12 febbraio 2021
12 Febbraio 2021
“De gustibus non est disputandum”. E i miei? – 12 febbraio 2021
No ai corsi su aborto, gender da parte del collegio docenti in accordo con la preside del Liceo Giulio Cesare di Roma. E scatta la gogna mediatica. Unica imputata, Paola Senesi, dirigente scolastica del citato istituto, colpevole solo di aver applicato le normative motivandole.
Chiaramente i fautori hanno chiesto l’appoggio dei giornali che contano. Così da due giorni Repubblica riporta la vicenda con una strategia da film hollywoodiano. Il giorno successivo alla notizia il quotidiano pubblica la lettera – non firmata – di 40 anonimi insegnanti dell’istituto, che stigmatizzano la decisione della preside colpevole a loro detta di «aver esautorato il collegio docenti».
«Non si è trattato assolutamente di censura – ha spiegato la dirigente a La Nuova Bussola Quotidiana – Ho semplicemente esercitato la mia funzione nel rispetto delle prerogative di tutti. C’è stato un ampio confronto con i rappresentati di istituto. Quello che è uscito, è contenuto nel programma definitivo, che, dopo l’approvazione del collegio docenti, è stato presentato agli studenti».
Secondo la Senesi il tema dell’aborto comporta una multidisciplinarità di ambiti, tra cui quello bioetico del tutto assente nella proposta degli studenti. Stessa cosa per il gender. La Senesi ha citato la Circolare del Miur sulla teoria di genere (15 settembre 2015 numero 192) in cui la si esclude dall’insegnamento curricolare.
Dunque, la dirigente ha agito in piena conformità a quanto stabilito dalle Linee guida del Ministero dell’Istruzione, introdotte da Valeria Fedeli, dove si stabilisce a chiare lettere che le attività che non rientrano nel curricolo obbligatorio abbiano il consenso dei genitori. E parliamo di questo consenso. Vero e proprio dovere da parte delle famiglie contro decisioni che in modo chiaramente ideologico, vogliono intervenire sulla formazione dei nostri figli estromettendo i principali protagonisti della educazione dei ragazzi che sono appunto i genitori specialmente su temi sensibili quali l’affettività e la sessualità.
Questo lavoro che da anni le associazioni lgbt cercano di portare avanti con la collaborazione del Miur attingendo alla neolingua: pregiudizi sull’orientamento sessuale, discriminazione di genere, superamento degli stereotipi…deve essere smascherato. E i genitori hanno il diritto di non dare il proprio consenso alla scuola per la partecipazione dei propri figli a queste ore di lezione, esattamente come è prevista l’astensione dall’ora di religione. Sono materie che attingono alla scala valoriale ed eticamente sensibili in cui i genitori devono avere l’ultima parola.
Non sono una nostalgica dei bei che tempi che furono ma ho l’impressione che sul fronte scuola stiamo decisamente facendo dei passi indietro non indifferenti. Non pretendo che si legga in aula Amore e responsabilità di Giovanni Paolo II ma neanche che si facciano lezioni su come assumere la pillola abortiva o richiedere un IVG. Compito della scuola è insegnare un metodo critico di pensiero, aiutare i ragazzi a formarsi attingendo alle grandi gesta e ai valori che hanno ispirato i protagonisti dei classici della letteratura.
Personalmente credo che tutto questo sforzo di modernizzare i contenuti in tutti gli ambiti, dalla scuola alla pastorale, finisca per diluire una robusta formazione. Modernizziamo i canali, i linguaggi ma restiamo fermi nei contenuti e soprattutto nei valori. Se proprio vogliamo dare spazio a questi temi, dobbiamo prevedere termini di confronto. Pensate se una scuola avesse accettato un corso di educazione alla castità, intesa non solo come preservare il corpo ma imparare l’arte del pudore e dell’attenzione a se stessi e agli altri. Immaginate voi le reazioni.
La verità è che contrariamente a quanto si voglia mostrare inneggiando alla libertà, di libero in questo modo di pensare e di fare non c’è nulla. Se non ti allinei al loro pensiero sei sottoposto alla gogna. Come è accaduto per la Senesi.
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