Fecondazione assistita

Nella guerra dei diritti chi pensa ai doveri?

di Ida Giangrande

Se un giorno qualcuno venisse a dirvi che le persone si vendono e si comprano, come reagireste? Inorridimento e sbigottimento ecco le reazioni. Eppure la vendita di essere umani in piccole porzioni avviene tutti i giorni attraverso la fecondazione assistita. Si vendono ovuli, si vende il seme maschile, si affittano uteri fino ad arrivare al prodotto finito, in una perfetta catena di montaggio presentata come la corte dei miracoli e che in realtà è solo la giostra delle illusioni.

Negli ultimi mesi nonostante il Covid monopolizzi l’attenzione dei media, le cose vanno avanti, anche se nessuno le racconta. Innanzitutto l’aborto. Non sono ancora trascorsi tre mesi da quando il Ministro della Salute, Roberto Speranza, ha facilitato le cose consentendo l’aborto farmacologico nelle mura domestiche fino alla nona settimana di gestazione, ed ecco che arriva l’inchiesta di una nota testata giornalistica che recluta storie di donne che hanno abortito.

A leggerle viene la pelle d’oca: si racconta il gemito di dolore delle donne che attendono nelle corsi d’ospedale, del dolore che provano, si descrive il modo in cui vengono trattate in quella sempre più rara occasione in cui incontrano qualcuno che ha ancora il coraggio di indurle a riflettere. Qualcuno che, secondo il pensiero comune, vieta loro di esercitare un diritto ricordando che in quel grembo c’è una vita. Una vita umana. Non un animale e neppure un vegetale, ma un uomo allo stato embrionale. Dico, secondo il pensiero comune, perché secondo me e tantissimi altri amici per grazia di Dio, non esiste il diritto di abortire. Esiste la possibilità di scegliere sì, ma prima quando dispongo di me e solo di me. Nel momento in cui si accende un cuore nel profondo della dimensione uterina, scegliere vuol dire disporre della vita e del corpo di qualcun altro e questo non è un diritto.

Giro gli occhi scorrendo i titoli che seguono e mi imbatto in un’altra di quelle frasi a effetto con cui i colleghi giornalisti sono tanto bravi a giocare. Questa volta il diritto negato è la fecondazione assistita. Negata a chi non ha denaro e giù con le storie più toccanti di giovani coppie impossibilitate a genare la vita che per avere un figlio sono costrette a pagare soldi che non hanno per poi indebitarsi fino al collo. Nessuno chiaramente pensa ai milioni di embrioni costruiti ad arte poi distrutti o congelati nella fabbrica dei bambini della fecondazione. Nessuno parla del lato oscuro di questo traffico, perché di un traffico si tratta. Un traffico di vite che risucchia denaro e manipola le donne nel peggiore dei modi. Nel marzo 2019 abbiamo approfondito l’argomento in un apposito dossier interamente dedicato alla Fecondazione. In quel contesto io, come una nanetta che cammina in un terra di giganti, accanto a nomi illustri come il dott. Renzo Puccetti, i coniugi Zanelli di Casa Betlemme e Padre Maurizio Faggioni, scrissi un articolo in cui tentai di smascherare questa giostra delle illusioni. L’economista di Harvard Debora L. Spar in Baby Business, mise a punto un’indagine in cui ci mostrava come nel 2001 negli Stati Uniti circa 6 mila bambini sono nati grazie alla vendita di ovuli. 600 si sono sviluppati in uteri di madri surrogate, con contratti da 59 mila dollari l’uno. Gli ovuli di prima qualità costavano mediamente 4.500 dollari, mentre il seme maschile veniva venduto allora a prezzi che variavano da 300 a 3 mila dollari. Provate a immaginare se un giorno qualcuno venisse a dirci che le persone si vendono e si comprano. Come tutte le cose hanno un loro mercato. Come reagiremmo noi tutti? Inorridimento e sbigottimento ecco le reazioni. Eppure la vendita di essere umani, in piccole porzioni, è già in atto e avviene tutti i giorni attraverso la fecondazione assistita. Si vendono ovuli, si vende il seme maschile, si affittano uteri fino ad arrivare al prodotto finito, in una perfetta catena di montaggio presentata come la corte dei miracoli e che in realtà è solo la giostra delle illusioni.

Tutto sembra essere diventato un diritto: il diritto ad avere un figlio. Il diritto ad abortirlo, nessuno pensa ai diritti di questi bambini? Li creiamo in laboratorio, poi ce ne sbarazziamo, li compriamo separandoli dalle loro madri appena nati come nel caso della surrogazione di maternità. Quali sono i nostri doveri verso questi piccoli? Sono loro che devono soddisfare il nostro desiderio di diventare genitori o di non farlo oppure siamo noi in quanto adulti ad avere il dovere di aiutarli a nascere e a crescere? Ai posteri l’ardua sentenza.




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