“Ti amo così tanto che desidero fondermi con te…”

coppia

Il sesso esercita una forte attrattiva su di noi, altrimenti non esisterebbero video porno, prostituzione e sexy shop. Ma il punto della questione è: assecondare la concupiscenza ci fa bene oppure il nostro cuore ci chiede altro?

“La Chiesa rovina il sesso, lo fa vivere male, non fa altro che mettere sensi di colpa, dicendo che tutto è sbagliato”. Se ne è uscito così, qualche giorno fa, un mio amico. Sono consapevole che molti abbiano questo pregiudizio (e che una parte della Chiesa non faccia troppo per scardinarlo), ma chi parla in questo modo evidentemente conosce ancora poco il Vangelo e la dottrina cattolica sul corpo, specialmente quella sviluppata nell’ultimo secolo. E che peccato, mi viene da dire: visto che il cristianesimo, anche in questo, non è oscurantista ma rivoluzionario. Giovanni Paolo II, definito il “Papa della Famiglia”, nella Mulieris Dignitatem arriva a sostenere che l’unione dell’uomo e della donna in una sola carne sia l’apice di tutta la Creazione divina. Altro che paura del sesso: la paura è solo verso ciò che può contaminare una realtà così bella. La paura è verso ciò che distrugge questa meraviglia: il dono di due persone mediante l’unione dei corpi.

Una mia carissima amica dice questo: che i nostri corpi sono “sessuati” per poter essere “donati”. Definiamo l’uomo perché esiste la donna, definiamo la donna perché esiste l’uomo. Altrimenti esisterebbe genericamente “l’essere umano”. E invece no: esistiamo in modo diverso e siamo fisicamente strutturati perché possiamo donarci l’uno all’altra e perché mediante quella donazione esploda la vita, in tutti i sensi. Il sesso è un elemento di fusione unico, speciale, ed è origine della vita. Si tratta del quid del matrimonio: è il fulcro dell’amore sponsale. La Chiesa lo protegge perché ne coglie il valore inestimabile. Non ha paura del sesso: anzi, ne difende l’integrità, come si fa con ogni cosa preziosa. Le teche che salvaguardano un quadro al Louvre non sono pensate da paranoici bigotti, ma da persone che conoscono il valore di quell’opera e che sono consapevoli dei tanti pericoli che potrebbero rovinarla. Mi piace pensare che la Chiesa si impegni a custodire uno dei quadri più belli che il Creatore ha messo in questo nostro mondo…

Sempre questo mio amico, mentre gli parlavo di purezza (lui non ha nulla contro la pornografia, anzi, la ritiene una componente normalissima nella vita dell’uomo, invece per me significa non riconoscere la profonda dignità di ogni persona) mi ha detto, scherzando: “Non sono io quello strano, sei tu che sei fuori dal mondo”. Un po’ sì, ha ragione. D’altronde, siamo nel mondo, ma non siamo del mondo: è una frase di Gesù. E la trovo piuttosto azzeccata nel contesto del nostro diverbio. Ho preso quella battuta più come un complimento che come un insulto: significa che quello che propongo è cristiano, non mondano. Menomale. Tuttavia, non mi ritengo fuori dal mondo nel senso che sono “estranea” a ciò che accade intorno a me. Riconosco, ad esempio, che il sesso possa risultare piacevole ed attraente anche senza implicazioni affettive e sentimentali. Se tanti hanno rapporti sessuali fuori dal matrimonio – e anche fuori da una relazione stabile – è perché, di per sé, il sesso esercita una forte attrattiva su di noi. Se il sesso fine a sé stesso non avesse presa sull’essere umano non esisterebbe la prostituzione (che invece, purtroppo, è definita brutalmente da alcuni “il mestiere più antico del mondo”), non ci sarebbero i canali per vedere video porno o i sexy shop. Nessuno andrebbe nei night club o nei locali per “rimorchiare”. Sarei felice se non fosse così, ma so bene che queste cose pullulano. 

