10 marzo 2021
10 Marzo 2021
Può una madre perdonare i carnefici del proprio figlio? | 10 marzo 2021
Un viaggio indimenticabile quello di papa Francesco in Iraq. Un viaggio che certamente porterà frutti buoni, frutti di pace e di riconciliazione perché ha saputo puntare i riflettori su quanto di buono e di bello il popolo iracheno è in grado di donare nonostante le barbarie e la violenza degli ultimi anni.
Una di queste luci è certamente Doha Sabah Abdallah che nella Chiesa dell’Immacolata Concezione di Qarakosh ha raccontato al Papa la sua storia e il suo dolore. Doha ha 37 anni, è sposata con Adeeb e hanno cinque figli, David, Ainar, Yousif, Diva e Sarah. L’ultima Sarah ha una forma di disabilità.
Nell’agosto del 2014 una tragedia colpisce la loro famiglia: un colpo di mortaio sparato dai jihadisti dell’ISIS uccide sul colpo il figlio David di 4 anni insieme ad altri due bambini. La sua testimonianza dura tre minuti, tre minuti che diventano uno squarcio di luce e di speranza. “La mattina del 6 agosto 2014 la città di Baghdede è stata svegliata dal frastuono del bombardamento. Tutti sapevamo che l’ISIS era alle porte, e che tre settimane prima aveva invaso le città e villaggi degli yazidi, trattandoli con crudeltà. Perciò eravamo fuggiti dalla città, lasciando le nostre case. Ma dopo due o tre giorni eravamo tornati, sostenuti dalla nostra fede forte e nella convinzione che, essendo cristiani, siamo disposti al martirio. Quella mattina eravamo indaffarati con le solite cose e i bambini stavano giocando davanti alle nostre case, quando è successo un incidente che ci ha costretti ad uscire. Ho sentito un colpo di mortaio e sono uscita da casa di corsa. Le voci dei bambini sono ammutolite mentre aumentavano le grida degli adulti. Mi hanno informato della morte di mio figlio e di suo cugino, e della giovane vicina di casa che si stava preparando al matrimonio. Il martirio di questi tre angeli è stato un monito chiaro: se non fosse stato per quello, la gente di Baghdede sarebbe rimasta e sarebbe inevitabilmente caduta nelle mani dell’ISIS. Il martirio dei tre ha salvato l’intera città”.
Questa madre usa la parola “martirio” per ben tre volte. Ha una coscienza di fede che mi fa tremare. Legge questo evento dolorosissimo della morte di suo figlio con gli occhi della fede pur straziata nel cuore. Riconosce che il martirio dei tre ragazzi ha salvato una intera città dalla distruzione. E aggiunge: “Non è facile per me accettare questa realtà, perché la natura umana spesso si sovrappone al richiamo dello spirito. Tuttavia, la nostra forza proviene con certezza dalla nostra fede nella Risurrezione, fonte di speranza. La mia fede mi dice che i miei bambini stanno nelle braccia di Gesù Cristo nostro Signore. E noi, i sopravvissuti, cerchiamo di perdonare l’aggressore, perché il nostro maestro Gesù ha perdonato i suoi carnefici. Imitandolo nelle nostre sofferenze, testimoniamo che l’amore è più forte di tutto”.
Credo di non aver mai ascoltato nella mia vita una catechesi sulla forza redentrice del dolore così grande. Può una madre perdonare i carnefici di suo figlio? Quelle parole sono costate tutto il sangue di quel figlio. Quanto ancora abbiamo bisogno da imparare…Grazie Doha per aver aperto il tuo cuore e condiviso la tua fede.
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