13 marzo 2021
13 Marzo 2021
“Luca è per me luce, tenerezza, presenza” | 13 marzo 2021
Capita a volte di cadere stremata dopo una giornata intensa e faticosa sul divano di casa in un’ora molto al di là del coprifuoco e ritrovarti magari ad assistere sulla rete nazionale a qualche pagina buona della televisione italiana. Ieri sera mi è capitato di ascoltare Luca Argentero, noto attore italiano e la moglie Cristina Marino intervistati nel nuovo programma di Serena Rossi, Una canzone segreta. E sono rimasta piacevolmente sorpresa dalle parole che ho ascoltato. Finalmente l’amore per l’altro, la paternità e la maternità, la fedeltà e la gelosia intesa come esclusività, hanno avuto il primo piano sullo schermo televisivo.
Innanzitutto, l’amore. Quanta dolcezza nelle parole di Cristina che descrive Luca: “Lui è luce, tenerezza, presenza”. In questa settimana ho riletto e approfondito il Cantico dei Cantici per preparare una catechesi per un gruppo di sposi e fidanzati che mi hanno chiesto di parlare loro dell’amore e del rapporto sessuale. Nel contesto anche inquieto e passionale di quei versetti biblici così intensi, c’è proprio questo aspetto di luce, questo sguardo carico di tenerezza, una presenza che spesso diventa assenza perché l’altro possa uscire dal suo guscio e mettersi alla ricerca dell’amato. C’è insomma l’amore nella sua originaria bellezza, l’amore frammento di quello divino, l’amore carnale che è sempre ricerca del bene e della felicità dell’altro.
Dove è finito questo amore? Lo abbiamo sotterrato sotto un cumulo di immondizia. Lo abbiamo rivestito di emozioni fugaci, lo abbiamo confuso con la ricerca di un benessere personale, lo abbiamo spogliato del sacrificio, della rinuncia, della gioia dell’attesa. Abbiamo fatto in modo che una legge ne decretasse la fine e l’inizio ogni qualvolta ci sembra opportuno, lo abbiamo ridotto ad un banale sentimentalismo. In una sola parola lo abbiamo tradito, lasciando che fosse risucchiato dalle tenebre dell’egoismo e dell’individualismo. L’altro non è più luce, una persona che mi spinge a diventare migliore, una continua provocazione verso il Bene ma qualcuno che deve riempire i miei vuoti, la mia sete di felicità, il mio diritto al benessere.
Abbiamo bisogno di recuperare la tenerezza dell’amore. Una tenerezza che nasce dal cuore, passa sul volto, arriva fino alle mani. Una tenerezza che è pensiero, sguardo, gesto. Papa Francesco nel suo Magistero più volte ritorna sulla “rivoluzione della tenerezza”. Un tratto che mi piace molto. Per esempio, il Papa fa l’esempio di San Giuseppe: chi, più di lui, ha saputo esprimere tenerezza sponsale, tenerezza paterna, e nello stesso tempo incrollabile forza? Definendo la tenerezza una ‘virtù’ e non un semplice sentimento, ci invita a cercarla, a conquistarla nella nostra vita coniugale.
Il cuore dell’uomo è fatto per questo amore. È fatto per tendere al “per sempre”, per brillare come luce, per dare e ricevere cura e attenzioni, per essere presenza che consola nella vita dell’altro. La collera, l’ira, il rancore, la delusione, il rimpianto …non possiamo evitarli, fanno parte della nostra natura umana, del peccato che accompagna la nostra vita ma possiamo scegliere di non nutrirli, di non alimentarli. Noi scegliamo di ritornare alle origini dell’amore, quello che trova le sue radici nell’amore di Dio. Lì dove è tutto luce, tenerezza e presenza infinita.
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