20 giugno 2021

20 Giugno 2021

Dinanzi al male

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4, 35-41)
In quel tempo, venuta la sera, Gesù disse ai suoi discepoli: «Passiamo all’altra riva». E, congedata la folla, lo presero con sé, così com’era, nella barca. C’erano anche altre barche con lui.
Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?».
Si destò, minacciò il vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e ci fu grande bonaccia. Poi disse loro: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».
E furono presi da grande timore e si dicevano l’un l’altro: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?».

Il commento

Ci fu una grande tempesta di vento e le onde si rovesciavano nella barca, tanto che ormai era piena” (4,37). Stando alla dettagliata descrizione dell’evangelista, possiamo immaginare l’agitazione dei discepoli, l’esperienza non basta, anzi proprio la frequentazione del lago accresce la preoccupazione, sono consapevoli di trovarsi in pericolo. Lo loro paura è dunque più che giustificata. Gesù sembra dormire. Ad un certo punto, quando vede l’angoscia crescente dei discepoli, interviene e agisce con potenza: “Si destò e minaccio il vento” (4,39). Marco usa lo stesso verbo [epitimáō] che troviamo nella guarigione di un indemoniato (1,25). Anche il comando viene espresso con lo stesso verbo [phimóō]: “Taci, calmati”, dice al mare. “Taci! Esci da lui!”, dice al maligno (1,25). Il parallelismo non è casuale. La tempesta assume un evidente valore simbolico, diventa annuncio e segno di quel male che appare all’improvviso e c’imprigiona nell’angoscia più profonda. Il racconto evangelico non si limita alla cronaca degli eventi, insegna che quando ci scontriamo con il male le nostre capacità sono azzerate, solo Gesù può ha la potenza di sedare le tempeste della vita, solo la sua Parola può liberarci dalla paura. L’uomo contemporaneo proclama con orgoglio di saper gestire gli eventi. Sembra un inno alla responsabilità, in realtà è il manifesto dell’ateismo. Noi invece sappiamo – e dobbiamo proclamarlo con piena convinzione – che tutte le soluzioni che pretendono di fare a meno di Dio sono tentativi fallimentari.

Il Vangelo non è una bella favola, la narrazione non si ferma con la ritrovata calma. Dopo aver zittito il mare, Gesù rimprovera aspramente i discepoli, denuncia con parole severe la paura che nasce dalla mancanza di fede (4,40). Quante volte, a causa della poca fede, non sappiamo affrontare il male, ci tiriamo indietro, delusi e scoraggiati, perdiamo fiducia in se stessi. Oggi chiediamo la grazia di affrontare le tribolazioni della vita con la certezza di poter sempre contare sulla presenza amorevole di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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