CORRISPONDENZA FAMILIARE

L’aborto è un dramma. Diciamo parole più incisive, se possibile

8 Febbraio 2021

vicinanza

Che cosa mi aspetto da un Messaggio per la Vita? Che cosa attendono tutti coloro che sono convinti che l’aborto sia un “abominevole delitto”, come si legge nei testi del Vaticano II? Vorrei parole chiare che vanno al cuore del problema e non hanno paura di dire cose scomode. Ecco quello che vorrei.

Ottimo il messaggio dei Vescovi per celebrare la Giornata per la Vita, una raffinata pagina di filosofia morale, concetti di altissimo profilo: il rapporto tra libertà e verità, l’invito a declinare la responsabilità sociale, la critica ai diritti individuali che offuscano la coscienza etica… sono tutte cose di grande interesse culturale che certamente solleticano le corde dell’intelligenza. Mi chiedo però se sono parole incisive, se lasciano il segno, se mettono a pensare, se scuotono la coscienza, se aprono un dibattito, se generano una più ampia mobilitazione. Le strategie calcistiche sono interessanti ma servono a poco, anzi diventano francamente noiose, se la squadra non fa goal. I tifosi vogliono vedere una squadra che suda e lotta per vincere la partita. Ed hanno ragione. 

Forse è bene ricordare che la Giornata per la Vita è nata all’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto, nelle intenzioni dei vescovi italiani ha il compito di proclamare ad alta voce – in modo che tutti possano sentire – che la vita di un bambino non può mai essere soppressa né può essere sacrificata sull’altare degli interessi individuali. Questa Giornata è come l’olio che tiene accesa la lampada della speranza e suggerisce un fattivo impegno per accompagnare le mamme e le famiglie in difficoltà. Se questa primaria intenzione viene diluita in un mare di parole o se, come sempre più spesso capita, viene nascosta dietro altri argomenti, perde la sua essenziale finalità. 

Nel Messaggio dei vescovi, a parte un rapido accenno alle “derive abortiste ed eutanasiche”, niente fa pensare a quel dramma nascosto che porta ogni anno 80mila mamme ad interrompere la gravidanza e tantissime altre ad usare i farmaci chiaramente abortivi, senza dimenticare quelle che per diversi motivi ricorrono all’aborto clandestino. La cornice culturale è bella se è solo una cornice, se invece diventa essa stessa il quadro, si trasforma in un inutile esercizio di retorica intellettuale. Mi fa pensare al “che noia, che noia, che noia” degli sketch di Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Scusate il riferimento datato. 

Leggi anche: Sarebbe stato difficile ma avrebbe potuto vivere e invece… lo abbiamo abortito!”

Che cosa mi aspetto da un Messaggio per la Vita? Che cosa attendono tutti coloro che sono convinti che l’aborto sia un “abominevole delitto”, come si legge nei testi del Vaticano II? Vorrei parole chiare che vanno al cuore del problema e non hanno paura di dire cose scomode. Ecco quello che vorrei. 

  • Ricordare che il piccolo bambino nascosto nel grembo della madre è icona di Gesù concepito che la Vergine Maria custodisce con infinito amore. 
  • Incoraggiare con parole cariche affettuosa premura le mamme che si trovano in difficoltà dinanzi ad una gravidanza imprevista, chiedendo loro di non compiere scelte che lasciano nel cuore ferite permanenti.
  • Scrivere chiaramente che la Legge 194, quella che approva e favorisce la soppressione dei bambini non ancora nati, non ci piace e non potrà mai e in alcun modo essere accettata dalla comunità cristiana. 
  • Ribadire che “l’aborto è il più grande nemico della pace”, come amava ripetere Madre Teresa di Calcutta che di queste cose se ne intendeva. 
  • Incoraggiare i numerosi volontari per la vita a continuare con gioia e coraggio il loro impegno perché sono una preziosa risorsa per custodire non solo la vita umana ma anche la coscienza etica della società. 
  • Invitare tutte le istituzioni pubbliche e private a fare il possibile per favorire l’accoglienza della vita. In questo contesto, non sarebbe male lodare quei Comuni che hanno messo in bilancio aiuti economici per sostenere le gravidanze difficili. 
  • Annunciare che la Chiesa non si rassegna, anzi è pronta a mettere in campo risorse economiche e iniziative specifiche per dare ancora più vigore ad un capitolo così essenziale della vita sociale. 

