9 febbraio 2021
9 Febbraio 2021
“Io sono la più grande, prendete me” – 9 febbraio 2021
di Giovanna Abbagnara
Invisibili, quasi dimenticati da tutti: sono i missionari e le missionarie, spesso religiosi, che vengono rapiti nei Paesi più poveri del mondo e restano nelle mani dei loro aguzzini anche anni prima di ritornare a casa nel migliore dei casi o essere completamente inghiottiti dall’oblio.
È il caso di suor Gloria Cecilia Narváez, colombiana e religiosa della Congregazione delle Suore Francescane di Maria Immacolata. Suor Gloria è stata sequestrata mentre svolgeva la sua missione nel sud del Mali, la sera del 7 febbraio 2017. Intorno alle 21, un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione nella parrocchia di Karangasso a Koutiala, una zona ritenuta fino ad allora tranquilla e sicura, prendendo in ostaggio una suora. A quel punto suor Gloria è uscita dal suo nascondiglio e ha detto loro: “Io sono la più grande, la responsabile, lasciatela andare”. Così i rapitori hanno rilasciato la suora e hanno preso suor Gloria e l’hanno portata via.
Sono passati quattro anni e “finora gli sforzi per la sua liberazione non hanno avuto alcun successo”. Lo ha raccontato all’agenzia Fides suor Noemi Quesada, ex superiora generale della Congregazione di suor Gloria, che lancia per la sua suora un accorato appello: «Chiediamo urgentemente ai rapitori di liberarla il prima possibile, perché non sta bene in salute. Suor Gloria soffre tanto, come la Congregazione e la sua famiglia. Dio, che è il Padre di tutti, ci aiuti in questa richiesta. Nel nostro dolore ci sentiamo impotenti di fronte a questo rapimento senza precedenti, e chiediamo alla comunità cristiana la sua preghiera e alla comunità internazionale di non dimenticare che nel rapimento di una persona viene sequestrata una parte della nostra umanità».
Sophie Petronin, operatrice umanitaria francese liberata assieme ad altri ostaggi occidentali, tra cui il missionario padre Pierluigi Maccalli, l’8 ottobre 2020, aveva dichiarato che suor Gloria è viva ma ha bisogno di cure mediche.
La Congregazione riferisce che suor Gloria è una suora che si spende senza lesinare energie per il suo ministero di educatrice, prima come direttrice del Collegio di Samaniego, nel sud della Colombia, poi i suoi primi passi come missionaria li ha fatti nel sud del Messico, ad Apatzingán, Michoacán. Dopo una preparazione particolare, venne inviata a Boukoumbé, in Benin, in Africa, sempre come educatrice. Sono bastati sei anni per farla rimanere profondamente incantata dall’Africa e dalla sua gente. La Congregazione la inviò quindi come responsabile del lavoro a Karangasso, in Mali. Lì accompagnava le suore della sua comunità che svolgono il servizio missionario nel centro sanitario, in una casa per bambini orfani, un centro per la promozione delle donne, che include un Progetto di alfabetizzazione di 700 donne nei villaggi, e nella catechesi dei bambini e dei giovani del luogo.
Sono esempi meravigliosi di donne che consumano con coraggio la vita per l’annuncio del Vangelo. Non possiamo dimenticare il loro esempio. È doveroso mobilitare il popolo credente perché preghi per la liberazione di questi fratelli ma anche appellarci a chi ha il compito di fare tutto il possibile per liberarli dall’oppressione dei gruppi jihadisti. Le loro vite verificano la nostra fede e invitano a riflettere sulla tiepidezza di tante scelte. I missionari ci ricordano oggi come ieri che Dio ci chiama a vivere la nostra vita come una risposta alla sua chiamata. Non possiamo che essere grati per quanti come suor Gloria, sono pronti a lasciare tutto per Lui.
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