Vita
di Gianni Mussini
Carlo Casini, maestro di uguaglianza
13 Marzo 2021
di Gianni Mussini
Se il concepito è uno di noi, allora metterne in discussione i diritti significa recare un vulnus alla stessa democrazia, secondo cui tutti gli uomini sono uguali. È questo il principio della battaglia di Carlo Casini, ed è anche la sua più grande eredità.
«La dignità umana indica che vi è nell’uomo una grandezza, un qualcosa d’importante, che lo rende diverso da qualsiasi altra entità creata, piante, minerali, animali. Ma si può distinguere nel senso di una dignità umana maggiore o minore? Certamente no, altrimenti verrebbe meno quella eguaglianza di cui proprio la dignità umana è posta a fondamento».
Sono parole di Carlo Casini, leader storico del Movimento per la Vita italiano e tenace sostenitore della vita nascente al Parlamento europeo, di cui è stato più volte membro. Carlo se ne è andato in Cielo giusto un anno fa, e mi è già capitato di ricordarlo – in diverse sedi – come suo discepolo e collaboratore, ma soprattutto come caro amico. Non aggiungo dunque qui parole troppo personali.
Preferisco invece individuare il cuore dell’eredità che ci ha lasciato quest’uomo così appassionato nel difendere il più contraddetto dei grandi valori umani ed evangelici: il diritto del concepito a vedere la luce del sole e a essere tutelato, amato come un figlio. Con questa difesa non c’entrava solo una fedeltà perinde ac cadaver – come quella dei Gesuiti – al Magistero del Papa e alla dottrina della Chiesa. Questa contava, ovviamente, ma nella battaglia per la vita veniva in secondo piano rispetto a una elaborazione intellettuale profondamente “laica” che si può riassumere così: se il concepito è uno di noi (come recita il motto di una sua fortunata campagna), allora metterne in discussione i diritti significa recare un vulnus alla stessa democrazia, secondo cui tutti gli uomini sono uguali: un principio che, secondo il nostro Manzoni, metteva d’accordo i fondamenti del Vangelo e il migliore Illuminismo.
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Questo il cuore dell’azione politica di Carlo, non sempre pienamente compresa tra gli stessi cattolici: il diritto alla vita come valore eminentemente laico, civile, politico. Alla stessa stregua del diritto all’uguaglianza dei neri rispetto ai bianchi, degli ebrei rispetto agli ariani, degli schiavi rispetto ai liberi. Ridurre il valore della vita all’ambito della coscienza individuale (il funesto errore di molti leader politici e di alcuni “cattolici adulti”) non solo è sbagliato concettualmente, ma è anche segno – questo sì – di autentico confessionalismo.
Ripetevo spesso a Carlo che il suo capolavoro politico, la sua “Cappella Sistina” (una metafora di cui andava fiero), è stata senza dubbio la Legge 40 sulla fecondazione artificiale, un testo su cui infaticabilmente aveva raccolto l’adesione di personalità credenti e non credenti, e di diversi partiti. Sappiamo che, nonostante il successo referendario del 2005, questa legge è stata smembrata in parti significative da una magistratura un po’ troppo incline al “potere reale” – come lo chiamava Pasolini – che ci vuole tutti docili consumatori quanto pessimi pensatori (e per il quale, dunque, la faccenda dell’embrione turba pericolosamente l’idillio materialistico). Ma intanto di quella Legge rimane vivo l’articolo 1, che “assicura i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”. Nero su bianco: il concepito è un soggetto, uno di noi. Bravo Carlo!
Nella sua instancabile elaborazione intellettuale Casini citava spesso l’amico socialdemocratico tedesco Willi Rothley, con cui nel 1989 fece approvare al Parlamento europeo una mozione di tutela dell’embrione umano. In quell’occasione Rothley ricordò che secondo la Costituzione tedesca non è possibile delimitare i “diversi gradi di sviluppo della vita umana”, visto che tale sviluppo “non finisce neppure con la nascita”, da cui un elementare principio di precauzione in favore del concepito. Interessante la motivazione storica fornita dalla stessa legge fondamentale: “Di fronte all’onnipotenza dello Stato totalitario che pretendeva il dominio senza limiti su tutti i settori della vita sociale e per il quale il rispetto per la vita del singolo non significava niente in rapporto al perseguimento dei suoi fini statali, la Costituzione ha creato un ordinamento fondato su un sistema di valori che pone il singolo uomo, nella sua dignità, al centro di tutte le sue norme”. Alla base di questa concezione vi è, sempre per la Costituzione tedesca, “l’idea che l’uomo, nell’ordine della creazione, possiede un valore proprio ed autonomo, che esige costantemente il rispetto di ogni singolo, anche di colui che può sembrare socialmente senza valore”. Come a dire che abbiamo visto dove si va a finire quando si distinguono per legge cittadini di serie A e di serie B: quello che è avvenuto non solo nella Germania nazista ma anche nella nostra Italia (con le leggi razziali del 1938). E anche nella civilissima America che in diversi stati ammetteva sino a pochi decenni fa la segregazione dei neri.
Questo appunto il fondamento del pensiero di Carlo Casini, che trovava consonanze in santi come papa Wojtyla e madre Teresa di Calcutta ma anche in un grande laico come Norberto Bobbio, il quale – schierandosi a favore del referendum promosso dal Movimento per la Vita, nel 1981 – si stupì che i laici lasciassero ai credenti “il privilegio e l’onore di affermare che non si deve uccidere”.
Resta da dire che nella società liquida di oggi, in cui Io ha preso il posto di Dio, la legge e la stessa ragione non bastano più a tutelare i principi fondamentali. Così, oggi per promuovere la vita bisogna essere duttili e quasi plastici, intrufolandosi in tutte le crepe, anche invisibili, che si aprono nel muro del “potere reale”. E tentando con astuzia e candore evangelici ogni strada percorribile per diffondere il nuovo verbo prolife: giornali, radio e TV, social, e tanta tanta formazione. Senza illudersi troppo in un esito trionfale su questa terra, ma con la convinzione di spargere semi che da qualche parte e prima o poi fruttificheranno, in attesa del Regno dei Cieli. In tutto ciò, l’eredità di Carlo Casini rimane preziosa, perché ci spiega e garantisce i fondamenti ideali e intellettuali della nostra azione.
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