8 gennaio 2021
8 Gennaio 2021
“Per diventare adulti, i giovani devono fare le loro esperienze”, ma anche no… | 8 gennaio 2021
di Giovanna Abbagnara
Si fa un uso sempre più frequente nella cultura di oggi del termine libertà. Io direi che c’è un abuso. Nella mia esperienza incontro molti genitori preoccupati per il futuro e la crescita dei loro figli e convinti che “per diventare adulti devono fare le loro esperienze”. Con questa massima di saggezza spesso non si rendono conto che includono anche esperienze negative. “Servono per irrobustirli”. Sono d’accordo fino ad un certo punto. Il lavoro educativo passa attraverso la libertà ma ha anche bisogno di autorevolezza e di divieti.
Non sono affatto convinta che vivere tutte le esperienze faccia bene allo sviluppo di un ragazzo. Prendiamo in esame gli impulsi sessuali che nell’adolescenza si avvertono con molta enfasi. Cosa significa lasciare un figlio libero di fare le sue esperienze? Significa essere libero sessualmente di lasciare campo libero alla emotività e agli istinti del corpo ogni qualvolta si crea un’occasione? Questo per me significa due cose: in primo luogo che come genitore mi sottraggo al dovere di educare mio figlio alla piena realizzazione e maturità della sua affettività e del rapporto con il proprio corpo; in secondo luogo, che sottopongo mio figlio al rischio di vivere quasi sicuramente esperienze negative.
Ho parlato negli anni con tanti giovani che hanno avuto rapporti sessuali eccessivamente precoci spinti dal desiderio di emulare gli amici o facendo seguito ai loro istinti. Non è stato affatto un bene per loro. Tutt’altro. Senza nessuna differenza tra maschi e femmine. La maturità corporea non coincide con quella affettiva e interiore. È un dato di una semplicità assoluta eppure noi genitori lo ignoriamo o preferiamo ignorarlo. C’è un vuoto educativo imperdonabile.
Ho visto qualche episodio della serie Bridgerton andata in onda su Netflix. Una delle più famose sembrerebbe. Ci troviamo nei primi decenni dell’Ottocento in Inghilterra e la famiglia Bridgerton, otto figli capeggiati da una mamma vedova, è al centro di trame amorose e tresche sessuali della borghesia del tempo. La protagonista Daphne quando sposa il suo amato Simon, non sa niente dell’amore e del sesso. Ha da poco compiuto 18 anni e la mamma le ha spiegato come fare la dama di società ma non come vivere il matrimonio o come si fanno i figli. Le ha però consegnato un grande bagaglio: l’amore. Lei e il papà si amavano e si rispettavano molto. Ed è questo amore che Daphne cerca anche nel suo matrimonio e lotterà per realizzarlo. Se proprio dobbiamo trovare qualcosa di buono in queste serie, questo aspetto mi sembra interessante, altri certamente banali e scabrosi.
È inquietante notare quanto i genitori siano impegnati a promuovere la crescita intellettuale dei loro figli ad investire energie e fondi per formare personalità cognitivamente evolute ma infantili sul piano affettivo. Il mondo degli affetti invece richiede di essere formato, di essere plasmato da un lavoro educativo costante e presente non meno lungo e impegnativo di quello richiesto per la formazione delle menti e delle cognizioni. Il rischio è di avere dei figli intellettivamente preparatissimi ma affettivamente acerbi dove sono le emozioni a far da padrone, dirigendo scelte e spesso anche le relazioni con gli altri verso il raggiungimento solo dei propri bisogni o desideri.
Una adeguata formazione affettiva conduce un figlio alla piena realizzazione umana e ad una sana relazione con l’altro. Nell’esperienza affettiva si può anche rinunciare al piacere, si può anche soffrire per il bene dell’altro (esperienza del sacrificio di sé, del perdono dei torti subiti…). La prospettiva secondo cui leggere l’esperienza affettiva e sessuale è molto diversa se fa perno sulla dimensione emotiva o affettiva in senso pieno. Tutto questo chi lo dice, chi lo insegna, chi lo trasmette ai nostri figli? Difficile? Certamente sì. Ecco perché dovremmo cercare alleati in quest’opera e investire tempo ed energie. Il prezzo è la felicità dei nostri ragazzi.
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