Se non vuoi educare tuo figlio alla religione gender, niente paura ci pensa Cartoonito…

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È sbarcato su Cartoonito l’ennesimo carrozzone da carnevale brasiliano dove l’Lgbtq+ è trasformato in un fenomeno da baraccone per bambini. Nel calderone mediatico “macina share” che fine ha fatto il rispetto per le persone con tendenze omosessuali?

Dal 1 giugno, quando è iniziato il mese dell’orgoglio gay, la canzoncina The Blue’s Clues Pride Parade Sing-Along Ft. Nina West ha fatto irruzione sui canali della serie Blue’s Clues & You!, quella “simpatica serie animata educativa interattiva per bambini” sbarcata, tra gli applausi delle mamme, su Cartoonito e prodotta da Nickelodeon Animation Studio e 9 Story

Nel film d’animazione la drag queen invita il cagnetto Blue e tutti i bambini di età prescolare a unirsi al Pride cantando sulle note della canzone simbolo della guerra di secessione americana: «Ehi Blue guarda tutte queste famiglie! Ciao famiglie, è l’ora del Pride! Urrà per le famiglie che marciano ad una ad una! Urrà per questa famiglia che ha due mamme che si amano così orgogliosamente e tutte marciano nella grande parata! Urrà per le famiglie che marciano due a due! Urrà per questa famiglia che ha due papà che si amano così orgogliosamente…».

Il motivetto e uno di quelli che gli inglesi chiamano “earworm”, tarli, bachi nelle orecchie. Vale a dire? Si appiccicano alle sinapsi e non smetti più di ripeterli. In altri termini si tratta di un cartone pensato strategicamente per raddoppiare consensi e fare il lavaggio del cervello ai più piccoli approfittando della disattenzione dei genitori, o per meglio dire, di quelli che ancora stanno attenti a ciò che la televisione propina ai nostri pargoli. 

Cosa c’è di sbagliato? Mi urlerà qualcuno. Innanzitutto: pansessualismo, omosessualità, transessualità sono temi delicati che vanno affrontati con il proprio figlio a seconda delle esigenze dei figli. Mi spiego meglio: con Sabrina dovrò affrontare determinati tipi di discorsi in maniera diversa rispetto a Denise a prescindere dalla tematica in questione. Perché? Semplice: hanno un carattere diverso. Hanno tempi diversi. Hanno maturità diverse. Chi è che può compiere un retto discernimento? I genitori che li vedono nascere e crescere e che hanno tutto il diritto, oltre che il dovere, di decidere come e quando trattare argomenti come questo. 

In secondo luogo quello che mi inorridisce è la sconcertante sensazione che lo stesso showbiz abbia perso il senso della delicatezza di questi temi e li abbia trasformati in fenomeni da baraccone acchiappa ascolti, carrozzoni da carnevale brasiliano fatti per aumentare lo share assecondando il politicamente corretto. Dietro etichette come transessualità e omosessualità ci sono storie e persone che spesso faticano ancora a fare il famoso outing. Non sono processi facili come vogliono farci credere, né oggetto di motivetti per bambini. Insomma, volendo restare lontana da ogni forma di giudizio o di ideologia, ogni volta che mi ritrovo di fronte a spettacolini come questo mi domando se davvero, oggi come oggi, le persone omosessuali o transessuali sono rispettate. Se invece loro per prime non sono vittime di un calderone mediatico che macina l’umanità riducendola a brandelli in un mare caotico e confuso di colori allucinanti e le sacrifica sull’altare del dio denaro

Detto questo, a mio modesto parere (e parlo da madre più che da giornalista), ai bambini non si può parlare di tutto soprattutto a quelli in età prescolare. Lasciate le cose per gli adulti agli adulti e restituite ai bambini la loro legittima infanzia.




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Ida Giangrande

Ida Giangrande, 1979, è nata a Palestrina (RM) e attualmente vive a Napoli. Sposata e madre di due figlie, è laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Napoli, Federico II. Ha iniziato a scrivere per il giornale locale del paese in cui vive e attualmente collabora con la rivista Punto Famiglia. Appassionata di storia, letteratura e teatro, è specializzata in Studi Italianistici e Glottodidattici. Ha pubblicato il romanzo Sangue indiano (Edizioni Il Filo, 2010) e Ti ho visto nel buio (Editrice Punto famiglia, 2014).

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