12 gennaio 2021
12 Gennaio 2021
Occhi nuovi nella crisi | 12 gennaio 2021
di Giovanna Abbagnara
Come guardiamo l’altro? Il nostro sposo, la nostra sposa, i figli, le persone che incontriamo nel cammino della nostra vita, i nostri genitori e da chi siamo stati guardati nella nostra vita? Posare lo sguardo sull’altro non è semplicemente vederlo, o accorgersi di lui. Significa trasmettere amore, accompagnarlo e non distogliere mai lo sguardo, essere attenti, distanti ma non troppo. Avere uno sguardo di misericordia verso l’altro significa anche amare nonostante il dolore, nonostante il male.
In questi mesi siamo circondati dal male. Le notizie che provengono da ogni parte del mondo ci lasciano attoniti e confusi. Si susseguono davanti ai nostri occhi scene di morte e di dolore. Il rischio è che lo sguardo resti imprigionato tra le fitte maglie del male che ci circonda. Che la paura scenda attraverso gli occhi nel nostro cuore e bruci ogni speranza, e si riversi poi nelle relazioni generando diffidenza. L’altro non è più mio fratello, mi è nemico, non mi fido più…è sempre la stessa dinamica che si mette in atto, certo con le dovute differenze ma in famiglia, in comunità, come nella società quando l’altro mi tradisce, mi delude io metto le distanze, o quando il male, la sofferenza anche fisica entra in una casa devasta i rapporti familiari e si è incapaci di mantenere uno sguardo di speranza, si soccombe sotto la paura di quello che potrà accadere.
E così il male mette radici, la paura diventa compagna di viaggio e paralizza ogni anelito di bene. Lo sguardo di Dio Padre che invece sperimentiamo nella preghiera, come guida sicura, forte e saggia nel nostro cammino non ci fa mai indietreggiare e ci costringe ogni volta a ricominciare, a non mollare, ad avere fiducia, a guardare l’altro sempre per quelle mille e mille possibilità che può regalare alla nostra vita.
Quando mio figlio aveva 10 mesi si sentiva così sicuro da lanciarsi a camminare da solo. Sapete quante volte è caduto? Quando era a terra mi guardava e se io sorridevo rassicurante allora lui si rialzava e continuava la sua corsa, se invece io lo guardavo preoccupata lui scoppiava a piangere. Dal modo in cui lo guardavo, mio figlio Luca decideva se si era fatto male o meno. Per crescere, per vivere, per resistere all’intemperie delle tempeste che arrivano nella nostra vita, abbiamo bisogno di un paio di occhi che ci sappiano guardare e amare, anche nelle nostre fragilità e nelle nostre debolezze.
Io nella mia vita ho avuto la grazia di avere occhi così, occhi che mi hanno guardata e mi hanno fatta crescere, mi hanno permesso di camminare in una direzione piuttosto che in un’altra, questi occhi mi hanno amato così tanto da farmi sentire unica e irrepetibile. Quando sono diventata adulta ho compreso che attraverso gli occhi di queste persone sono gli occhi di Dio che mi guardano e mi amano. Questi sguardi che ho ricevuto mi hanno dato quella forza che mi costringe ogni giorno a dare la vita. Non facendo cose straordinarie ma esattamente quello che so fare. Nel fare la spesa, nel cucinare per la mia famiglia o nell’intervistare il cardinale, io racconto la mia storia nell’oggi che vivo sotto lo sguardo di un Dio che mi ama. Lasciamoci attraversare dallo sguardo di Dio. Le ferite, il male, la delusione, il tradimento, la malattia non devono divorarci. Quando la fede riveste ogni giorno e ogni evento, ogni ferita diventa occasione di grazia.
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