11 dicembre 2020
11 Dicembre 2020
Abbiamo bisogno di uomini: figli, sposi e padri | 11 dicembre 2020
di Giovanna Abbagnara
Nella luce della solennità dell’Immacolata Concezione, Papa Francesco invita a volgere lo sguardo anche al suo Santo Sposo e indice l’Anno di San Giuseppe fino all’8 dicembre 2021. L’annuncio arriva 150 anni dopo la dichiarazione su San Giuseppe Patrono della Chiesa ad opera di Pio IX. «In San Giuseppe, Gesù ha visto la tenerezza di Dio, quella che ci fa accogliere la nostra debolezza, perché è attraverso e nonostante la nostra debolezza che si realizza la maggior parte dei disegni divini. Solo la tenerezza ci salverà dall’opera del Maligno». Nella Lettera che “avvia” l’anno speciale dedicato a San Giuseppe, Papa Francesco ribadisce «il mondo ha bisogno di padri, rifiuta i padroni, rifiuta cioè chi vuole usare il possesso dell’altro per riempire il proprio vuoto; rifiuta coloro che confondono autorità con autoritarismo, servizio con servilismo, confronto con oppressione, carità con assistenzialismo, forza con distruzione». Un invito, dunque a riscoprire l’identità maschile.
Il Papa senza dubbio intercetta un’emergenza culturale e sociale oltre che spirituale. La figura dell’uomo e della donna e il loro ruolo specifico all’interno della coppia, della famiglia e della società negli ultimi decenni è profondamento cambiato. Assistiamo ad una vera e propria crisi dell’identità maschile e femminile. I fenomeni che caratterizzano questa deriva sono sotto gli occhi di tutti: è aumentato il culto dell’immagine e di una visone narcisistica di se stessi (vedi come e cosa si pubblica sui profili social delle persone); c’è una ricerca esasperata di emozioni ad ogni costo (per cui la relazione umana è stata scomposta, sviscerata, sto con te fino a che mi dai emozioni, dopodichè ti scarico) e infine la rinuncia alla propria identità e al proprio ruolo di maschio e femmina, di padre e di madre, la rinuncia alla responsabilità che l’essere uomo e donna comporta a favore di assoluta fluidità dei ruoli e anche dell’identità stessa.
Questo profondo cambiamento culturale si evidenzia in modo particolare nel voler mettere da parte tutto quello che è maschile e che in qualche modo rimanda all’idea di patriarcale, di forza, di autorità. Se solo vogliamo dare un’occhiata alle tante serie televisive oggi in voga, dovremmo renderci conto che i media svolgono una vera e propria denigrazione nei confronti del mondo maschile. Non si tratta di ostilità femminista nei confronti degli uomini piuttosto di un processo culturale nel senso che la società tende ad identificarsi più con i valori tipicamente più femminili, la soddisfazione dei bisogni, l’immagine, l’apparire. Forse perché questi valori fanno girare più l’industria dei consumi. È chiaro che un uomo che fa uso di cosmetici anche lui apporta un beneficio economico.
La ricaduta di questo relativismo, sul piano antropologico si è tradotta in un livellamento delle differenze. Progressivamente e in nome di un certo modernismo siamo arrivati ad un appiattimento nella relazione tra l’uomo e la donna che prende il nome di uguaglianza e che costituisce la grande bugia della cultura di oggi. Vogliamo una omologazione dell’uomo e della donna a tutti i livelli, nel lavoro, nella Chiesa, nella relazione, nel sesso, nella generazione di un figlio, nell’educazione di quel figlio.
Quest’anno sarà una buona occasione per noi cristiani per porci qualche domanda per provare a comprendere maggiormente il ruolo dell’uomo e del padre nel progetto di Dio. Per farlo dobbiamo riscoprire tre elementi essenziali che appartengono sia all’identità maschile che a quella femminile. Ogni uomo è chiamato a riscoprire la sua relazione con Dio, cioè il suo essere figlio, la sua relazione con l’altro, cioè il suo essere sposo, e la sua relazione con i più piccoli, cioè il suo essere padre. Tutto questo, nell’anno speciale a lui dedicato, lo possiamo fare in compagnia di san Giuseppe, da riscoprire non solo come potente intercessore presso Dio nella sua dimensione più devozionale ma come un modello a cui guardare.
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