Difendere la vita dal concepimento alla morte naturale non è di destra né di sinistra…

La legge 194 in 43 anni di applicazione è costata allo Stato dai 4,1 ai 5,6 miliardi di euro per l’aborto di 6 milioni di bambini e bambine. Circa 120 milioni di euro l’anno. Chissà quante donne che hanno scelto di abortire per motivi economici, si sarebbero potute aiutare ad accettare il figlio o la figlia. E fra le bambine nate, oggi ci sarebbero a loro volta altre mamme. La crisi demografica nasce anche da questo.

Sabato scorso 22 maggio a Roma si è svolta la decima Marcia per la Vita. Il giorno scelto, forse volutamente, è proprio quello della promulgazione della legge 194 sull’aborto volontario del 1978. Giorno di Santa Rita e della benedizione delle rose oltre che mese mariano della pietà popolare. È la Marcia per le vie di Roma fino al Colosseo per dire che la vita umana è intangibile. Il popolo pro vita spesso viene dipinto come bigotto, tradizionalista, arretrato, medioevale e addirittura oscurantista. Ma non è così. Ci sono tante coppie con bimbi, ragazze e ragazzi, giovani consacrate, religiosi, pensionati. Nella manifestazione di quest’anno erano presenti anche gli ambasciatori di Polonia ed Ungheria presso la Santa Sede, Janusz Kotanski ed Eduard Habsburg e il cardinale Raymond Leo Burke. 

A 43 anni dall’approvazione la legge 194 avrebbe dovuto limitare, fino ad azzerarli, gli aborti clandestini ma questo non è avvenuto. Avrebbe dovuto promuovere la maternità e invece ci troviamo in un inverno demografico drammatico. Anche l’aborto eugenetico purtroppo è più che mai praticato.

Il 24 maggio presso la Sala Giubileo della LUMSA un incontro di economisti, medici e giuristi, con il patrocinio della SIBCE (Società Italiana per la Bioetica e i Comitati Etici), dell’AIGOC (Associazione Italiana Ginecologi e Ostetrici Cattolici), della Fondazione “Il Cuore in una Goccia” e di Pro Vita & Famiglia, ha calcolato quanto è costata allo Stato la legge 194 in 43 anni di applicazione. La cifra è enorme: dai 4,1 ai 5,6 miliardi di euro per l’aborto di 6 milioni di bambini e bambine. Circa 120 milioni di euro l’anno. Chissà quante donne che hanno scelto di abortire per motivi economici si sarebbero potute aiutare ad accettare il figlio o la figlia. Sicuramente migliaia e migliaia. E fra le bambine nate, oggi ci sarebbero a loro volta altre mamme! La crisi demografica nasce anche da questo.

Leggi anche: Cosa è cambiato dal referendum abrogativo della 194? La risposta nel nuovo numero di Punto Famiglia…

Una buona notizia è finalmente la legge promossa dal Senato sull’Assegno unico universale. La scelta audace di far partire l’assegno unico familiare dal settimo mese di gravidanza è una novità che sancisce l’umanità del feto e lo rende “persona” a tutti gli effetti. È già persona, lo sappiamo, al sesto mese, al quinto, al quarto, al terzo… al primo. Per la legge 194 fino al terzo mese l’embrione non è persona per lo Stato, ma dopo il terzo mese non si potrebbe più abortire (a parte quello per problemi fisici, cioè il tragico aborto eugenetico) e quindi diventa “persona”. Ora con l’assegno unico dal settimo mese lo diventa ancor di più. In questo modo lo Stato riconosce che il cittadino che sta per nascere in una famiglia avrà il suo aiuto.

Il primo firmatario della proposta di legge è quella di Graziano Delrio e per il gruppo parlamentare Pd al Senato a intervenire in aula è stata la senatrice reggiana Vanna Iori. L’assegno unico sarà universale e arriverà dal 1° luglio 2021. Il nuovo assegno potrà essere liquidato sotto forma di credito d’imposta o di denaro e sarà riconosciuto per ogni figlio a carico dal settimo mese di gravidanza al diciottesimo anno di età, con importo maggiorato dal secondo figlio in poi e per i figli con disabilità (con un importo che potrà aumentare dal 30 al 50%). L’assegno potrà essere corrisposto fino al compimento del 21esimo anno di età, ma potrà essere ridotto ed erogato direttamente al figlio maggiorenne nel caso in cui sia iscritto all’università, svolga un tirocinio, frequenti un corso professionale, sia impegnato nel servizio civile universale, svolga un lavoro a basso reddito o sia registrato come soggetto disoccupato e in cerca di lavoro. Difendere la vita dal concepimento alla morte naturale non è di destra né di sinistra come dice sempre Papa Francesco.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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