Non sono del mondo ma sono nel mondo, per tornare al discorso di prima. E tutto ciò avviene anche sotto ai miei occhi. Anzi, io stessa ho visto che non solo il sesso attrae, ma in alcuni casi arriva persino a rendere schiavi. Ho conosciuto personalmente uomini e donne che hanno dovuto lottare o stanno ancora lottando con una dipendenza dalla pornografia o dal sesso (una persona con una storia di questo tipo, appena uscita da un centro che cura dipendenze, l’ho anche incontrata e intervistata per lavoro). Il punto non è se abbiamo o meno l’inclinazione alla “concupiscenza” dentro di noi (mi pare evidente che ci sia), il punto è: seguirla, mi fa felice? Oppure avverto, nel profondo, che il sesso da solo non mi basta? Dopo essermi masturbato davanti a una donna nuda dietro a uno schermo o aver fatto sesso con il primo incontrato in discoteca, sono più in pace o mi sento più solo/a, vuoto/a? 

Sono più vivo/a, più sereno/a, più gioioso/a o mi accorgo che il mio cuore mi chiede altro? Vorrei farvi capire ciò che intendo con un esempio. Tutti abbiamo fame. Su questo, non ci piove. Ma possiamo scegliere come placare il nostro appetito. Di recente ho iniziato a seguire una dieta. No, non pensate a quelle diete che fanno vivere di stenti, perché una dieta sana, vera, non fa morire di fame: offre all’organismo ciò di cui ha realmente bisogno. Me lo ha spiegato un giorno una mia amica, indicandomi il nome del suo nutrizionista. Io inizialmente non ci credevo, non volevo mettermi in gioco e cambiare alimentazione: volevo continuare a mangiare liberamente senza seguire alcuna tabella. Credevo che avrei fatto la fame, se le avessi dato retta. Alla fine, però, mi sono convinta. E il nutrizionista, dopo aver studiato il mio metabolismo, dopo aver valutato vari parametri (idratazione, massa magra, massa grassa ecc.) ha elaborato un piano alimentare su misura per me. Non mi ha tolto nulla di ciò che amavo mangiare, semplicemente ha dosato i cibi e bilanciato gli alimenti tra di loro. Non sono “cascata a terra dalla fame”, anzi, sono stata meglio, perché ho iniziato a prendere più seriamente le richieste del mio organismo. Lo ammetto, se seguissi solo il mio palato mangerei pizza, hamburger e gelati tutti i giorni. Sono una persona molto golosa. Ma starei davvero bene, poi?

Se il nostro organismo ha bisogno di acqua, carboidrati, proteine, vitamine… il nostro cuore ha bisogno di amore, accoglienza, dedizione, dolcezza. Non siamo animali e non abbiamo come unico scopo quello di mandare avanti la specie. Sono sempre più convinta che senza tenerezza, senza intimità profonda, senza responsabilità per la vita dell’altro, il sesso non solo perda la sua vera bellezza, ma smetta di essere proprio la risposta a ciò che il nostro cuore chiede. Possiamo “sfondarci di fast food”. Possiamo vivere il sesso senza porci limiti. Oppure possiamo ascoltare le necessità del nostro organismo e del nostro cuore. “Ti amo così tanto che desidero fondermi con te… voglio unire la mia vita alla tua, la tua carne alla mia, voglio esserti vicino nel modo più intimo possibile”. Siamo capaci di questo, noi esseri umani. Ogni volta che un marito e una moglie che si amano diventano una sola carne ripetono questo, con i loro stessi corpi. Questa è vera castità: non c’entra nulla con la paura, con la castrazione, con i sensi di colpa. Significa semplicemente avere pazienza e donarsi nell’amore, preservando la purezza. Sapete? Io l’ho fatto e non mi sento intrappolata in una dottrina che toglie l’aria. Anzi, ho scoperto che in questo modo si è davvero liberi e si vive nella pace, ma quella vera… E voi cosa ne pensate? Se vi interessano queste tematiche, vi do appuntamento al prossimo venerdì!




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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