Insomma, vorrei parole capaci di suscitare un nuovo entusiasmo, mettendo in conto le polemiche, più o meno interessate, di chi vuole a tutti i costi difendere la propria posizione ideologica. Una Chiesa che parla con chiarezza è più fedele al suo Maestro. Se Gesù avesse frequentato le scuole della diplomazia, se avesse imparato a usare le parole raffinate, se avesse cercato un compromesso con le autorità, forse non sarebbe morto sulla croce. 

Nel 2013, dinanzi all’ennesima tragedia dei barconi affondati nel mare, papa Francesco non usò parole erudite, con voce grave e il volto triste, disse semplicemente: “Vergogna”. Quella parola valeva più di tutti i discorsi. Ecco, ci vorrebbe qualcosa del genere anche quando si parla dell’aborto. provate a pensare se i vescovi avessero scritto che la Legge 194 ci fa vergognare e mette in dubbio la nostra coscienza civile. Apriti cielo! Tutti ne avrebbero parlato, sarebbe nato un confronto aspro ma certamente salutare. 

In America i vescovi affrontano questi temi con grande franchezza. Mons. Joseph Naumann, l’arcivescovo che presiede il Comitato pro-vita della Conferenza episcopale americana ha recentemente dichiarato: “È grave che uno dei primi atti ufficiali del presidente Biden promuova attivamente la distruzione di vite umane nelle nazioni in via di sviluppo. Quest’ordine esecutivo è antitetico alla ragione, viola la dignità umana ed è incompatibile con l’insegnamento cattolico. Noi e i nostri fratelli vescovi ci opponiamo fermamente a questa azione”. Mi pare un linguaggio semplice e chiaro. 

Incontrando i membri dell’Ufficio Catechistico Nazionale papa Francesco ha recentemente ricordato che non dobbiamo dare “nessuna concessione a coloro che cercano di presentare una catechesi che non sia concorde al magistero della Chiesa” (30 gennaio 2021). Credo che nessuno dubiti che la dignità della vita fin dal concepimento sia un capitolo della dottrina ecclesiale. Se è così, non dobbiamo dare nessuna concessione a coloro che lo trascurano o diluiscono il vino della verità con l’acqua della diplomazia.


Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Silvio Longobardi

Silvio Longobardi, presbitero della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, è l’ispiratore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus. Esperto di pastorale familiare, da più di trent’anni accompagna coppie di sposi a vivere in pienezza la loro vocazione. Autore di numerose pubblicazioni di spiritualità coniugale, cura per il magazine Punto Famiglia la rubrica “Corrispondenza familiare”.

ANNUNCIO


1 risposta su “L’aborto è un dramma. Diciamo parole più incisive, se possibile”

Lo scorso sabato sera, in qualità di presidente del CAV di Loreto, ho avuto una videochiamata di circa un’ora con la Presidenza del MpVi.

Ho voluto dire due cose:

1.
Ho ricordato che il Vescovo di Loreto ha espresso il desiderio di avere un appuntamento periodico a Loreto di tutte le realtà pro vita;

2.
Alla domanda su come vedessi la situazione attuale nel suo complesso, ho risposto che facciamo troppo poco.
E non intendo dire che dovremmo fare ciò che già facciamo ma in quantità maggiore, dico che dovremmo cominciare a pensare e a fare altro.
Mi sto rendendo conto che è come se fossero stati messi dei paletti, psicologici e poi pragmatici, nell’azione del MpV. Per la serie “si arriva fino a qui, punto e basta”, ma chi ha detto che questo sia giusto? Allora ho detto chiaramente che se continuiamo a fare così alla fine dimostriamo che in realtà non ci crediamo veramente, perché se ci crediamo veramente che nell’ospedale x il giorno y stanno uccidendo dei bambini vicino a casa nostra, allora non è possibile che dopo 40 anni, al di là dell’aiuto diretto che ogni cav da alle mamme, continuiamo a limitarci a organizzare convegni.

Don Silvio, dobbiamo fare di più! Di fronte all’assassinio premeditato di un bambino non possono esserci limiti di azione eccetto evitare ulteriore violenza…

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.