5 febbraio 2021
5 Febbraio 2021
Impariamo a parlare con amabilità | 5 febbraio 2021
di Giovanna Abbagnara
Le parole contano. Hanno un peso così come il silenzio. Se questa regola è valida in tutte le relazioni sociali, nell’amore acquista un valore preponderante. Imparare a dialogare, a comunicare è alla base di un rapporto tra due persone che dicono di amarsi. Non è semplice. Intervengono molti fattori legati al carattere, alla formazione, alla capacità di gestire l’emotività. Capita spesso, nonostante molti anni di fidanzamento che alcune coppie si ritrovano nel matrimonio incapaci di condividere con l’altro, la persona più vicina, difficoltà o sogni nel cassetto per paura di essere derisi, o peggio ancora, non compresi.
In questo modo la comunione si deteriora poco a poco, diventa un involucro vuoto all’interno. Si creano distanze non fisiche ma interiori. Intervengono rabbia e frustrazione e spesso la decisione è andare via. Molte volte non si tratta di una separazione fisica ma del cuore. È come se ciascuno dicesse a se stesso: “Non ne vale la pena”. Così il matrimonio sprofonda in una palude dove è possibile sguazzare anche lunghi anni ricercando vie alternative oppure hobby su cui concentrarsi.
È un fatto strano e ci penso spesso: per portare avanti un lavoro, una impresa, un affare riusciamo a mobilitare tutta la nostra intelligenza, le capacità, l’inventiva. Quando si tratta dell’affare amore, è l’altro che deve capire e deve fare il primo passo. Quando ci impegneremo in ciò che mette in gioco tutta la nostra vita?
Quanti pregiudizi, delusioni, incomprensioni, inquinano l’amore. Una bella regola, che a mio avviso e secondo la mia sensibilità può essere una prospettiva interessante per la riuscita dell’opera, è l’amabilità. Papa Francesco la suggerisce in Amoris laetitia: “Per disporsi ad un vero incontro con l’altro, si richiede uno sguardo amabile posato su di lui. Questo non è possibile quando regna un pessimismo che mette in rilievo i difetti e gli errori altrui, forse per compensare i propri complessi. Uno sguardo amabile ci permette di non soffermarci molto sui limiti dell’altro, e così possiamo tollerarlo e unirci in un progetto comune, anche se siamo differenti”.
Se continuamente attacco l’altro, critico le sue parole, le sue azioni, il suo lasciare le scarpe in giro per la casa, il fatto che non metta mai i panni nel cesto giusto della biancheria sporca, o perché ha quel brutto vizio di riempire il lavandino di dentifricio quando si lava i denti, giorno per giorno la stima viene meno e con la stima anche l’amore si inaridisce. “Chi ama è capace di dire – scrive ancora il Papa – parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano. Vediamo, per esempio, alcune parole che Gesù diceva alle persone: «Coraggio figlio!» (Mt 9,2). «Grande è la tua fede!» (Mt 15,28). «Alzati!» (Mc 5,41). «Va’ in pace» (Lc 7,50). «Non abbiate paura» (Mt 14,27). Non sono parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano. Nella famiglia bisogna imparare questo linguaggio amabile di Gesù”.
Impariamo ad utilizzare il linguaggio dell’amore.
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