9 marzo 2021
9 Marzo 2021
Chi aiuta gli sposi in crisi? | 9 marzo 2021
Lavorando ad una rivista che si occupa di famiglia, spesso capita che in redazione chiamino sacerdoti o parroci preoccupati perché alcune coppie della loro comunità sono in crisi, stanno vivendo un momento di rottura e lui non sa come aiutarli a fare un percorso per ritrovare la freschezza dell’amore e la bellezza della vocazione al matrimonio.
Dico loro per prima cosa che sono contenta che ci sia questo interesse, è il segno di un cuore paterno che non si rassegna facilmente alla disfatta e al naufragio di un matrimonio. Poi nel rimandarle a qualcuno competente in materia, penso alla mancanza di prevenzione e di cura del matrimonio. Quante energie pastorali si investono per la famiglia e in modo particolare per accompagnare gli sposi come coppia? La famiglia ruota intorno ad un cardine importante la relazione coniugale. Se il rapporto tra gli sposi non viene nutrito, se la fede non entra nella coppia, si rischia di far naufragare tutta la famiglia. L’intervento sulla crisi è legittimo ma dovremmo anche preoccuparci di dare agli sposi la possibilità di fare un cammino di fede in quanto sposi, dando cioè loro gli strumenti necessari per affrontare insieme l’avventura del matrimonio. I percorsi di preparazione al matrimonio tentano di fare qualcosa ma è ancora poco.
Cosa accade quando arriva la crisi? Si apre una distanza spesso preparata da segni che sono stati trascurati nel tempo: la mancanza di dialogo, di desiderio di donazione nella sessualità, la freddezza. Può anche accadere che proprio in questi momenti si cerchi rifugio in altre relazioni più soddisfacenti pensando di essere maggiormente compresi e accolti. Una piccola e iniziale distanza diventa una voragine incolmabile. Se non si chiede aiuto, se non si desidera anche custodire la promessa nuziale, l’unica soluzione resta la separazione.
La comunità ecclesiale non può rassegnarsi. Deve aiutare gli sposi a vigilare e a riconoscere che nella chiamata al matrimonio e nella grazia sacramentale è già racchiuso il segreto per vincere ogni tempesta. Ma chi annuncia loro l’importanza di riconoscere il Signore come la sorgente dell’amore? chi si preoccupa di intessere cammini specifici per aiutare i coniugi a vivere la condizione propria del matrimonio?
L’altro elemento che mi sembra fondamentale nel cammino di una coppia in crisi è la dimensione comunitaria. La bellezza della Chiesa è quella di garantire ai suoi figli di essere inseriti in un contesto comunitario. L’amicizia sincera e la testimonianza di altri sposi con i quali condividere le ansie, le gioie e le preoccupazioni della vita familiare dilata lo spazio della propria famiglia e spesso anche i problemi appaiono molto più semplici di quanto si pensi. La solitudine amplifica sempre le fragilità. Insieme ci si sostiene vicendevolmente. La fede illumina l’amore nuziale e invita gli sposi ad amarsi con la stessa tenerezza di Cristo. È Lui il modello dell’amore. Con Lui il viaggio lungo non è meno faticoso e doloroso, ma certamente ci fa giungere insieme alla meta desiderata.
L’esperienza di coppie sante è una grande consolazione. Con la loro vita gli sposi riconosciuti santi dalla Chiesa ci dicono che è possibile camminare nella santità nonostante la costitutiva fragilità. È una chiamata che ci riguarda tutti. Il Concilio Vaticano II, riconoscendo “nei vari generi di vita e nei vari uffici un’unica santità”, cita espressamente la via del matrimonio come via di santità: “I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono con costante amore sostenersi a vicenda nella grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche la prole che hanno con amore ricevuta da Dio. Così offrono a tutti l’esempio di un amore instancabile e generoso, edificano una fraternità di carità e diventano i testimoni e i cooperatori della fecondità della madre Chiesa, in segno e in partecipazione di quell’amore col quale Cristo ha amato la sua sposa e ha dato se stesso per lei” (Lumen gentium, 41). Una costatazione che facciamo ancora fatica a tradurre in un preciso progetto pastorale.
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