6 febbraio 2021
6 Febbraio 2021
Non si può essere cristiani e favorevoli all’aborto – 6 febbraio 2021
di Giovanna Abbagnara
Credo che a volte facciamo un uso distorto di cosa significhi la libertà e soprattutto, questione molto più importante di cosa significhi essere cristiani. Secondo uno studio-sondaggio promosso dal Pew Research Center statunitense sulla fede e le pratiche religiose nei Paesi dell’Europa occidentale, condotto nel 2017, si dicono favorevoli all’aborto legale in Italia: il 47% dei cristiani praticanti, il 79% dei cristiani non praticanti, l’85% di coloro che non professano alcuna religione (il 65% della popolazione generale del Paese è favorevole).
Devo dedurre che sono circondata da fratelli con i quali condivido le Celebrazioni eucaristiche, la preghiera, la carità, che considerano l’aborto come qualcosa di sostanzialmente accettabile. Di legale e dunque di praticabile. Di personale e dunque di diritto. Forse è ora che la Chiesa ci richiami tutti al catechismo perché è inaccettabile. Non esiste alternativa e lo dobbiamo ricordare con chiarezza, non per puntare il dito o giudicare qualcuno ma per ricordarci chi siamo. O si è contro l’aborto o non si è cristiani. Molto semplice.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica e tutto il Magistero anche recente è contro l’aborto. Papa Francesco parla di sicari per definire chi pratica l’aborto, dunque chi lo considera accettabile è contro l’insegnamento della Chiesa. Potrebbero sembrare frasi perentorie ma ho l’impressione che stiamo cedendo negli ultimi 40 anni ad una grande tentazione diabolica: pensare che si possa essere cristiani e giustificare l’aborto, chiedere più contraccezione, schierarsi contro la vita, per di più oggi, stagione storica in cui la denatalità è la principale tragedia che rovinerà da qui a poche decine di anni le nostre stesse esistenze.
Non possiamo accettarlo e dobbiamo ricordarlo senza timore. Quando in occasione dell’Anno giubilare della misericordia, il Papa diede ad ogni presbitero e in modo particolare ai missionari della misericordia, la facoltà e la necessità di assolvere dal peccato dell’aborto (non solo per la donna ma per tutti quelli che in qualche modo sono coinvolti) intendeva dare un segnale forte soprattutto ai cristiani. Far comprendere quanto sia grave il peccato contro la vita e annunciare l’immensa misericordia di Dio. Evidentemente non ne abbiamo compreso il senso e continuiamo a vivere come se non ci riguardasse. Pronti semmai ad aiutare l’amica o la figlia in difficoltà e che decide di abortire. Non si può.
I cristiani che pensano che la Chiesa su questo e altri temi deve modernizzarsi hanno sbagliato palazzo. Onestamente sono molto stanca di sentire che la linea da adottare è quella del dialogo e del rispetto a qualunque costo e chi ha rispetto di quegli ottantamila e più bambini che ogni anno vengono abortiti in Italia? Chi ha rispetto per quelle donne che si lasciano convincere e poi tutta la vita portano il peso di quel gesto? Chi ha rispetto per la nostra fede che ci spinge a parlare e a venire continuamente insultati per le nostre parole? Sull’aborto ci giochiamo la vita eterna esattamente come per gli altri nove comandamenti. Lo dimentichiamo troppo facilmente, fratelli.
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