Vita
Beatrice Fazi: “Perché una Giornata per la vita nazionale? Per rimettere al centro la vita e la famiglia”
di Ida Giangrande
Il 25 marzo alla Camera dei Deputati si è tenuta una conferenza stampa per presentare il primo Festival nazionale per l’istituzione della Giornata per la vita nascente. Una preziosa occasione in cui parlare di maternità, di vita e di famiglia. Beatrice Fazi, tra le protagoniste dell’evento: “Fare figli oggi è la prima causa di povertà. Bisogna restituire ai giovani la speranza”.
Il 25 marzo scorso, alla Camera dei Deputati, si è tenuta una importante conferenza stampa. Motivo? Chiedere a gran voce al Parlamento di indire una Giornata per la vita nascente nazionale. Sono tante e molteplici le voci che hanno partecipato all’evento, da Eugenia Roccella, a Emanuela Garavelli, di Famiglie Numerose, fino ad Andrea Mazzi, della Comunità Papa Giovanni XXIII. Un momento molto prezioso di cui ho voluto parlare con una delle protagoniste: Beatrice Fazi.
Perché questa conferenza stampa?
Per presentare innanzitutto il Festival nazionale per l’istituzione della Giornata per la vita nascente che sostiene la richiesta fatta da alcuni parlamentari di promulgare appunto una legge che istituisca la Giornata. Quello che più mi ha colpito è stato respirare in quella sala stampa un interesse trasversale del mondo della politica. C’erano tutti dal PD a Fratelli d’Italia. Tutti con proposte di legge sia in Camera che in Senato, che portavano ad un solo obiettivo: rimettere al centro l’importanza della vita. Rispetto allo scenario apocalittico dell’inverno demografico definito da Antonio Palmieri un vero e proprio inferno demografico, si è capito che è necessario creare un clima culturale in cui restituire importanza alla vita e alla famiglia. Laddove esiste un clima culturale favorevole a questi valori le direttive governative ne sono piena espressione con politiche familiari efficaci. Ci sono tanti esempi di buone pratiche, sia pubbliche che private. Mi viene da pensare a Pino Morandini, vicepresidente del Movimento per la vita, che, quando è stato assessore alla Regione Trentino, con le sue politiche familiari ha visto un aumento di nascite. I giovani sono spaventati e i dati Istat sono realmente raccapriccianti, bisogna ridare loro la speranza.
Chiedere una Giornata per la vita nazionale cosa vuol dire nello scenario contemporaneo?
Intanto vuol dire parlarne, entrando anche nelle scuole con incontri, conferenze che promuovano una comunicazione diversa. I giovani sanno di non essere sostenuti nel fare figli, basti pensare che una donna che fa figli è penalizzata soprattutto da un punto di vista lavorativo. Quante sono infatti le donne che spesso perdono il lavoro solo perché sono incinte? Oggi in Italia fare figli è la prima causa di povertà, il che è davvero assurdo. Una Giornata per la vita significa lavorare per cambiare la prospettiva. C’è da raccontare quanto la natalità crescente sia un circolo virtuoso. Non solo quanto sia bello e poetico, ma soprattutto quanto sia conveniente anche per il benessere del pianeta. Spesso si è parlato di favorire la denatalità come risposta alla sovrappopolazione. Oggi si è capito che favorire le nascite è proprio la risposta che cerchiamo per il benessere del nostro ecosistema.
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Non si può parlare di vita senza parlare di maternità… cosa si fa fattivamente per le madri?
Una cosa molto bella è stata poter raccontare quanto sia cambiato il modo di gestire la maternità. Abbiamo conosciuto da vicino l’esperienza di Flora Gualdani e di Casa Betlemme, una ostetrica che ha speso tutta la sua vita per promuovere la maternità in qualsiasi condizione perché ogni donna possa vivere la gestazione e la nascita della sua creatura in estrema serenità. Abbiamo conosciuto anche un’altra ostetrica ormai ultra novantenne, che ha fatto nascere quasi ottomila bambini, assistendo le loro mamma in casa. Si è parlato anche di metodi naturali, di quanto il tema della salute riproduttiva non riguardi solo la donna, ma la coppia. Ci siamo chiesti quanto debba investire lo Stato per informare le persone e i giovani, anche come strategia per evitare la dilagante infertilità del nostro tempo. Sembrerà un paradosso ma in un’epoca iper-sessualizzata si fa fatica a parlare di tutela della fertilità, e molte coppie scelgono di fare un figlio sempre più tardi.
Non solo temi cattolici…
Assolutamente no, anzi sono temi che riguardano la felicità di tutti e non solo in Italia ma in tutta Europa. Il disastro dell’inverno demografico è un problema di tutti ed è un problema reale che mette a rischio il futuro di tutto il pianeta. Quindi che ben venga una Giornata in cui si parli di questo.
Nel suo intervento lei dice “Qualcosa sta cambiando ma molto si può fare” in gran parte ha già commentato questa espressione parlando di maternità, ma quando parliamo di famiglia?
Anche qui è necessario promuovere un cambio di prospettiva. L’uomo al pari della donna se decide di prendersi un congedo per fare il papà non deve essere deriso. Non esiste un “mammo”, la madre non è sostituibile, ma esiste un padre consapevole dei propri compiti, innanzitutto quello di saper stare accanto alla donna con cui ha fatto il figlio, di non lasciarla sola soprattutto nel momento delicato che segue il parto. Allo stesso tempo la madre può anche andare a lavorare e stare più ore fuori casa per poi tornare e accogliere tra le braccia i figli con quel calore tipicamente femminile e squisitamente materno. Anche qui c’è bisogno di una riscoperta, un riposizionamento dei ruoli nella reciproca complementarietà.
Quando potremo raccogliere i frutti di questo impegno?
Io spero di poter raccogliere ben presto un testo unico data l’atmosfera armonica che avvertivo in quella sala stampa anche grazie all’onorevole Roccella che è stata l’anima di questo evento, grande mediatrice e una donna incredibilmente illuminata. Noi continueremo a chiedere che sia promossa una Giornata per la vita che sarà prevista appunto per il 25 marzo, questa è la data designata.
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