Sessualità
“Aprite le porte a Cristo!”… anche quelle della camera da letto
di Pierluigi e Mariagiovanna Beretta
Siamo ormai in prossimità del Natale. I cristiani sostengono che a Natale “nasce il Salvatore” o il “Redentore”. Ma da cosa dobbiamo essere salvati o redenti? Esattamente da quel dubbio su Dio che portiamo nel cuore, che non ci fa comprendere qual è il senso profondo del nostro vivere e del nostro amare.
“Ho messo il sesso come primo valore, sbagliando. Sono stato un grande fantasista del sesso. (…) Dopo la morte dei miei genitori, ho iniziato a chiedermi a cosa mi ha portato tutto questo sesso e la risposta è: vuoti esistenziali, ricordi stinti. E forse mi ha fatto perdere l’occasione di avere una persona accanto, qualcuno con cui condividere noia, quotidianità, viaggi, il piacere e il dispiacere”(Diego Dalla Palma su sé stesso. Corriere della Sera, 26/11/2020).
“Nel film ci sono anche molti rimpianti sulla famiglia. Un po’ era dispiaciuto davvero (…) Alla fine è morto solo, però. Ha vissuto spontaneamente, d’istinto, troppo. Gli mancava forse un’educazione sentimentale, la base per non perdere mai di vista gli affetti importanti” (Emir Kusturica su Maradona, Corriere della Sera, 27/11/2020)
Nel nostro precedente articolo avevamo seguito Karol Wojtyła che, con una dimostrazione quasi matematica, concludeva che un approccio alla sessualità basato sul piacere o sulle emozioni avrebbe condotto la persona al vuoto di senso e all’incapacità di mantenere relazioni amorose durature. È quindi impressionante la coincidenza, addirittura letterale, tra le conclusioni proposte da Woityła nel 1960 e le confessioni di due famosi personaggi riportate nel 2020 dal più autorevole giornale laico italiano.
L’uomo non può vivere senza amore
Ma che cosa spinge due uomini di successo a confessare rimpianti così radicali? Due uomini che, per quanto diversi, hanno molto in comune nella loro storia: entrambi nati da famiglie umili, in contesti “periferici”, hanno fatto tutto il possibile (talvolta anche l’illecito o l’indegno) per riscattare le loro origini, ed avere successo. Ed entrambi il successo lo hanno ottenuto ai massimi livelli, conquistando il titolo di “campione del mondo”, ciascuno nel proprio ambito professionale.
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Ma il successo, con il suo bagaglio di fama, soldi e sesso facilmente disponibile, non è evidentemente riuscito a garantire loro una cosa: una relazione autentica e gratuita, che potesse dare la certezza di essere amati per quello che si è, e non per quello che si fa. “L’uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per sé stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l’amore, se non s’incontra con l’amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente” (Giovanni Paolo II, lettera enciclica Redemptor Hominis, 1979). Il successo, o il piacere, possono anestetizzare il cuore, fornendogli dei surrogati: ma non potranno mai condurre un uomo o una donna al suo destino, che è l’amore.
Il dito e la luna
Ci piacerebbe utilizzare la famosa immagine del “dito e la luna”. Il dito indica la luna, ma non è la luna. Possiamo paragonare l’attrazione sessuale al dito, che orienta il nostro sguardo verso la luna e ci fa esultare di gioia nel contemplarla. La luna è invece l’amore tra l’uomo e la donna. Ma un amore vissuto come “alleanza”, in cui ciascuno vive per l’altro prima che per sé stesso. La luna a sua volta non fa altro che riflettere la luce del sole. E il sole è Dio, nel suo misterioso essere una “eterna comunione di persone”, e nella sua alleanza con l’uomo. La luce del sole non è osservabile direttamente, accecherebbe: la luce del sole riflessa dalla luna invece sì. Fuor di metafora, la coppia uomo-donna nell’unione coniugale è il più fedele riflesso visibile del mistero di Dio. Questa, almeno, era l’intenzione originaria del Creatore riguardo al matrimonio. Però…
Qualcosa è andato storto…
Tra l’intenzione originaria e la nostra realtà concreta, c’è di mezzo… il “peccato originale”: al principio della storia, l’uomo ha messo in dubbio le buone intenzioni di Dio, e ha scelto di rompere l’alleanza con Lui. Questo dubbio permane in ogni uomo e donna, da innumerevoli generazioni fino ad oggi. Rompendo l’alleanza con Dio, viene meno anche il significato dell’alleanza tra l’uomo e la donna: di colpo, ci accorgiamo che la luna è irraggiungibile con le nostre forze (Giovanni Paolo II, catechesi di 30 aprile 1980). Di conseguenza, essa perde interesse, non ci dice più niente. Allora volgiamo lo sguardo alla ricerca di qualcosa d’altro e… non vediamo altro che il dito! Almeno questo è raggiungibile: tanto vale accontentarsi. Così il dito non serve più ad indicare un orizzonte lontano, ma diventa esso stesso l’orizzonte. E per quanto il mio braccio sia lungo, il dito mi fa rimanere sempre nel ristretto spazio dell’io, e non fa nemmeno luce. Non c’è spazio per un “noi”, e non si vede più nulla. Rimango solo, al buio: ecco il vuoto esistenziale! Quando l’uomo e la donna non sono più capaci di pensare l’amore come un’alleanza, l’attrazione sessuale si riduce al solo piacere che essa dà, fisico o emotivo, perché si fatica a scorgerne altri significati meno immediati. Con tutte le conseguenze pratiche testimoniate all’inizio. Oppure si pensa di poter attribuire al sesso qualunque significato, a piacimento, generando così una incomunicabilità di fondo tra individui. Quindi? Siamo davvero destinati alla solitudine per sempre?
Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo Lui lo sa!
Siamo ormai in prossimità del Natale. Cosa ha da offrirci il Natale in risposta alle nostre domande? I cristiani sostengono che a Natale “nasce il Salvatore” o il “Redentore”. Ma da cosa dobbiamo essere salvati o redenti? Esattamente da quel dubbio su Dio che portiamo nel cuore, che non ci fa comprendere qual è il senso profondo del nostro vivere e del nostro amare! “L’uomo che vuol comprendere se stesso fino in fondo – non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere – deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo”(San Giovanni Paolo, Redemptor Hominis, 1979). Gesù Cristo ha voluto farsi uno di noi, con un corpo proprio come il nostro, proprio per svelarci l’amore, “più grande del peccato, della debolezza, della caducità del creato, più forte della morte”.
Con lui, abbiamo i mezzi per riportare la nostra vita ed il nostro amore al suo destino: a Natale apriamogli le porte! La porta del nostro cuore, ma anche quella della camera da letto! Come, in concreto? Questo cercheremo di scoprirlo insieme nei prossimi mesi.
Buon Natale!
PS: Abbiamo citato due persone reali. Vi chiediamo di offrire con noi una preghiera ed un piccolo sacrificio per entrambi.
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stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).
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