3 febbraio 2021
3 Febbraio 2021
“Solo se uniti saremo forti”, parola di De Gasperi. Ma quale unità? | 3 febbraio 2021
di Giovanna Abbagnara
Governo tecnico o politico? Incarico in pochi giorni o ritorno al voto? L’Italia è stretta nella morsa della pandemia e soprattutto della crisi economica e il presidente Mattarella auspica alla formazione di un governo quanto prima. Per oggi alle 12 al Quirinale è stato convocato Mario Draghi, l’ex presidente della Bce. Dopo aver richiamato tutte le forze politiche alla responsabilità, Mattarella chiede di sostenere un governo di unità nazionale. L’alternativa sono le elezioni anticipate, “lasciando tuttavia il Paese per un lungo periodo nell’incertezza”, ha detto il capo dello Stato. Immediate le reazioni nei diversi gruppi politici. Da più parti si auspica un governo politico e non tecnico.
Non entro nell’agorà delle diatribe politiche, da cittadina e da credente desidero, come tutti gli italiani che il nostro Paese possa quanto prima mettere in campo tutte le risorse per fronteggiare con maggiore forza e intelligenza la crisi pandemica e la conseguente recessione economica. È necessario pensare al futuro e soprattutto ai nostri figli che saranno chiamati ad ereditare le conseguenze delle scelte politiche contingenti. Ma non prescindo da cattolica da un pensiero valoriale che abbia radici cristiane. Da troppi anni il popolo cattolico si è ritrovato sempre più afono. Superata la formula del trasversalismo politico-parlamentare degli anni ’90 e dopo una discreta presenza di rappresentanza durante l’era Ruini, i cattolici sono quasi completamente scomparsi. Piccoli segnali di risveglio negli ultimi tempi, per esempio, con un’opposizione intelligente al DDL sull’omotransfobia. Ma la strada è lunga e siamo ancora troppo frammentati.
Quando ieri sera al Tg ho appreso la notizia della decisione del presidente Mattarella di convocare Mario Draghi al Quirinale nella giornata di oggi per tentare di formare il governo in questo momento, sono andata a rileggere il discorso tenuto dall’economista al Meeting di Rimini nell’agosto scorso.
Con la lucidità, il pragmatismo che lo contraddistingue, Draghi invita la politica a non aggiungere incertezza a quella provocata dalla pandemia e dal cambiamento. “Altrimenti finiremo per essere controllati dall’incertezza invece di esser noi a controllarla. Perderemmo la strada. Vengono in mente le parole della ‘preghiera per la serenità’ di Reinhold Niebuhr che chiede al Signore: Dammi la serenità per accettare le cose che non posso cambiare, Il coraggio di cambiare le cose che posso cambiare, e la saggezza di capire la differenza”. Con uno sguardo al futuro aggiunge che: “il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. […] Alcuni giorni prima di lasciare la presidenza della Banca centrale europea lo scorso anno, ho avuto il privilegio di rivolgermi agli studenti e ai professori dell’Università Cattolica a Milano. Lo scopo della mia esposizione in quell’occasione era cercar di descrivere quelle che considero le tre qualità indispensabili a coloro che sono in posizioni di potere: la conoscenza per cui le decisioni sono basate sui fatti, non soltanto sulle convinzioni; il coraggio che richiedono le decisioni specialmente quando non si conoscono con certezza tutte le loro conseguenze, poiché l’inazione ha essa stessa conseguenze e non esonera dalla responsabilità; l’umiltà di capire che il potere che hanno è stato affidato loro non per un uso arbitrario, ma per raggiungere gli obiettivi che il legislatore ha loro assegnato nell’ambito di un preciso mandato”. E aggiunge: “Dobbiamo essere vicini ai giovani investendo nella loro preparazione. Solo allora, con la buona coscienza di chi assolve al proprio compito, potremo ricordare ai più giovani che il miglior modo per ritrovare la direzione del presente è disegnare il tuo futuro”.
Non sono in grado di dire se Mario Draghi potrà essere o meno un buon leader, i presupposti ci sono, i valori cristiani e la centralità della famiglia e dei giovani è presente. Tante altre cose non mi convincono e mi inducono a pensare che sia meglio andare al voto anticipato. La responsabilità politica esige che il bene sia fatto bene. E noi cattolici dovremmo smetterla di disprezzare qualunquisticamente la politica, per pensare in modo nuovo e riconoscere la giusta direzione.
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1 risposta su ““Solo se uniti saremo forti”, parola di De Gasperi. Ma quale unità? | 3 febbraio 2021”
L’unità dei cattolici, e prima ancora l’unità dei cristiani, è sempre stata un’utopia. Le divisioni tra i seguaci di Gesù erano diffuse fin dai primi anni dopo la Resurrezione di Nostro Signore. Poi arrivarono gli scismi, da Ario in avanti, le lotte fratricide, le guerre in nome della religione. Oggi il popolo cristiano è multicolore e variegato come la tavolozza di un pittore. Tutti, più o meno, pensano di essere nel giusto e tutti si sentono gli interpreti canonici del Vangelo. Ahimè, finché non abbandoneremo le nostre divisioni, i personalismi, le velleità ideologiche che ci mettono l’uno contro l’altro, non potremo mai dirci veramente cristiani.