Eugenia Scornavacca, una vita spesa a servizio dei bambini e delle loro madri…
Lei si chiama Eugenia Scornavacca. Le hanno dedicato una strada ad Ascoli Piceno. Cosa ha fatto di tanto straordinario? Con il suo CAV ha salvato circa 300 bambini dalle fauci dell’aborto e assistito, con ogni mezzo, madri di qualsiasi ceto sociale o etnia.
Avere intitolati una via, una piazza, un vicolo… non è da tutti. Per questo desidero raccontare la storia di Largo Eugenia Scornavacca. L’8 marzo scorso ad Ascoli Piceno è stata dedicata una via, o meglio un Largo, ad Eugenia Scornavacca, fondatrice del Centro di Aiuto alla Vita della città.
Donna colta, raffinata, laureata in Lettere nel 1943, presso l’Università Cattolica di Milano, insegnante, ottima organizzatrice, Eugenia fonda nel 1979 il CAV di Ascoli Piceno di cui rimane segretaria e volontaria fino quasi alla sua morte, avvenuta nel 2003. “Il Centro Accoglienza Vita (CAV) di Ascoli si è costituito nel febbraio del ’79 con l’adesione di un piccolissimo numero di volontari, determinati a servire la causa della vita nascente, senza mezzi, senza sede, ma con grande entusiasmo e fiducia nella Provvidenza” scriveva Eugenia.
Oggi la sede operativa del CAV è proprio in Largo Eugenia Scornavacca, dove lei “ha profuso totalmente le sue energie fisiche, affettive ed economiche”, secondo quanto testimoniano i suoi collaboratori. L’iniziativa, realizzata nell’ambito del progetto nazionale di Soroptimist “Toponomastica femminile”, ha la finalità di “chiedere una maggiore attenzione alla toponomastica femminile […] poiché è importante intitolare strade a nomi di donne per riportare alla luce le presenze femminili significative per la storia e la cultura di ogni angolo del Paese per recuperare la memoria di tante donne del passato[…] e per conservare il ricordo di chi lo ha meritato”.
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Il progetto, iniziato nel 2013, ha permesso di moltiplicare i nomi di strade, piazze dedicate a donne che hanno contribuito alla storia della loro comunità locale. Così è avvenuto quando l’avv. Piera Seghetti, presidente del Club Soroptimist di Ascoli Piceno, ha chiamato Anita Gasparrini, presidente del CAV cittadino, comunicandole la proposta di intitolare una via ad Eugenia Scornavacca.
Una sorpresa per la Gasparrini che descrive Eugenia come “Donna illuminata che ha dedicato la sua vita al rispetto della dignità delle donne. Paladina della difesa dei valori della vita dalla sua prima manifestazione nel grembo materno, sino alla fine”. E sono proprio queste le motivazioni di questa scelta non usuale e coraggiosa.
Eugenia ha realizzato pienamente nelle attività del CAV il suo impegno nel sociale, in particolar modo per le donne vittime di violenza e per le ragazze in attesa di essere madri. Dopo essersi attivata per procurare beni materiali ed aiuti di vario genere, dà inizio ad un’attività culturale per promuovere la raccolta delle firme a sostegno del referendum abrogativo della legge 194/78 sull’aborto. Questa attività di formazione e informazione amplia l’azione del CAV: “Si promosse – ricordava Eugenia Scornavacca – un incontro a Loreto con il coinvolgimento dei primi simpatizzanti delle varie diocesi della regione: incontro improvvisato ma ricco di promesse, molto numeroso, partecipato, concluso con impegni precisi. Così il CAV di Ascoli, per qualche tempo, è diventato punto di riferimento per la regione, finché non sono sorti altri CAV locali”.
Nel 1981 attiva la sezione diocesana del Movimento per la Vita, nato a fianco del Presidente nazionale Carlo Casini, per arginare la cultura abortista. Per il referendum del 1981 Eugenia organizza numerosi incontri costituendo un gruppo di collaboratori per spiegare con chiarezza e competenza “i termini del problema e le modalità del voto, in tutte le località della diocesi, anche il più sperduto paesino, senza trascurare comunità”. Per questo impegno, forse, nella Diocesi di Ascoli Piceno il 40% votò sì al referendum per l’abrogazione della L. 194 78, mentre la media nazionale fu del 32%.
Da allora Eugenia ha continuato a dare “il suo aiuto alle donne di ogni ceto ed etnia in attesa di essere madri, spesso vittime di violenza, di abbandono e in difficoltà economiche, recuperando in loro la speranza nel futuro” ricorda Anita Gasparrini. Sono venuti al mondo più di 300 bambini grazie ad Eugenia e al CAV. Poi nel 1985 l’indomita Eugenia lascia un altro “segno” nel cimitero cittadino: il primo “Monumento ai bambini non nati” in Italia “per riconoscere nel feto una dignità che si ribella alla definizione di rifiuto ospedaliero e allo stesso tempo simbolo di quel perdono e di quella carezza necessari per riprendere a vivere”.
Nel 1993 Eugenia, instancabile, destina i suoi beni per realizzare la Casa Accoglienza “Maria Ausiliatrice” presso il Villaggio Santa Marta per ospitare madri nubili in difficoltà. Negli ultimi anni, nonostante la malattia, che vive presso l’Istituto delle Suore del Preziosissimo Sangue, continua la sua attività. “Può senz’altro affermarsi che il suo impegno è stato inversamente proporzionale alla sua struttura fisica minuta: così piccola ma così energica, carica di entusiasmo, determinata, trascinatrice, educatrice, una gigante nella esemplare testimonianza di amore a Dio, alla Chiesa ed ai fratelli” così la ricordava nel 2003 il Vescovo Silvano Montevecchi nell’omelia per il suo funerale. Una donna, insomma, per la quale fare festa.
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