Coppia

Hai uno sposo ma non l’amore coniugale. Come vincere l’ingiustizia…

sposi

di don Silvio Longobardi

Quando si è giovani, non siamo in grado di pesare i limiti umani, nostri e altrui. Ci accorgiamo che qualcosa non va ma abbiamo la presunzione di pensare che tutto possa essere aggiustato con un po’ di buona volontà. È l’inganno della giovinezza. Con il passare degli anni ci si rende conto che quei limiti non solo permangono ma si amplificano fino a prevaricare sulle pur buone intenzioni. Da dove ripartire?

Cara Giulia,

hai fatto bene a venire, il silenzio della preghiera e le parole del nostro colloquio sono un balsamo che lenisce le ferite e ridona il coraggio per affrontare la vita e rispondere alle sfide di una quotidianità attraversata da non poche tempeste. 

Hai uno sposo ma non l’amore coniugale. Manca la condivisione e la tenerezza, mancano le carezze e le premure. Dormite nello stesso letto ma non fate gli stessi sogni. Volete bene ai vostri figli ma ciascuno lo fa a modo suo, con i suoi metodi, non tutti compatibili con quella grammatica educativa che un buon genitore dovrebbe osservare. Ovviamente in questa storia problematica ci sono anche i tuoi limiti. Un’altra moglie sarebbe rimasta schiacciata e forse sarebbe scappata. Tu invece non ti sei arresa, sei ancora al tuo posto e continui a combattere la tua battaglia. Nelle tue parole ho letto tanta amarezza ma anche il desiderio di vivere e comunicare vita, in famiglia e oltre. Quando hai detto che hai iniziato a fare un po’ di volontariato per servire chi si trova in necessità, mi sono commosso. Hai mille e buoni motivi per chiuderti nell’orizzonte domestico. E invece non hai perso il gusto di guardare oltre, non come fuga ma come manifestazione di carità. 

La vita non cammina nei sentieri che avevi immaginato, anzi talvolta appare come una grande ingiustizia. Quando si è giovani, non siamo in grado di pesare i limiti umani, nostri e altrui. Ci accorgiamo che qualcosa non va ma abbiamo la presunzione di pensare che tutto possa essere aggiustato con un po’ di buona volontà. È l’inganno della giovinezza. Con il passare degli anni ci si rende conto che quei limiti non solo permangono ma si amplificano fino a prevaricare sulle pur buone intenzioni. Al tuo sposo non manca la buona volontà ma spesso resta confinata in un angolo del cuore e viene soffocata da altri sentimenti, assai meno nobili. In questi casi il non-amore si manifesta con tutta la sua prepotenza e semina danni, il male si manifesta attraverso parole e gesti che offendono la dignità della persona. La luce dell’amore si spegne. La speranza geme. Resta solo la fedeltà. Una fedeltà ferita e minacciata dalla paura. 

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Non è facile vivere così. Non è facile vivere per anni in questa situazione. Se non avessi custodito la fede, e non avessi avuto amici che ti hanno aiutato a trovare in Dio la tua forza, non so cosa avresti fatto né cosa sarebbe successo. La tua esperienza somiglia ad una via crucis, fatta di tappe dolorose ma anche di incontri luminosi. Ci sono stati momenti in cui pensavi che era meglio mollare tutto perché avevi la certezza che nulla sarebbe cambiato. Molti avrebbero capito e condiviso la tua scelta. In fondo viviamo in una società che crede all’amore eterno… finché dura, come titola un film di Carlo Verdone. 

Una mentalità che trova sempre più spazio anche all’interno della comunità ecclesiale. Prendere atto che l’amore finisce è una professione di realismo. Stare insieme a tutti i costi è una forma di accanimento che non ha effetti terapeutici. Non si può chiedere l’impossibile! In questo modo pensano e predicano alcuni che intendono così aiutare gli sposi divorziati, in quanto coppia, a ricevere pieno diritto di cittadinanza nella Chiesa. L’intenzione è certamente lodevole ma il difetto di promuovere una cultura in cui la promessa di fedeltà non è più il pilastro della casa ma diventa una variabile dipendente di un’esperienza che si misura con le circostanze storiche. 

Tu hai fatto la scelta opposta, malgrado tutto hai preferito custodire la fedeltà coniugale, intesa come crocifissa libertà di amare uno solo e Dio in lui. Non hai permesso al male di soffocare la speranza, non ti sei chiusa nel rimpianto, non hai dato spazio al rimorso, hai imparato ad accettare i limiti, hai sempre cercato di ricominciare a tessere la rete delle relazioni. Non è stato semplice, non lo è tuttora. Ci sono giorni in cui prima di alzarti dal letto, ti chiedi dove trovare le energie per affrontare la giornata. Ci sono situazioni in cui s’intrufola la paura e il pensiero che forse hai sbagliato tutto. Ci sono momenti in cui hai voglia di piangere. Non temere. Fa’ della debolezza la tua forza e ricorda che la salvezza di Dio giunge a noi proprio attraverso l’estrema debolezza della croce. 

L’amore fedele di Dio, che risplende in questi giorni in cui contempliamo e celebriamo la Passione del Signore, è per noi l’unica sicurezza, la garanzia che riscatta le nostre infinite mancanze, un punto fermo nella fragile storia dell’umanità dove tutto è diventato negoziabile. Dinanzi a questo amore comprendiamo che la via più ragionevole non è quella di difendere a denti stretti la propria felicità ma quella di consumare la vita per seminare gioia e speranza. Tutti sono bravi ad amare quando splende il sole, pochi sono capaci di amare quando tutto si oscura. Il Vangelo chiede di amare anche le cose amare, amare le amarezze. Ricordando i giorni della sua conversione, Francesco di Assisi scrive: “Ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza d’animo e di corpo”. Mi pare che sia questo – e non altro – quello che possiamo definire un amore maturo. 

In tutti questi anni il buon Dio ha sempre vegliato su di te e non ti ha mai fatto mancare l’essenziale e oggi ti dona tutto ciò che serve per continuare il tuo ministero di sposa e di madre. Ricambia la sua benevolenza manifestando un amore fedele e premuroso. L’autentica fedeltà si traduce sempre nel prendersi cura con amorevolezza del tuo sposo e dei figli che Dio vi ha donato. Solo così la croce diventa luce. Lasciati amare da Gesù, lascia che sia Lui a curare le piaghe del tuo amore ferito. Da Lui riceverai vita nuova, quella che ti permette ogni giorno di ricominciare. Ogni giorno, fino alla fine. Buona Pasqua.




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Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

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