che avevamo riposto in qualcuno, non hanno avuto riscontro nella realtà. Quali attese, quali speranze sono state ignorate dagli altri? Mi sono chiesta nelle ultime settimane. Tante, troppe. Sono stata delusa e questo stato mi impedisce per il momento di guardare oltre, di lasciare alla fede lo spazio per decifrare e accogliere questo tempo di dolore.
La tentazione è di fare come Pietro. Al termine dei tre anni di vita insieme a Gesù, ritorna verso la Galilea, ritorna al passato e dice: “Me ne vado a pescare!”. Gli altri rispondono: “Veniamo con te!”. Nonostante abbia conosciuto Gesù, abbia visto le meraviglie che Lui compiva, la delusione e la stanchezza prendono il posto della speranza. Anche i discepoli di Emmaus non si accorgono che Gesù stava camminando accanto a loro perché “erano scoraggiati”, e la delusione può offuscare la vista, appesantire il cuore e lasciarci appunto senza coraggio.
Può avvenire con Dio: sentiamo che abbiamo dato tutto e Lui non realizza i nostri desideri. Può avvenire con il marito, la moglie: siamo convinti che non sono all’altezza dell’amore che doniamo. Può accadere con i figli: non sono riconoscenti per tutti i sacrifici che ogni giorno facciamo per loro. Può essere un amico: per te era una persona speciale, di quelli che nei momenti di difficoltà sarebbe stato sempre al tuo fianco ma alla prima occasione di vanagloria, ha calpestato anni di condivisione e amicizia.
Non siamo soli. La Scrittura è piena di esperienze di uomini e donne di Dio che vissero momenti di afflizione, di tristezza, di sconforto e desolazione. Come Elia per esempio che dopo la straordinaria vittoria sul Monte Carmelo fugge spaventato dalle minacce della regina Izabel e nel deserto fa l’esperienza della sua umiliazione. Oppure Giobbe che si vede spogliato di tutto ciò che possedeva, della sua casa, della sua salute e dei suoi figli. Ma in queste vicende come in altre, Dio non abbandona mai i suoi figli. Dio non tradisce il suo patto. Siamo noi che aggrappati ad un’idea sugli altri e su di Lui crediamo di essere stati abbandonati e trafitti ingiustamente.
Il Dio che permette le prove è lo stesso che ha mandato il suo Figlio per noi. È il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, il Dio di Gesù, che anche se manda le difficoltà e le prove sa che queste ci mettono di fronte a noi stessi, con le nostre debolezze e imperfezioni e ci danno la possibilità di comprendere sempre meglio la pazienza e l’amore del nostro Padre celeste.
Non è semplice. Lo sperimento nella mia vita e spesso raccolgo tante condivisioni di sposi o di genitori che vivono il dramma della delusione. Può essere un tarlo che consuma ogni pensiero di bene o può diventare l’avamposto per fidarci sempre di più di Dio e lodarlo e servirlo non aspettando che passi la prova ma nel tempo della prova.
In questo suggerisco di fare come le donne, come le mamme. Anche quando stanno male, fisicamente o interiormente, non rinunciano a preparare il pranzo o la cena, a lavare quei calzini puzzolenti o ad apparecchiare la tavola. C’è un amore, una fierezza, una gratuità in quei gesti che sfidano ogni orgoglio o delusione. C’è una luce che continua a splendere. A me sembra quello il segreto per vincere la delusione: continuare ad amare chi ci ha delusi perché “se amate solo quelli che vi amano, quale merito ne avete?”.
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