20 febbraio 2021

20 Febbraio 2021

“I rimorsi di coscienza sono sintomi di salvezza” | 20 febbraio 2021

Mio figlio ama andare in giro tra i componenti della famiglia a fare domande scomode. Del tipo: “Se potessi tornare indietro cosa cambieresti della tua vita?”. Lui dice che a causa dell’età, è esente dal rispondere alla medesima domanda. Non ha abbastanza anni per guardare indietro. Così lo vedi attento a recepire le risposte dei nonni, degli zii, di noi genitori. Non si accontenta di una spiegazione sbrigativa, vuole sapere il perché, obbliga a scavare in fondo, per lui contano le motivazioni.

Tranne mio padre che ha idee chiare e ben argomentate nonché una vita abbastanza complicata, il resto è imbarazzato, fa fatica a cercare le parole adatte. Qualcuno si dà una pausa e poi ritorna magari dopo un paio di giorni con una risposta ragionata. Sorrido quando fa così. Anche se studia ingegneria e si occupa delle materie del suo papà, un po’ di me e della mia professione è in lui. Gli piace indagare l’animo delle persone, ha un senso critico sulla realtà, non lascia che le cose scorrano senza darne un senso. È un’attitudine che aveva fin da piccolo. Un dono che gli permette di crescere e di maturare.

Tornando alla sua scomoda e fastidiosa domanda che qualcuno potrebbe liquidare con un atteggiamento fatalista del tipo: “Ciò che è stato, è stato”, in questi giorni sono andata a rileggere qua e là alcune pagine dei miei diari. Il primo l’ho scritto nel 1986. Dunque, sono passati un bel po’ di anni. Sono pagine di vita vissuta, di gioie e di lacrime intrecciate, delusioni, lutti, amarezze, senso di smarrimento ma anche piccole vittorie, amicizie sincere, poesie e preghiere. C’è una traccia del mio cuore in quelle agende. E rileggendole vorrei poter dire: “Non cambierei nulla della mia vita. Rifarei esattamente quello che ho fatto”, come quelle belle battute da film americani che tutti si aspettano, ma non è così.

Io cambierei tante cose. Non rifarei tanti errori. Dedicherei più tempo a Dio e agli altri. Eliminerei tutti i giorni passati inutilmente a crogiolarmi su situazioni e cose inutili. E… bla bla bla. Serve a qualcosa fare la lista? No, non serve a nulla. Con il tempo ho imparato a vivere con una prospettiva diversa e senza ansie da prestazioni. La linea del mio orizzonte si è spostata oltre i confini di questa vita terrena. Qualcuno può pensare che vivere con un pensiero già fisso sull’eternità è un buon palliativo per sfuggire alle preoccupazioni o ai doveri di oggi. Al contrario. Per me significa vivere intensamente quest’ora, avere sempre un cuore colmo di gratitudine per ogni giorno che posso spendere per Lui. Significa ammassare qualche piccola perla per il cielo, tanto da non avere più il tempo per i rimpianti. Per i rimorsi sì, perché come insegna papa Francesco: “I rimorsi di coscienza sono sintomi di salvezza”.

Leggendo una bella intervista al cardinale Camillo Ruini, pubblicata sul Corriere della Sera in occasione del suo novantesimo compleanno, sono rimasta piacevolmente colpita dalle sue risposte così immediate, sintetiche, prive di fronzoli. Uno potrebbe dire che un uomo del suo calibro e della sua carriera ecclesiastica si può permettere il lusso di essere alla fine della sua vita così “sfacciato”. Parlare cioè liberamente del fatto che “Mussolini e il fascismo non gli piacevano”, che prima e dopo il sacerdozio “sono stato attratto fortemente da alcune donne, ma ho sempre cercato di resistere”, che era “non di rado in sintonia con Berlusconi”, che rifiutando il funerale religioso a Welby “in coscienza non potevo agire diversamente”. Insomma una lucidità di pensiero e di lealtà che solo gli uomini di Dio hanno. Sapendo che “della morte ho certamente paura” ma “ancor più del giudizio di Dio”. C’è molto di più. La coscienza che questa vita, breve o lunga che sia, sfocia nell’eternità. Questo basta per fare un bilancio della propria vita senza orpelli né sotterfugi.

Sul finire della sua vita, a un missionario che le aveva scritto, raccontandole le sue inquietudini spirituali a riguardo del giudizio finale di Dio, santa Teresa di Gesù Bambino rispondeva: «So che è necessario essere completamente puri per comparire dinanzi al Dio di ogni Santità, ma so anche che il Signore è infinitamente Giusto, ed è questa giustizia, che spaventa tante anime, a costituire il motivo della mia gioia e della mia fiducia (…). Io spero tanto dalla giustizia di Dio quanto dalla sua misericordia. Appunto perché è giusto “Egli è compassionevole e pieno di dolcezza, lento nel punire e ricco di misericordia. Infatti conosce la nostra fragilità e si ricorda che noi siamo polvere. Come un padre prova tenerezza per i suoi figli, così il Signore prova compassione di noi” (Sal 102, 8.14; e 103,13). Fratello mio, ecco quello che penso della giustizia del buon Dio. La mia via è una via tutta di fiducia e d’amore; io non capisco le anime che hanno paura di un così tenero Amico» (Lt 226).


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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