10 dicembre 2020
10 Dicembre 2020
La danza delle libertà su Netflix | 10 dicembre 2020
di Giovanna Abbagnara
Oggi più di ieri, specialmente gli educatori e i genitori devono saper mantenere alto il livello di attenzione e e di critica e devono saper continuamente spostare in avanti le proprie soglie di osservazione della realtà. Oggi vedere un figlio smanettare con il telecomando su Netflix, di cui ormai tutte le televisioni sono dotate, significa fermarsi e farsi raccontare qualcosa della serie che sta guardando. Io ho avuto più volte l’impressione che i protagonisti e le protagoniste sono diventate essenzialmente espressione del mondo lgbtqia+. Non è solo una mia impressione. Facendo una rapida ricerca, ho appurato che nel 2017 Netflix, aveva 57 titoli in cui comparivano personaggi o tematiche LGBT. Decisamente tanti per una minoranza sociale che rappresenta l’1-4% della popolazione!
Ma non è tutto, la realtà che appare di questo mondo a me sembra edulcorata, buonista, resa fruibile per un pubblico “ancora eterosessuale” quando invece basta leggere un po’ di cronaca per rendersi conto che in questi ambienti prevalgono spesso gelosie, violenze, risse e volgarità. Gli autori di queste serie, spesso anche loro appartenenti al mondo lgbt, intendono portare avanti una guerra che è definita battaglia di civiltà all’inseguimento di un’utopia di un mondo dove ogni individuo è un essere indifferenziato, libero dalle costrizioni di un sesso. Un uomo senza storia che ogni giorno vive la sua identità quotidiana come segno di libertà. Un vero e proprio vagabondaggio tra generi, autocreandosi nella piena autonomia e cercando ad ogni costo di eliminare la differenza sessuale.
Prima Netflix era essenzialmente usato solo dai giovani, ora anche gli adulti si sono impossessati della piattaforma ma questo ha dato modo alla cultura lgbt di agire indisturbata e performante nella costruzione del pensiero dei nostri figli. Qui non si tratta se educarli o meno ad accogliere il diverso. Questo fa parte di una educazione all’altro a prescindere da ogni forma. La battaglia culturale che queste persone portano avanti è la normalizzazione di comportamenti e modi di vivere e di pensare.
A volte non so se siamo ingenui o facciamo finta di essere moderni quando sento adulti affermare: “A me cosa importa quella persona cosa fa nella vita privata? Ognuno è libero di amare o esprimersi come vuole”. Questo modo di pensare non solo è pericoloso ma pone le basi per una società in cui l’uomo privato di ogni punto di riferimento, staccato da ogni sistema di valori, punirà e resetterà tutti quelli che osano pensarla diversamente. Il microcosmo familiare è lo specchio del macrocosmo sociale. Se non c’è definizione familiare, non c’è definizione sociale. Quella finta e zuccherosa messa in scena della danza delle libertà è in realtà solo la maschera di un sistema totalitario e disumanizzante. Apriamo gli occhi. Noi genitori ed educatori siamo posti come sentinelle a confine tra un’epoca e un’altra. Domani potrebbe essere già tardi.
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