24 maggio 2021
24 Maggio 2021
Il dolore di una Madre | 24 maggio 2021
La Chiesa oggi ci fa celebrare la memoria liturgica di Maria, Madre della Chiesa. Memoria istituita per volontà di Papa Francesco l’11 febbraio 2018 e che cade sempre il lunedì dopo Pentecoste. Molto significativo è il brano scelto per la liturgia. È quello di Giovanni al capitolo 19. Maria si trova ai piedi della croce per l’ultima consegna. Era lì mentre gli aguzzini del Figlio amato lo schernivano e lo deridevano, era lì mentre quel Figlio era caricato della croce e camminava sotto quel peso fino al Golgota.
Nel vedere il film di Mel Gibson, The Passion, alcuni anni fa, mi colpì moltissimo la scena in cui Maria raccoglie il sangue del figlio che colava copioso lungo la strada del calvario. In quel gesto così assurdo ma così profondo, si rende plastica tutta la sua maternità, una madre raccoglie le sofferenze del figlio, la Madre sa che quel sangue, cioè quel sacrificio, quella grazia non può essere perduta.
Quando prego i misteri dolorosi, penso a Maria. Che cosa avrà pensato ai piedi di quella croce? Tutta la sua vita le sarà passata in un lampo davanti agli occhi. Lei fanciulla, innamorata di Giuseppe e poi l’angelo, Elisabetta, la gravidanza, il parto, la vita a Nazareth, le parole della fede consegnate a quel figlio e poi la partenza da casa, la predicazione, la sequela e infine la croce.
Siamo onesti, la pagina della croce vorremmo volentieri cancellarla o strapparla dalla Scrittura. Un innocente che muore sulla croce, una madre costretta ad assistere ai patimenti e alla morte di un figlio. Che cosa c’è di più disumanizzante, di più doloroso, di più incomprensibile? Eppure, se non facciamo lo sforzo di entrare in quell’ora di agonia, di inserirci in quel dolore rischiamo di non partecipare alla redenzione e di perdere l’appuntamento con l’eternità.
Siamo chiamati a porci accanto a Maria. Lei è lì, c’era al momento della nascita del Redentore. C’è nel momento della sua morte. Ogni donna, ogni madre c’è nell’ora di un Figlio. Il patire di un figlio è quello di una madre. È un tutt’uno e nel mistero del legame di Maria e Gesù è ancora più smisurata questa unità. Scrive Giovanni: “Gesù allora, vedendo la madre”. Gesù vede la madre. Quale grande consolazione quello sguardo posato su di Lei avrà avuto in quel momento di solitudine e abbandono.
Vede la madre e forse in un attimo anche nel suo cuore saranno passati tutti i giorni trascorsi con Lei. Sotto il suo sguardo ha imparato a camminare, a vestirsi, a mangiare, a pregare, ad amare Dio. E ora sotto quello sguardo deve imparare anche a morire, a compiere l’ultimo gesto prima di adempiere completamente alla volontà del Padre.
Allo sguardo, seguono le parole: “Donna, ecco tuo figlio”. Perché non la chiama col suo nome «Maria», perché non la chiama mamma? E poi quell’appellativo sulle labbra di Gesù: «Donna», esattamente come a Cana, il giorno di quelle nozze. «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Ecco l’ora è arrivata. Quale ora? L’ora di partorire di nuovo, l’ora della Chiesa che nasce. Maria riceve una nuova maternità, Lei diventa la Madre di tutti, una nuova vocazione. La nostra mamma, la madre della Chiesa. “Santa Maria, Madre di Dio, Madre nostra, insegnaci a credere, sperare ed amare con te. Indicaci la via verso il suo regno!” (Spe salvi, 50).
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