12 marzo 2021
12 Marzo 2021
In ricordo di padre Gianfranco Grieco, cronaca di una paternità luminosa | 12 marzo 2021
Faccio fatica ancora a crederci, per questo ho avuto bisogno di qualche giorno prima di scrivere. Ho accolto la notizia della sua morte come un duro colpo. Sono seduta alla mia scrivania e guardo la torre dei testi che ho tirato fuori dalla mia libreria, molti scritti da lui e altri che mi ha regalato nelle volte in cui ci siamo incontrati. Tutti recano una dedica per me. Spesso quando era a Ravello, un luogo per lui speciale, dove aveva trascorso ancora adolescente gli anni di preparazione per diventare un frate francescano conventuale, padre Gianfranco mi avvisava in modo da concordare un incontro, una chiacchierata, un breve saluto, un pranzo sul mare meraviglioso della costiera amalfitana. Era il suo modo per esserci nella mia vita e per informarsi sui passi e sui progetti che stavo per iniziare. Ascoltava in silenzio e poi esprimeva la sua opinione con il suo fare diretto, senza giri di parole, concreto. Forse è questo quello che mi mancherà di più di lui. La sua fede concreta. Le sue opinioni chiare, precise, sui fatti e sulle scelte.
Amavo ascoltarlo raccontare la sua vita. Da giornalista professionista quale era, membro del più importante organo informativo della Santa Sede, l’Osservatore Romano, per trentasette anni, padre Gianfranco è stato redattore e inviato speciale soprattutto dei viaggi, molteplici, di san Giovanni Paolo II. Viaggi che lui condivideva da vicino. Testimone oculare di eventi che hanno cambiato il volto della storia e del mondo: la visita del Papa polacco a Sarajevo e poi in Libano, in Giordania, nella Corea del Sud, in Indonesia, le Giornate mondiali della Gioventù. Quanti racconti e particolari mi ha donato di quegli anni stupendi.
Una volta ad un nostro incontro si presentò con un regalo per me. A differenza delle altre volte non era un libro ma un cofanetto di velluto con una effige in oro della Santa Famiglia di Nazaret. Un dono che San Giovanni Paolo II gli aveva fatto sull’aereo di ritorno dall’Incontro mondiale delle Famiglie a Rio de Janiero. Era il 1997. Il Papa consegnando questa immagine gli disse: “La famiglia salverà il mondo…”. “Te la regalo Giovanna, è uno dei miei ricordi più cari, non ti stancare mai di raccontare la bellezza della famiglia attraverso il tuo lavoro”. E come potrei? Negli anni in cui è stato Capo Ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia, incarico che ha ricoperto dal 2007 al 2015, tanti sono stati i momenti in cui ci siamo incontrati per confrontarci proprio sui contenuti e sui registri comunicativi da utilizzare per evangelizzare la famiglia. Quanti consigli ho ricevuto dal sacco della sua esperienza. Uno dei ricordi più belli di quegli anni è stato senza dubbio nel maggio del 2013 la presentazione nella sala del Dicastero romano, del libro inedito di Giovanni Paolo II per i fidanzati pubblicato con la nostra casa editrice, Costruire la casa sulla roccia. Padre Gianfranco era felice e orgoglioso di dare voce al suo Papa.
E poi l’amore per il beato Bonaventura di Potenza e san Massimiliano Maria Kolbe. Instancabile la sua opera di scrittore ed evangelizzatore di questi due grandissimi testimoni di santità e di tanti altri profili di uomini e donne sante. Era così contento che avessimo dedicato una Cappella ad Angri (SA) ai santi genitori di Teresa di Gesù Bambino. “Abbiamo bisogno di testimoni” ripeteva “dobbiamo presentare modelli per la vita familiare”. C’era una energia nelle sue parole che non era mai ansietà piuttosto desiderio instancabile di evangelizzazione. Contagiava tutti.
Quando durante un pranzo in famiglia, scoprì che mio figlio era juventino come lui, fece di tutto per procurargli la maglietta e l’autografo del suo calciatore preferito. Non mi disse nulla fino al momento in cui arrivò a casa e diede il dono a Luca. Era così padre Gianfranco, un uomo senza inutili cerimonie. Anche la sua malattia l’ha affrontata con semplicità. Con la sua forza, la fede, l’entusiasmo che non lo abbandonava mai.
Quando lo chiamavo a telefono se in quel momento era impegnato, mi rispondeva direttamente, senza dire “ciao” né “buongiorno”: “Ti richiamo dopo, ora devo celebrare oppure devo confessare le suore”. Il suo messaggio poche settimane fa è stato: “Preghiere e benedizioni per te e la tua famiglia”. Sono state le sue ultime parole. Se ne è andato di sabato, nel giorno dedicato a Maria, nei Primi Vespri della terza domenica di quaresima, preludio del Giorno senza fine. A causa della pandemia non ho potuto nemmeno partecipare alla Messa esequiale ma appena potrò, andrò a Barile in provincia di Potenza, nel paese natio dove ha voluto essere tumulato. Ho ancora qualcosa da dirgli, alcune intenzioni da consegnare e una domanda in fondo al cuore. So che lui, come ha sempre fatto, troverà il modo per rispondermi.
Riposa in pace padre Gianfranco, ora dal cielo, in compagnia dei tuoi amici, potrai più che sulla terra seguire e pregare per quella Chiesa che hai servito e amato più della tua vita.
Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"
Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia
Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
Lascia un commento